Il volume presenta la traduzione di "Koritsuita kaori" (Profumo di ghiaccio) di Ogawa Yoko, una delle più rappresentative e popolari autrici giapponesi contemporanee. Maestra nel costruire universi spaventosi e nel contempo affascinanti, nel segno di una sorta di lucida lucida ossessione per la corruzione organica, le atmosfere sospese sull’orlo del sogno e dell’allucinazione, il rigurgito di passati ingombranti e il feticismo per gli oggetti costruisce scritture che pare emanino da qualcosa di difficile da decifrare, qualcosa di violento e magnetico, che rende i suoi racconti simili a certi spettacoli orripilanti, da cui è impossibile staccare lo sguardo. Interessante nel romanzo qui presentato è la scelta di Praga per ambientare una parte importante delle vicende. La scelta non è casuale, e inevitabile è il rimando all’aura magica che la avvolge: compaiono infatti tutti i classici luoghi dell’immaginario collettivo, dal Ponte Carlo, al Castello fino alle biblioteche con le loro misteriose collezioni di animali imbalsamati. È la Praga «capitale dell’alchimia» a interessare alla scrittrice: la dimensione surreale della città è funzionale proprio all’introduzione di elementi magici nella narrazione (la possibilità per la protagonista di rivivere letteralmente, grazie al profumo del cuore dei pavoni, alcuni momenti vissuti con il compagno scomparso), ma al contempo serve a evidenziare un’ulteriore senso di estraneità.
P. Scrolavezza (2009). Profumo di ghiaccio. MILANO : Il Saggiatore.
Profumo di ghiaccio
SCROLAVEZZA, PAOLA
2009
Abstract
Il volume presenta la traduzione di "Koritsuita kaori" (Profumo di ghiaccio) di Ogawa Yoko, una delle più rappresentative e popolari autrici giapponesi contemporanee. Maestra nel costruire universi spaventosi e nel contempo affascinanti, nel segno di una sorta di lucida lucida ossessione per la corruzione organica, le atmosfere sospese sull’orlo del sogno e dell’allucinazione, il rigurgito di passati ingombranti e il feticismo per gli oggetti costruisce scritture che pare emanino da qualcosa di difficile da decifrare, qualcosa di violento e magnetico, che rende i suoi racconti simili a certi spettacoli orripilanti, da cui è impossibile staccare lo sguardo. Interessante nel romanzo qui presentato è la scelta di Praga per ambientare una parte importante delle vicende. La scelta non è casuale, e inevitabile è il rimando all’aura magica che la avvolge: compaiono infatti tutti i classici luoghi dell’immaginario collettivo, dal Ponte Carlo, al Castello fino alle biblioteche con le loro misteriose collezioni di animali imbalsamati. È la Praga «capitale dell’alchimia» a interessare alla scrittrice: la dimensione surreale della città è funzionale proprio all’introduzione di elementi magici nella narrazione (la possibilità per la protagonista di rivivere letteralmente, grazie al profumo del cuore dei pavoni, alcuni momenti vissuti con il compagno scomparso), ma al contempo serve a evidenziare un’ulteriore senso di estraneità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.