Con la morte cerebrale (o meglio encefalica, ovvero cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello e del tronco encefalico), attualmente definita più correttamente come morte diagnosticata con criteri neurologici, compare un peculiare e unico quadro clinico, neurologico e somatico che tende alla disgregazione funzionale organica e al decadimento perfusivo che, se non contrastato, conduce all’ arresto cardiaco e quindi alla cessazione della perfusione stessa degli organi e della loro funzione. In tali condizioni viene intrapreso un percorso diagnostico (dettagliatamente normato da Leggi e Regolamento applicativo) finalizzato a rendere possibile l’accertamento della morte, e, qualora ne sussistano tutti i requisiti, al suo termine il prelievo dal soggetto deceduto, a scopo di trapianto terapeutico, degli organi: questi mantengono la loro funzionalità grazie alla persistenza della funzione cardiaca ed emodinamica (perfusione e metabolismo) e respiratoria (scambio gassoso) artificialmente mantenute. Il periodo di accertamento della avvenuta morte (non meno di sei ore nell’ adulto) richiede un attivo e mirato intervento da parte dell’ equipe intensivologica finalizzato a “mantenere” la biologia del soggetto correggendo o contrastando gli effetti della morte encefalica (assenza dei controlli regolatori per la venuta meno delle funzioni svolte fisiologicamente dall’encefalo). Il prevenire o l’ attenuare le disfunzioni degli organi del potenziale donatore a cuore battente richiede l’ approfondita conoscenza delle conseguenze fisiopatologiche che seguono alla morte encefalica. Per trattamento (meglio che mantenimento) del donatore d’organi si intende la gestione intensivologica di un organismo che ha perso l’omeostasi corporea. Consiste nell’ insieme delle attività diagnostico – terapeutiche, di monitoraggio, nursing e organizzative usualmente praticate nei reparti di Rianimazione, orientate al mantenimento e al miglioramento delle funzioni degli organi prelevabili e trapiantabili e occupa il periodo che va dal momento in cui è stata effettuata la diagnosi di morte ed iniziato il periodo di accertamento, fino al termine del periodo dell’osservazione. Gli organi prelevabili e trapiantabili con successo sono quelli con alta vitalità biologica e con prerogative funzionali conservate in quanto precedentemente normoperfusi e privi di potenziale lesività per il ricevente. Il trattamento del donatore è, quindi, un’ azione sanitaria complessa e multi-disciplinare da attuare in un concentrato periodo di tempo (tra comparsa dei segni clinici e strumentali di morte e completamento del periodo formale di accertamento di essa, ovvero più esattamente sino alla fine delle attività chirurgiche di prelievo degli organi). Si basa sui principi e gli strumenti della buona pratica clinica intensivologica orientata alla “rianimazione biologica” del soggetto donatore in stato di morte a cuore battente (specificità fisiopatologica) e alla protezione degli organi prelevabili e trapiantabili (finalità terapeutica primaria). Il trattamento del donatore comprende inoltre l’assistenza intensiva durante il trasporto dalla Rianimazione a sedi esterne di diagnosi (Imaging neuroradiologico e radiologico) e alla Sala operatoria e nel corso dell’intervento chirurgico di prelievo.
C. Martini, M. Zanello, F. Lusenti, M. Vincenzi (2012). Il trattamento del donatore d'organi: cure intensive orientate al procurement. BOLOGNA : Editrice Compositori.
Il trattamento del donatore d'organi: cure intensive orientate al procurement
ZANELLO, MARCO;
2012
Abstract
Con la morte cerebrale (o meglio encefalica, ovvero cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello e del tronco encefalico), attualmente definita più correttamente come morte diagnosticata con criteri neurologici, compare un peculiare e unico quadro clinico, neurologico e somatico che tende alla disgregazione funzionale organica e al decadimento perfusivo che, se non contrastato, conduce all’ arresto cardiaco e quindi alla cessazione della perfusione stessa degli organi e della loro funzione. In tali condizioni viene intrapreso un percorso diagnostico (dettagliatamente normato da Leggi e Regolamento applicativo) finalizzato a rendere possibile l’accertamento della morte, e, qualora ne sussistano tutti i requisiti, al suo termine il prelievo dal soggetto deceduto, a scopo di trapianto terapeutico, degli organi: questi mantengono la loro funzionalità grazie alla persistenza della funzione cardiaca ed emodinamica (perfusione e metabolismo) e respiratoria (scambio gassoso) artificialmente mantenute. Il periodo di accertamento della avvenuta morte (non meno di sei ore nell’ adulto) richiede un attivo e mirato intervento da parte dell’ equipe intensivologica finalizzato a “mantenere” la biologia del soggetto correggendo o contrastando gli effetti della morte encefalica (assenza dei controlli regolatori per la venuta meno delle funzioni svolte fisiologicamente dall’encefalo). Il prevenire o l’ attenuare le disfunzioni degli organi del potenziale donatore a cuore battente richiede l’ approfondita conoscenza delle conseguenze fisiopatologiche che seguono alla morte encefalica. Per trattamento (meglio che mantenimento) del donatore d’organi si intende la gestione intensivologica di un organismo che ha perso l’omeostasi corporea. Consiste nell’ insieme delle attività diagnostico – terapeutiche, di monitoraggio, nursing e organizzative usualmente praticate nei reparti di Rianimazione, orientate al mantenimento e al miglioramento delle funzioni degli organi prelevabili e trapiantabili e occupa il periodo che va dal momento in cui è stata effettuata la diagnosi di morte ed iniziato il periodo di accertamento, fino al termine del periodo dell’osservazione. Gli organi prelevabili e trapiantabili con successo sono quelli con alta vitalità biologica e con prerogative funzionali conservate in quanto precedentemente normoperfusi e privi di potenziale lesività per il ricevente. Il trattamento del donatore è, quindi, un’ azione sanitaria complessa e multi-disciplinare da attuare in un concentrato periodo di tempo (tra comparsa dei segni clinici e strumentali di morte e completamento del periodo formale di accertamento di essa, ovvero più esattamente sino alla fine delle attività chirurgiche di prelievo degli organi). Si basa sui principi e gli strumenti della buona pratica clinica intensivologica orientata alla “rianimazione biologica” del soggetto donatore in stato di morte a cuore battente (specificità fisiopatologica) e alla protezione degli organi prelevabili e trapiantabili (finalità terapeutica primaria). Il trattamento del donatore comprende inoltre l’assistenza intensiva durante il trasporto dalla Rianimazione a sedi esterne di diagnosi (Imaging neuroradiologico e radiologico) e alla Sala operatoria e nel corso dell’intervento chirurgico di prelievo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


