Ad oggi, nonostante l’impegno profuso del legislatore, la mediazione si trova ad essere ancora in uno stato quasi embrionale, in quanto deve ancora radicarsi, in modo diffuso sul territorio, una vera e propria cultura degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. Gli avvocati hanno da questo punto di vista un ruolo primario, alla luce del quotidiano contatto con il contenzioso dei propri assistiti, talché hanno l’opportunità di rendere la mediazione uno strumento di risoluzione delle controversie di primaria importanza ed efficacia nel nostro ordinamento. Tuttavia, proprio in assenza di una diffusa cultura della mediazione nel nostro Paese, l’avvocato riveste oggi un ruolo ancora più delicato rispetto al passato ed è chiamato, quindi, dal punto di visto deontologico, ad uno sforzo di non poco momento. Infatti, a causa di una quasi totale assenza di corsi di studi dedicati specificamente alla mediazione, ovvero alla conciliazione, nell’ambito dei programmi universitari, l’avvocato si trova oggi di fronte alla necessità di approfondire individualmente lo studio di questa nuova materia, resa di stringente attualità dall’introduzione del d.lgs. n. 28 del 2010 e del suo decreto attutivo n. 180 del 2010, come corretto dal D.M. n. 145 del 2011. In quest’ottica l’art. 13 del Codice deontologico forense, rubricato “dovere di aggiornamento professionale” impone come dovere di ogni avvocato quello di curare costantemente la propria preparazione professionale, conservando e accrescendo le conoscenze con particolare riferimento ai settori nei quali svolge l’attività.
Soldati N. (2012). Gli obblighi deontologici dell'avvocato. MILANO : Gruppo 24 Ore.
Gli obblighi deontologici dell'avvocato
SOLDATI, NICOLA
2012
Abstract
Ad oggi, nonostante l’impegno profuso del legislatore, la mediazione si trova ad essere ancora in uno stato quasi embrionale, in quanto deve ancora radicarsi, in modo diffuso sul territorio, una vera e propria cultura degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. Gli avvocati hanno da questo punto di vista un ruolo primario, alla luce del quotidiano contatto con il contenzioso dei propri assistiti, talché hanno l’opportunità di rendere la mediazione uno strumento di risoluzione delle controversie di primaria importanza ed efficacia nel nostro ordinamento. Tuttavia, proprio in assenza di una diffusa cultura della mediazione nel nostro Paese, l’avvocato riveste oggi un ruolo ancora più delicato rispetto al passato ed è chiamato, quindi, dal punto di visto deontologico, ad uno sforzo di non poco momento. Infatti, a causa di una quasi totale assenza di corsi di studi dedicati specificamente alla mediazione, ovvero alla conciliazione, nell’ambito dei programmi universitari, l’avvocato si trova oggi di fronte alla necessità di approfondire individualmente lo studio di questa nuova materia, resa di stringente attualità dall’introduzione del d.lgs. n. 28 del 2010 e del suo decreto attutivo n. 180 del 2010, come corretto dal D.M. n. 145 del 2011. In quest’ottica l’art. 13 del Codice deontologico forense, rubricato “dovere di aggiornamento professionale” impone come dovere di ogni avvocato quello di curare costantemente la propria preparazione professionale, conservando e accrescendo le conoscenze con particolare riferimento ai settori nei quali svolge l’attività.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.