L’anguilla europea (Anguilla anguilla) ha sempre rappresentato una delle specie ittiche più importanti per la pesca e per l’acquacoltura a livello nazionale ed internazionale. La progressiva diminuzione degli stock naturali, conseguente agli eccessivi sforzi di pesca ed al progressivo degrado degli habitat naturali, ha spinto la Commissione Europea ad emanare nel 2007 il Regolamento N. 1100/2007 del Consiglio che istituisce misure per la ricostituzione dello stock di anguilla europea. Dal 13 marzo 2009, la specie A. anguilla è stata inoltre inclusa nell’appendice II della Convenzione di Washington e nell’Allegato B del Reg. CE n.338/97, inerenti la protezione di specie di flora e fauna selvatiche attraverso il loro controllo commerciale. Alla luce della crescente attenzione verso l’applicazione di misure volte alla protezione/tutela dell’anguilla europea, va tenuto in debita considerazione anche l’impatto che le malattie diffusive possono esercitare sullo stato sanitario e sulla capacità riproduttiva delle anguille. In particolare, le problematiche di natura parassitaria sono già state indicate in passato quale possibile concausa della progressiva diminuzione degli stock naturali di anguilla, come nel caso dell’introduzione e della rapida diffusione del nematode Anguillicola crassus nelle popolazioni europee di anguilla a partire dalla seconda metà degli anni ‘80. Al fine di valutare la composizione della parassitofauna in anguille selvatiche ed allevate in Italia, da ottobre 2010 ad aprile 2011 sono stati sottoposti ad esami parassitologici 86 soggetti, di cui 51 provenienti da un allevamento intensivo sito in provincia di Ferrara e 35 pescati in acque libere. La presenza di parassiti è stata rilevata in 82 (95,3%) delle anguille esaminate, in particolare in 48 (94,1%) dei soggetti allevati ed in 34 (97,1%) di quelli selvatici. La composizione della parassitofauna nelle due categorie prese in considerazione ha mostrato notevoli differenze di ordine qualitativo e quantitativo. Solo nelle anguille selvatiche provenienti da ambienti salmastri è stata individuata la presenza di trematodi digenei riconducibili alle specie Bucephalus anguillae (Bucephalidae) (25,7%), Brachyphallus crenatus (Hemiuridae) (8,5%) e Deropristis inflata (Deropristidae) (5,7%), di larve cistacante di acantocefali (17,4%) e di nematodi allo stadio larvale appartenenti al genere Contracaecum (Anisakidae) (11,4%). Diversamente, nel soggetto selvatico pescato nel Lago di Garda e nelle 23 ceche catturate dopo la rimonta in acque interne dalla costa tirrenica, i reperti parassitari erano riferibili solo a crostacei del genere Ergasilus ed al mixosporidio Myxidium giardi nel primo caso e, nelle ceche, al ciliato Ichthyophthirius multifiliis. Va evidenziato come l’origine dell’infezione da I. multifiliis possa essere ricondotta alla temporanea stabulazione delle ceche nelle vasche del centro di raccolta prima del conferimento per le analisi. Per quanto concerne M. giardi, questo mixosporidio è risultato diffuso in tutte le categorie considerate, seppure con percentuale di positività molto più elevata nelle anguille allevate (76,4% vs. 8,5%), indicando l’estrema diffusione di questo mixosporidio in tutti gli ambienti salmastri e dulciacquicoli dove sono presenti anellidi Tubificidae, ospiti alternati del parassita. Fra i reperti parassitari di maggiore rilievo nelle anguille d’allevamento va senz’altro annoverato il nematode Anguillicola crassus (74,5%), reperito solo nei soggetti allevati. Sebbene nella maggior parte dei casi siano state evidenziate intensità d’infestazione <10 parassiti/ospite, in alcuni soggetti di piccola taglia si sono osservate intensità maggiori (11-14 parassiti/vescica natatoria), indicando un potenziale impatto della parassitosi sullo stato sanitario delle anguille allevate, con maggiore suscettibilità a stress di varia natura e diminuito rendimento produttivo. Appare poi interessante il reperto del monogeneo Pseudodactylogyrus sp. sia in anguille allevate che selvatiche, sebbene con percentuale di positività molto più elevata in quelle d’allevamento (37,2% vs. 5,7%) ma sempre a basse intensità. Solo nelle anguille allevate sono stati poi evidenziati il flagellato Cryptobia branchialis (9,8%), anche con infezioni massive, ed il mixosporidio Myxobolus sp. (17,6%), mentre sia nelle anguille selvatiche sia in quelle allevate sono stati reperiti il ciliato Trichodina sp. (2,8% vs. 15,7%) ed il monogeneo Gyrodactylus sp. (5,7% vs. 7,8%).

Gustinelli A., Leone M., Caffara M., Fioravanti M.L. (2011). Composizione della parassitofauna in anguille selvatiche e d’allevamento in Italia. s.l : s.n.

Composizione della parassitofauna in anguille selvatiche e d’allevamento in Italia

GUSTINELLI, ANDREA;CAFFARA, MONICA;FIORAVANTI, MARIALETIZIA
2011

Abstract

L’anguilla europea (Anguilla anguilla) ha sempre rappresentato una delle specie ittiche più importanti per la pesca e per l’acquacoltura a livello nazionale ed internazionale. La progressiva diminuzione degli stock naturali, conseguente agli eccessivi sforzi di pesca ed al progressivo degrado degli habitat naturali, ha spinto la Commissione Europea ad emanare nel 2007 il Regolamento N. 1100/2007 del Consiglio che istituisce misure per la ricostituzione dello stock di anguilla europea. Dal 13 marzo 2009, la specie A. anguilla è stata inoltre inclusa nell’appendice II della Convenzione di Washington e nell’Allegato B del Reg. CE n.338/97, inerenti la protezione di specie di flora e fauna selvatiche attraverso il loro controllo commerciale. Alla luce della crescente attenzione verso l’applicazione di misure volte alla protezione/tutela dell’anguilla europea, va tenuto in debita considerazione anche l’impatto che le malattie diffusive possono esercitare sullo stato sanitario e sulla capacità riproduttiva delle anguille. In particolare, le problematiche di natura parassitaria sono già state indicate in passato quale possibile concausa della progressiva diminuzione degli stock naturali di anguilla, come nel caso dell’introduzione e della rapida diffusione del nematode Anguillicola crassus nelle popolazioni europee di anguilla a partire dalla seconda metà degli anni ‘80. Al fine di valutare la composizione della parassitofauna in anguille selvatiche ed allevate in Italia, da ottobre 2010 ad aprile 2011 sono stati sottoposti ad esami parassitologici 86 soggetti, di cui 51 provenienti da un allevamento intensivo sito in provincia di Ferrara e 35 pescati in acque libere. La presenza di parassiti è stata rilevata in 82 (95,3%) delle anguille esaminate, in particolare in 48 (94,1%) dei soggetti allevati ed in 34 (97,1%) di quelli selvatici. La composizione della parassitofauna nelle due categorie prese in considerazione ha mostrato notevoli differenze di ordine qualitativo e quantitativo. Solo nelle anguille selvatiche provenienti da ambienti salmastri è stata individuata la presenza di trematodi digenei riconducibili alle specie Bucephalus anguillae (Bucephalidae) (25,7%), Brachyphallus crenatus (Hemiuridae) (8,5%) e Deropristis inflata (Deropristidae) (5,7%), di larve cistacante di acantocefali (17,4%) e di nematodi allo stadio larvale appartenenti al genere Contracaecum (Anisakidae) (11,4%). Diversamente, nel soggetto selvatico pescato nel Lago di Garda e nelle 23 ceche catturate dopo la rimonta in acque interne dalla costa tirrenica, i reperti parassitari erano riferibili solo a crostacei del genere Ergasilus ed al mixosporidio Myxidium giardi nel primo caso e, nelle ceche, al ciliato Ichthyophthirius multifiliis. Va evidenziato come l’origine dell’infezione da I. multifiliis possa essere ricondotta alla temporanea stabulazione delle ceche nelle vasche del centro di raccolta prima del conferimento per le analisi. Per quanto concerne M. giardi, questo mixosporidio è risultato diffuso in tutte le categorie considerate, seppure con percentuale di positività molto più elevata nelle anguille allevate (76,4% vs. 8,5%), indicando l’estrema diffusione di questo mixosporidio in tutti gli ambienti salmastri e dulciacquicoli dove sono presenti anellidi Tubificidae, ospiti alternati del parassita. Fra i reperti parassitari di maggiore rilievo nelle anguille d’allevamento va senz’altro annoverato il nematode Anguillicola crassus (74,5%), reperito solo nei soggetti allevati. Sebbene nella maggior parte dei casi siano state evidenziate intensità d’infestazione <10 parassiti/ospite, in alcuni soggetti di piccola taglia si sono osservate intensità maggiori (11-14 parassiti/vescica natatoria), indicando un potenziale impatto della parassitosi sullo stato sanitario delle anguille allevate, con maggiore suscettibilità a stress di varia natura e diminuito rendimento produttivo. Appare poi interessante il reperto del monogeneo Pseudodactylogyrus sp. sia in anguille allevate che selvatiche, sebbene con percentuale di positività molto più elevata in quelle d’allevamento (37,2% vs. 5,7%) ma sempre a basse intensità. Solo nelle anguille allevate sono stati poi evidenziati il flagellato Cryptobia branchialis (9,8%), anche con infezioni massive, ed il mixosporidio Myxobolus sp. (17,6%), mentre sia nelle anguille selvatiche sia in quelle allevate sono stati reperiti il ciliato Trichodina sp. (2,8% vs. 15,7%) ed il monogeneo Gyrodactylus sp. (5,7% vs. 7,8%).
2011
Atti del XVII Convegno Nazionale della Società Italiana di Patologia Ittica
42
42
Gustinelli A., Leone M., Caffara M., Fioravanti M.L. (2011). Composizione della parassitofauna in anguille selvatiche e d’allevamento in Italia. s.l : s.n.
Gustinelli A.; Leone M.; Caffara M.; Fioravanti M.L.
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