INTRODUZIONE Il crescente bisogno di organi e la costante scarsità degli stessi rende ragione della necessità di ricorrere ai donatori marginali o con criteri di accettazione allargati. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’incidenza ed i fattori di rischio di infezione in donatori di fegato da cadavere e la sua influenza sulla sopravvivenza del paziente trapiantato. METODI Sono stati studiati 74 pazienti sottoposti a trapianto di fegato ed i rispettivi donatori di organo. Dei donatori cadavere sono stati considerati sesso, età, durata della degenza in terapia intensiva, causa di morte, assenza o presenza di almeno un esame colturale positivo per batteri e/o funghi (broncoaspirato/BAL/emocoltura/urinocoltura/liquor/drenaggi). Dei riceventi sono state prese in considerazione variabili pre, intra e postoperatorie; la mortalità è stata valutata a 90 giorni dall’intervento chirurgico (early mortality post chirurgica). RISULTATI Dei 74 donatori, 35 (47%) presentavano almeno un esame colturale positivo. Il fattore di rischio principale per lo sviluppo di infezione nel donatore è stato la causa di morte ictus ischemico e/o emorragico. 19 (26%) sono stati i pazienti trapiantati che hanno sviluppato infezione durante la degenza in terapia intensiva; di questi, 13 hanno ricevuto l’organo da un donatore con coltura positiva (p= 0.038). L’analisi di regressione logistica ha evidenziato che il rischio di infezione in terapia intensiva post-trapianto è significativamente aumentato (5 volte) per i pazienti che hanno ricevuto il fegato da un donatore con coltura positiva (p=0.015). La coltura positiva del donatore non ha influenzato la mortalità a 90 giorni del ricevente [5 pazienti (6,8%)]; la mortalità è significativamente correlata con il MELD (Model for End-stage Liver Disease) del ricevente al momento del trapianto (p= 0.042). CONCLUSIONI L’utilizzo di questa tipologia di donatore, pur comportando un’aumentata morbilità del trapiantato, non ne modifica il tasso di mortalità; il donatore con infezione batterica e/o fungina, opportunamente gestito, si traduce in un significativo “survival benefit” per i pazienti con elevato MELD per i quali il rischio di mortalità e/o drop-out in lista d’attesa è alto..
E. Pierucci, P. Sunna, G. Tarozzi, L. Gamberini, C. Barbalace, S. Faenza (2012). Infezioni nel donatore: impatto clinico nel trapianto di fegato. UDINE : sine nomine.
Infezioni nel donatore: impatto clinico nel trapianto di fegato
PIERUCCI, ELISABETTA;FAENZA, STEFANO
2012
Abstract
INTRODUZIONE Il crescente bisogno di organi e la costante scarsità degli stessi rende ragione della necessità di ricorrere ai donatori marginali o con criteri di accettazione allargati. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’incidenza ed i fattori di rischio di infezione in donatori di fegato da cadavere e la sua influenza sulla sopravvivenza del paziente trapiantato. METODI Sono stati studiati 74 pazienti sottoposti a trapianto di fegato ed i rispettivi donatori di organo. Dei donatori cadavere sono stati considerati sesso, età, durata della degenza in terapia intensiva, causa di morte, assenza o presenza di almeno un esame colturale positivo per batteri e/o funghi (broncoaspirato/BAL/emocoltura/urinocoltura/liquor/drenaggi). Dei riceventi sono state prese in considerazione variabili pre, intra e postoperatorie; la mortalità è stata valutata a 90 giorni dall’intervento chirurgico (early mortality post chirurgica). RISULTATI Dei 74 donatori, 35 (47%) presentavano almeno un esame colturale positivo. Il fattore di rischio principale per lo sviluppo di infezione nel donatore è stato la causa di morte ictus ischemico e/o emorragico. 19 (26%) sono stati i pazienti trapiantati che hanno sviluppato infezione durante la degenza in terapia intensiva; di questi, 13 hanno ricevuto l’organo da un donatore con coltura positiva (p= 0.038). L’analisi di regressione logistica ha evidenziato che il rischio di infezione in terapia intensiva post-trapianto è significativamente aumentato (5 volte) per i pazienti che hanno ricevuto il fegato da un donatore con coltura positiva (p=0.015). La coltura positiva del donatore non ha influenzato la mortalità a 90 giorni del ricevente [5 pazienti (6,8%)]; la mortalità è significativamente correlata con il MELD (Model for End-stage Liver Disease) del ricevente al momento del trapianto (p= 0.042). CONCLUSIONI L’utilizzo di questa tipologia di donatore, pur comportando un’aumentata morbilità del trapiantato, non ne modifica il tasso di mortalità; il donatore con infezione batterica e/o fungina, opportunamente gestito, si traduce in un significativo “survival benefit” per i pazienti con elevato MELD per i quali il rischio di mortalità e/o drop-out in lista d’attesa è alto..I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.