Le carte ittiche descrivono le acque interne e i pesci e sono utili alla gestione e al controllo ambientale. La qualità dei popolamenti ittici è infatti un importante indicatore dello stato delle acque le quali, a loro volta, risentono di tutto quanto avviene nell’ambiente circostante. La Carta Ittica di secondo livello della Provincia di Firenze è un lavoro ponderoso, con un ottimo dettaglio territoriale, che sintetizza sia lo stato delle popolazioni ittiche, a livello qualitativo e quantitativo, che dei corsi d'acqua. Il territorio della Provincia di Firenze comprende due versanti idrogeografici: quello tirrenico e quello adriatico, molto diversi tra loro anche per quanto riguarda i distretti ittiogeografici e, mentre nel versante tirrenico il reticolo idrogografico afferisce ad un unico bacino, quello dell’Arno, in quello adriatico è suddiviso in numerosi bacini (Reno, Lamone e Fiumi Uniti). La scelta delle stazioni è avvenuta sia col fine di rappresentare le diversità presenti sul territorio che con l’intento di premiare la ripetitività rispetto alla Carta Ittica precedente (di circa 10 anni fa ed a livello qualitativo), ritenendo il confronto utile a rilevare i cambiamenti intervenuti in questo arco temporale. Lo sforzo di campionamento ha richiesto tre anni e ha permesso di caratterizzare 118 stazioni (91 nel bacino dell'Arno, 19 nel bacino del Reno,6 nel bacino del Lamone, 2 nel bacino dei Fiumi Uniti) a livello di fauna ittica, di Indice Biotico Esteso,di Indice di Funzionalità Fluviale, di morfologia fluviale, ecc.. Sono state rinvenute 31 specie ittiche d’acqua dolce o salmastra riferibili a 12 famiglie e 3 specie di crostacei decapodi appartenenti a 3 differenti famiglie. Nel versante adriatico sono state rilevate: una forma indigena tipica dello strato a salmonidi (trota fario) ed 8 specie tipiche dello strato a ciprinidi reofili delle quali 7 autoctone nel distretto padano-veneto (barbo canino, barbo comune, cavedano, vairone, lasca, gobione e ghiozzo padano) ed una transfaunata dal distretto tosco-laziale (rovella); è stata rinvenuta anche l’ anguilla (specie ad ampia valenza ecologica). Nel versante tirrenico sono risultate presenti: una specie tipica dello strato a salmonidi (trota fario) e 10 specie tipiche dello strato a ciprinidi reofili; di queste, 5 sono autoctone nel distretto tosco-laziale (barbo tiberino, cavedano, vairone, rovella e ghiozzo di ruscello), 4 sono transfaunate dal distretto padano veneto (barbo comune, ghiozzo padano, lasca e gobione) ed una specie è estranea alla fauna ittica italiana (barbo europeo); altre 16 specie rinvenute sono tipiche dello strato a ciprinidi limnofili; di queste, 3 sono autoctone del distretto tosco-laziale (cobite, scardola e luccio), 2 sono transfaunate dal distretto padano veneto (alborella, e persico reale), una è considerata parautctona (carpa) e 11 sono alloctone (abramide, carassio dorato, pseudorasbora, rodeo, gardon, pesce gatto, pesce gatto punteggiato, siluro, gambusia, persico sole e lucioperca). Inoltre sono stati rilevati l’anguilla (specie ad ampia valenza ecologica) ed il cefalo calamita (specie eurialina. I crostacei sono rappresentati da due specie autoctone in ambedue i distretti zoogeografici (granchio di fiume e gambero di fiume) ed una specie alloctona (gambero rosso della Louisiana). Nel corso del lavoro, con indagini molecolari, è stata chiarita la posizione delle varie entità del taxon Barbus. Di tutte le specie sono riportati i dati di popolazione, accrescimento, ecc. Carte tematiche riportano la distribuzione spaziale dei risultati sia per l' I.B.E. che per la distribuzione ed abbondanza delle principali specie ittiche rilevate. La distribuzione altitudinale di ciascuna specie è rappresentata in un grafico con la media ponderata (con relativa deviazione standard) delle quote delle stazioni di rinvenimento. Nel grafico si evidenziano i tre strati della zonazione ittica: lo strato dei ciprinidi limnofili risulta caratterizzato da specie prevalentemente alloctone mentre alcune anomale nella distribuzione sono dovute a situazioni particolari. Viene sottolineata l’ importanza, per la gestione dell'ittiofauna (ripopolamenti, regolamentazione delle attività di pesca), delle emergenze ambientali e delle pressioni antropiche, dell’individuazione e classificazione delle zone a vocazione ittica omogenea, sulla base dei principi della zonazione ittica. La vocazione ittica va intesa come potenzialità ambientale correlabile alle esigenze autoecologiche di determinate specie autoctone. Nel presente lavoro, per fornire un quadro di riferimento utile alla caratterizzazione dei tratti fluviali del reticolo idrografico della provincia di Firenze, i popolamenti ittici presenti sono stati classificati applicando un Indice di Strato (IdS) ( Zaccanti et al., 2003). Questo indice sintetizza le caratteristiche sinecologiche del popolamento e può essere utilmente confrontato con la configurazione ambientale e con la classificazione amministrativa dei tratti fluviali considerati e, in ultima analisi, costituisce una approssimazione della vocazione ittica. Sono quindi riportati i dati riassuntivi dei 118 campionamenti effettuati con tutte le misurazioni ed elaborazioni effettuate. Nella descrizione di ogni stazione di campionamento è inserito uno stralcio della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10000 dell'area attorno al tratto campionato evidenziato. Inoltre sono riportate le coordinate del punto di inizio del rilevamento nel sistema standard WGS (World Geodetic System) 84. Vengono quindi discussi i risultati ottenuti per; il Fiume Arno: asta principale e affluenti minori; il Chianti: bacini dei fiumi Egola, Elsa, Pesa e Greve; il bacino del fiume Sieve; il bacino dell’Usciana; il versante adriatico. Segue la discussione su salmonidi e ciprinidi, quindi vengono affrontate le criticità ambientali. Sono emerse alcune limitazioni dei popolamenti ittici ascrivibili per la maggior parte a quattro fattori: artificializzazione degli alvei e delle sponde, innalzamento del livello trofico delle acque, carenze idriche presenza infestante e competitiva delle specie alloctone. Il rimodellamento semplificativo degli alvei e la diffusa presenza di sbarramenti trasversali costituiscono fattori di degrado che modificano le normali dinamiche fluviali e, fra l’altro semplificano la diversità ambientale diminuendo la quantità e la tipologia degli habitat disponibili per la fauna ittica. I manufatti trasversali si oppongono anche alla risalita delle specie ittiche, impedendo il raggiungimento dei letti di frega di molte specie in rimonta riproduttiva. L’innalzamento del livello trofico delle acque è legato alla diffusione sul territorio degli insediamenti urbani ed alle attività agricole ed è particolarmente evidente nelle aste principali dove si concentrano i valori peggiori dell’Indice Biotico Esteso. La scarsità idrica, invece, trova radici naturali nelle fluttuazioni climatiche e nei fenomeni di subalveo che sono peggiorate dalle necessità idropotabili ed agricole e da interventi di ampia portata territoriale. Ci sono però altre cause antropiche: nel corso dei rilevamenti sono state osservate alcune stazioni completamente secche, prive di fauna ittica, o con popolamenti estremamente ridotti, in corrispondenza del tracciato in galleria della linea ferroviaria ad alta velocità Bologna-Firenze. I corsi interessati sono (ormai si può dire erano) in larga parte caratterizzati da specie di interesse conservazionistico. Riguardo alla presenza infestante e competitiva delle specie alloctone, in effetti il reticolo idrografico fiorentino è caratterizzato da numerose specie esotiche o transfaunate da altri distretti ittiogeografici italiani. Durante i censimenti i massimi livelli di xenodiversità ittica sono stati rinvenuti nelle acque correnti del bacino dell'Arno dove, a fronte di 10 specie ittiche autoctone, sono presenti almeno 6 taxa padano-veneti e 14 specie in origine estranei alla fauna italiana. Le specie strettamente alloctone sono concentrate nella porzione planiziale del bacino dove hanno quasi completamente sostituito la fauna autoctona; le forme transfaunate sono invece frequenti nei tratti collinari dove rimangono per lo più in simpatria con la fauna autoctona. Segue discussione sulle interazioni interspecifiche che intercorrono tra le specie indigene e transfaunate e fra le specie indigene ed alloctone. Per quel che riguarda la competizione con le specie alloctone, va sottolineato che il loro insediamento e acclimatazione sono dovuti a una serie di concause: da un lato il degrado e l'alterazione degli habitat fluviali naturali, che hanno ridotto la qualità ambientale con conseguente peggioramento delle specie indigene; dall'altro le caratteristiche biologiche delle specie aliene che ne determinano il successo: breve ciclo vitale, rapido sviluppo, precoce maturazione sessuale, elevata fecondità e capacità di tollerare condizioni ambientali diverse. Meno preoccupante è lo stato delle acque correnti del versante adriatico dove è stata rinvenuta un'unica specie transfaunata, la rovella (di origine tosco-laziale /italico peninsulare) ed una specie alloctona, la pseudorasbora. Sono state quindi avanzate proposte gestionali che riguardano: le vocazioni ittiche, gli istituti di tutela, le scale di risalita. Nel primo caso, la distribuzione e lo stato di conservazione delle popolazioni a salmonidi osservate mostrano un certo grado di incompatibilità fra la classificazione vigente e l'effettiva idoneità all'autosostentamento delle popolazioni di trota fario. Per quanto concerne i tratti a ciprinidi appare utile la suddivisione dei corsi in funzione dell'idoneità alle ittiocenosi reofile o limnofile; tale suddivisione dovrebbe contemplare misure più restrittive nella zona a ciprinidi reofili, caratterizzata da una maggiore integrità faunistica, e più permissive in generale nella zona a ciprinidi limnofili. Non appare invece utile la definizione di piani di ripopolamento a ciprinidi visto il sostanziale stato di conservazione degli stessi nei tratti collinari e l'impossibilità di ripristinare le cenosi autoctone nei tratti planiziali senza prima intraprenderne il radicale recupero ambientale. Per il secondo punto, l'esistenza nel territorio provinciale di elementi di pregio naturalistico, suggerisce l'applicazione di alcuni strumenti di tutela contemplati dalla legge regionale 7/2005. Oltre alle misure restrittive, vengono fatte proposte per indirizzare la pressione di pesca verso zone di minor pregio. Supporto dei pescatori sportivi. Infine, Le scale di risalita rappresentano un ottimo compromesso fra necessità antropiche e naturalistiche; inoltre, nel corso dell’indagine, è emerso che in alcuni casi potrebbero essere essenziali per alcune specie ittiche in risalita. La cospicua presenza di specie alloctone infestanti nell'idrografia provinciale, però, pone il problema di non favorirne l'ulteriore diffusione; andrebbero quindi valutate caso per caso alla luce dei risultati ottenuti.

Carta Ittica della Provincia di Firenze - secondo livello / Falconi R.; Rossi G.; De Paoli A.; Zaccanti F.; Cesarini M.; Capostagno S.; Marchi A.; Zuffi G.. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 1-510.

Carta Ittica della Provincia di Firenze - secondo livello

FALCONI, ROSANNA;ROSSI, GIOVANNI;ZACCANTI, FRANCESCO;CESARINI, MAURO;
2012

Abstract

Le carte ittiche descrivono le acque interne e i pesci e sono utili alla gestione e al controllo ambientale. La qualità dei popolamenti ittici è infatti un importante indicatore dello stato delle acque le quali, a loro volta, risentono di tutto quanto avviene nell’ambiente circostante. La Carta Ittica di secondo livello della Provincia di Firenze è un lavoro ponderoso, con un ottimo dettaglio territoriale, che sintetizza sia lo stato delle popolazioni ittiche, a livello qualitativo e quantitativo, che dei corsi d'acqua. Il territorio della Provincia di Firenze comprende due versanti idrogeografici: quello tirrenico e quello adriatico, molto diversi tra loro anche per quanto riguarda i distretti ittiogeografici e, mentre nel versante tirrenico il reticolo idrogografico afferisce ad un unico bacino, quello dell’Arno, in quello adriatico è suddiviso in numerosi bacini (Reno, Lamone e Fiumi Uniti). La scelta delle stazioni è avvenuta sia col fine di rappresentare le diversità presenti sul territorio che con l’intento di premiare la ripetitività rispetto alla Carta Ittica precedente (di circa 10 anni fa ed a livello qualitativo), ritenendo il confronto utile a rilevare i cambiamenti intervenuti in questo arco temporale. Lo sforzo di campionamento ha richiesto tre anni e ha permesso di caratterizzare 118 stazioni (91 nel bacino dell'Arno, 19 nel bacino del Reno,6 nel bacino del Lamone, 2 nel bacino dei Fiumi Uniti) a livello di fauna ittica, di Indice Biotico Esteso,di Indice di Funzionalità Fluviale, di morfologia fluviale, ecc.. Sono state rinvenute 31 specie ittiche d’acqua dolce o salmastra riferibili a 12 famiglie e 3 specie di crostacei decapodi appartenenti a 3 differenti famiglie. Nel versante adriatico sono state rilevate: una forma indigena tipica dello strato a salmonidi (trota fario) ed 8 specie tipiche dello strato a ciprinidi reofili delle quali 7 autoctone nel distretto padano-veneto (barbo canino, barbo comune, cavedano, vairone, lasca, gobione e ghiozzo padano) ed una transfaunata dal distretto tosco-laziale (rovella); è stata rinvenuta anche l’ anguilla (specie ad ampia valenza ecologica). Nel versante tirrenico sono risultate presenti: una specie tipica dello strato a salmonidi (trota fario) e 10 specie tipiche dello strato a ciprinidi reofili; di queste, 5 sono autoctone nel distretto tosco-laziale (barbo tiberino, cavedano, vairone, rovella e ghiozzo di ruscello), 4 sono transfaunate dal distretto padano veneto (barbo comune, ghiozzo padano, lasca e gobione) ed una specie è estranea alla fauna ittica italiana (barbo europeo); altre 16 specie rinvenute sono tipiche dello strato a ciprinidi limnofili; di queste, 3 sono autoctone del distretto tosco-laziale (cobite, scardola e luccio), 2 sono transfaunate dal distretto padano veneto (alborella, e persico reale), una è considerata parautctona (carpa) e 11 sono alloctone (abramide, carassio dorato, pseudorasbora, rodeo, gardon, pesce gatto, pesce gatto punteggiato, siluro, gambusia, persico sole e lucioperca). Inoltre sono stati rilevati l’anguilla (specie ad ampia valenza ecologica) ed il cefalo calamita (specie eurialina. I crostacei sono rappresentati da due specie autoctone in ambedue i distretti zoogeografici (granchio di fiume e gambero di fiume) ed una specie alloctona (gambero rosso della Louisiana). Nel corso del lavoro, con indagini molecolari, è stata chiarita la posizione delle varie entità del taxon Barbus. Di tutte le specie sono riportati i dati di popolazione, accrescimento, ecc. Carte tematiche riportano la distribuzione spaziale dei risultati sia per l' I.B.E. che per la distribuzione ed abbondanza delle principali specie ittiche rilevate. La distribuzione altitudinale di ciascuna specie è rappresentata in un grafico con la media ponderata (con relativa deviazione standard) delle quote delle stazioni di rinvenimento. Nel grafico si evidenziano i tre strati della zonazione ittica: lo strato dei ciprinidi limnofili risulta caratterizzato da specie prevalentemente alloctone mentre alcune anomale nella distribuzione sono dovute a situazioni particolari. Viene sottolineata l’ importanza, per la gestione dell'ittiofauna (ripopolamenti, regolamentazione delle attività di pesca), delle emergenze ambientali e delle pressioni antropiche, dell’individuazione e classificazione delle zone a vocazione ittica omogenea, sulla base dei principi della zonazione ittica. La vocazione ittica va intesa come potenzialità ambientale correlabile alle esigenze autoecologiche di determinate specie autoctone. Nel presente lavoro, per fornire un quadro di riferimento utile alla caratterizzazione dei tratti fluviali del reticolo idrografico della provincia di Firenze, i popolamenti ittici presenti sono stati classificati applicando un Indice di Strato (IdS) ( Zaccanti et al., 2003). Questo indice sintetizza le caratteristiche sinecologiche del popolamento e può essere utilmente confrontato con la configurazione ambientale e con la classificazione amministrativa dei tratti fluviali considerati e, in ultima analisi, costituisce una approssimazione della vocazione ittica. Sono quindi riportati i dati riassuntivi dei 118 campionamenti effettuati con tutte le misurazioni ed elaborazioni effettuate. Nella descrizione di ogni stazione di campionamento è inserito uno stralcio della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10000 dell'area attorno al tratto campionato evidenziato. Inoltre sono riportate le coordinate del punto di inizio del rilevamento nel sistema standard WGS (World Geodetic System) 84. Vengono quindi discussi i risultati ottenuti per; il Fiume Arno: asta principale e affluenti minori; il Chianti: bacini dei fiumi Egola, Elsa, Pesa e Greve; il bacino del fiume Sieve; il bacino dell’Usciana; il versante adriatico. Segue la discussione su salmonidi e ciprinidi, quindi vengono affrontate le criticità ambientali. Sono emerse alcune limitazioni dei popolamenti ittici ascrivibili per la maggior parte a quattro fattori: artificializzazione degli alvei e delle sponde, innalzamento del livello trofico delle acque, carenze idriche presenza infestante e competitiva delle specie alloctone. Il rimodellamento semplificativo degli alvei e la diffusa presenza di sbarramenti trasversali costituiscono fattori di degrado che modificano le normali dinamiche fluviali e, fra l’altro semplificano la diversità ambientale diminuendo la quantità e la tipologia degli habitat disponibili per la fauna ittica. I manufatti trasversali si oppongono anche alla risalita delle specie ittiche, impedendo il raggiungimento dei letti di frega di molte specie in rimonta riproduttiva. L’innalzamento del livello trofico delle acque è legato alla diffusione sul territorio degli insediamenti urbani ed alle attività agricole ed è particolarmente evidente nelle aste principali dove si concentrano i valori peggiori dell’Indice Biotico Esteso. La scarsità idrica, invece, trova radici naturali nelle fluttuazioni climatiche e nei fenomeni di subalveo che sono peggiorate dalle necessità idropotabili ed agricole e da interventi di ampia portata territoriale. Ci sono però altre cause antropiche: nel corso dei rilevamenti sono state osservate alcune stazioni completamente secche, prive di fauna ittica, o con popolamenti estremamente ridotti, in corrispondenza del tracciato in galleria della linea ferroviaria ad alta velocità Bologna-Firenze. I corsi interessati sono (ormai si può dire erano) in larga parte caratterizzati da specie di interesse conservazionistico. Riguardo alla presenza infestante e competitiva delle specie alloctone, in effetti il reticolo idrografico fiorentino è caratterizzato da numerose specie esotiche o transfaunate da altri distretti ittiogeografici italiani. Durante i censimenti i massimi livelli di xenodiversità ittica sono stati rinvenuti nelle acque correnti del bacino dell'Arno dove, a fronte di 10 specie ittiche autoctone, sono presenti almeno 6 taxa padano-veneti e 14 specie in origine estranei alla fauna italiana. Le specie strettamente alloctone sono concentrate nella porzione planiziale del bacino dove hanno quasi completamente sostituito la fauna autoctona; le forme transfaunate sono invece frequenti nei tratti collinari dove rimangono per lo più in simpatria con la fauna autoctona. Segue discussione sulle interazioni interspecifiche che intercorrono tra le specie indigene e transfaunate e fra le specie indigene ed alloctone. Per quel che riguarda la competizione con le specie alloctone, va sottolineato che il loro insediamento e acclimatazione sono dovuti a una serie di concause: da un lato il degrado e l'alterazione degli habitat fluviali naturali, che hanno ridotto la qualità ambientale con conseguente peggioramento delle specie indigene; dall'altro le caratteristiche biologiche delle specie aliene che ne determinano il successo: breve ciclo vitale, rapido sviluppo, precoce maturazione sessuale, elevata fecondità e capacità di tollerare condizioni ambientali diverse. Meno preoccupante è lo stato delle acque correnti del versante adriatico dove è stata rinvenuta un'unica specie transfaunata, la rovella (di origine tosco-laziale /italico peninsulare) ed una specie alloctona, la pseudorasbora. Sono state quindi avanzate proposte gestionali che riguardano: le vocazioni ittiche, gli istituti di tutela, le scale di risalita. Nel primo caso, la distribuzione e lo stato di conservazione delle popolazioni a salmonidi osservate mostrano un certo grado di incompatibilità fra la classificazione vigente e l'effettiva idoneità all'autosostentamento delle popolazioni di trota fario. Per quanto concerne i tratti a ciprinidi appare utile la suddivisione dei corsi in funzione dell'idoneità alle ittiocenosi reofile o limnofile; tale suddivisione dovrebbe contemplare misure più restrittive nella zona a ciprinidi reofili, caratterizzata da una maggiore integrità faunistica, e più permissive in generale nella zona a ciprinidi limnofili. Non appare invece utile la definizione di piani di ripopolamento a ciprinidi visto il sostanziale stato di conservazione degli stessi nei tratti collinari e l'impossibilità di ripristinare le cenosi autoctone nei tratti planiziali senza prima intraprenderne il radicale recupero ambientale. Per il secondo punto, l'esistenza nel territorio provinciale di elementi di pregio naturalistico, suggerisce l'applicazione di alcuni strumenti di tutela contemplati dalla legge regionale 7/2005. Oltre alle misure restrittive, vengono fatte proposte per indirizzare la pressione di pesca verso zone di minor pregio. Supporto dei pescatori sportivi. Infine, Le scale di risalita rappresentano un ottimo compromesso fra necessità antropiche e naturalistiche; inoltre, nel corso dell’indagine, è emerso che in alcuni casi potrebbero essere essenziali per alcune specie ittiche in risalita. La cospicua presenza di specie alloctone infestanti nell'idrografia provinciale, però, pone il problema di non favorirne l'ulteriore diffusione; andrebbero quindi valutate caso per caso alla luce dei risultati ottenuti.
2012
510
Carta Ittica della Provincia di Firenze - secondo livello / Falconi R.; Rossi G.; De Paoli A.; Zaccanti F.; Cesarini M.; Capostagno S.; Marchi A.; Zuffi G.. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 1-510.
Falconi R.; Rossi G.; De Paoli A.; Zaccanti F.; Cesarini M.; Capostagno S.; Marchi A.; Zuffi G.
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