Oggetto del saggio è la messinscena torinese de "Il signor Puntila e il suo servo Matti" di Bertolt Brecht, commissionata nel 1970 ad Aldo Trionfo dal Teatro Stabile di Torino. Lo spettacolo ha rappresentato uno degli esiti più eccentrici nella carriera di Trionfo regista e, al contempo, è stato uno dei primi e più significativi casi di violazione del cosiddetto “monopolio brechtiano”, quasi esclusivamente esercitato in Italia, fino a quell'altezza cronologica, dal Piccolo Teatro di Milano e da Paolo Grassi. Ecco che in questa sede si indaga l'eterodossia del "Puntila" di Trionfo rispetto al coevo canone italiano – o strehleriano – di messinscena della drammaturgia brechtiana. Si è inteso infatti mettere in luce come lo stesso Trionfo abbia colto l'occasione offertagli dal testo dello scrittore di Augusta per riflettere sui meccanismi della dicotomia sfruttatore-sfruttato in una continua variazione di tema ottenuta dalla non consueta notomizzazione del copione, per l'occasione suddiviso in dodici numeri fra loro irrelati. Complici le scenografie di Emanuele Luzzati, le singole sequenze, intese per l'appunto come distinti “numeri di varietà”, furono giustapposte a formare un coloratissimo carosello, in cui lo studio e l'analisi dei rapporti di sfruttamento risultavano ammantati con i panni apparentemente “leggeri” della rivista, forma spettacolare cara e familiare al pubblico italiano del secondo Novecento. Il recupero dei modi dell'avanspettacolo permette anche di riflettere intorno alla strategia creativa di Trionfo, fondata sulla condivisione del lavoro artistico con i suoi attori, chiamati ad esprimersi in primo luogo attraverso il gioco combinatorio degli elementi scenici messi a loro disposizione. Exemplum scelto per dare conto delle ragioni teatrali di Aldo Trionfo è la scena del "Puntila" nota come i "Racconti di Finlandia", scena adatta per chiarire la metodologia creativa del regista e l'impostazione ideologica ad essa sottesa. Frammentata in episodi autonomi, tale sequenza venne realizzata scomponendo l'impianto corale previsto da Brecht in una somma di individualità autistiche, non comunicanti fra loro e ognuna paralizzata su sé, indi incapaci di mutare la propria condizione. La rottura del "Puntila" di Trionfo appare dunque non un sovvertimento di Brecht, di cui restano certi corretti residui del Kabarett e un particolare uso del teatro di divertimento. Sia storicamente, in quanto spettacolo prodotto dallo Stabile torinese in concorrenza con il Piccolo milanese, sia esteticamente sembra piuttosto una replica – ironica e capace di mettere in discussione i modi della coeva e dominante regia magistrale – al “brechtismo” codificato da Strehler e canonizzato dal Teatro di via Rovello grazie al monopolio di lungo corso esercitato sull'opera del drammaturgo di Augusta.

Storia del 'signor Puntila' per Aldo Trionfo: note sul varietà, sul nuovo ruolo della regia e sul teatro politico oggi / C. Longhi. - STAMPA. - (2011), pp. 589-602.

Storia del 'signor Puntila' per Aldo Trionfo: note sul varietà, sul nuovo ruolo della regia e sul teatro politico oggi

LONGHI, CLAUDIO
2011

Abstract

Oggetto del saggio è la messinscena torinese de "Il signor Puntila e il suo servo Matti" di Bertolt Brecht, commissionata nel 1970 ad Aldo Trionfo dal Teatro Stabile di Torino. Lo spettacolo ha rappresentato uno degli esiti più eccentrici nella carriera di Trionfo regista e, al contempo, è stato uno dei primi e più significativi casi di violazione del cosiddetto “monopolio brechtiano”, quasi esclusivamente esercitato in Italia, fino a quell'altezza cronologica, dal Piccolo Teatro di Milano e da Paolo Grassi. Ecco che in questa sede si indaga l'eterodossia del "Puntila" di Trionfo rispetto al coevo canone italiano – o strehleriano – di messinscena della drammaturgia brechtiana. Si è inteso infatti mettere in luce come lo stesso Trionfo abbia colto l'occasione offertagli dal testo dello scrittore di Augusta per riflettere sui meccanismi della dicotomia sfruttatore-sfruttato in una continua variazione di tema ottenuta dalla non consueta notomizzazione del copione, per l'occasione suddiviso in dodici numeri fra loro irrelati. Complici le scenografie di Emanuele Luzzati, le singole sequenze, intese per l'appunto come distinti “numeri di varietà”, furono giustapposte a formare un coloratissimo carosello, in cui lo studio e l'analisi dei rapporti di sfruttamento risultavano ammantati con i panni apparentemente “leggeri” della rivista, forma spettacolare cara e familiare al pubblico italiano del secondo Novecento. Il recupero dei modi dell'avanspettacolo permette anche di riflettere intorno alla strategia creativa di Trionfo, fondata sulla condivisione del lavoro artistico con i suoi attori, chiamati ad esprimersi in primo luogo attraverso il gioco combinatorio degli elementi scenici messi a loro disposizione. Exemplum scelto per dare conto delle ragioni teatrali di Aldo Trionfo è la scena del "Puntila" nota come i "Racconti di Finlandia", scena adatta per chiarire la metodologia creativa del regista e l'impostazione ideologica ad essa sottesa. Frammentata in episodi autonomi, tale sequenza venne realizzata scomponendo l'impianto corale previsto da Brecht in una somma di individualità autistiche, non comunicanti fra loro e ognuna paralizzata su sé, indi incapaci di mutare la propria condizione. La rottura del "Puntila" di Trionfo appare dunque non un sovvertimento di Brecht, di cui restano certi corretti residui del Kabarett e un particolare uso del teatro di divertimento. Sia storicamente, in quanto spettacolo prodotto dallo Stabile torinese in concorrenza con il Piccolo milanese, sia esteticamente sembra piuttosto una replica – ironica e capace di mettere in discussione i modi della coeva e dominante regia magistrale – al “brechtismo” codificato da Strehler e canonizzato dal Teatro di via Rovello grazie al monopolio di lungo corso esercitato sull'opera del drammaturgo di Augusta.
2011
Studi di storia dello spettacolo. Omaggio a Siro Ferrone
589
602
Storia del 'signor Puntila' per Aldo Trionfo: note sul varietà, sul nuovo ruolo della regia e sul teatro politico oggi / C. Longhi. - STAMPA. - (2011), pp. 589-602.
C. Longhi
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