Rafforzamento patrimoniale e riduzione dei rischi negli attivi delle banche sono il percorso delineato dai regolatori su cui sono allineati anche gli investitori di mercato. Tuttavia, le necessità di ricapitalizzare le banche si scontra con le difficoltà delle banche di raccogliere il nuovo capitale in una situazione ancora difficile dell’economia e di incertezza sui mercati finanziari. E’ difficile trovare gli investitori disposti a ricapitalizzare le banche se queste non sono in grado di promettere ritorni interessanti, o comunque commisurati ai rischi che oggi sono ritenuti elevati. E questa difficoltà è tanto maggiore quanto più lenta è l’uscita dalla crisi economica. Il sistema bancario italiano ha finora retto bene alla crisi finanziaria. Limitate perdite dalla finanza “creativa” e limitati aiuti pubblici. Solo 4 miliardi di euro il sostegno dello stato (Tremonti Bond). E’ il risultato di un sistema bancario più orientato alle esigenze di finanziamento delle imprese e delle famiglie e meno alla finanza, che ha continuato a finanziare l’economia, pur a ritmi inferiori del passato, anche nella fase più acuta della crisi economica e finanziaria. Sulle banche però si sono riversati gli effetti della crisi economica in atto che colpisce sia le imprese sia le famiglie. Le rettifiche sul valore dei crediti, dovute alle difficoltà delle imprese a rimborsare il credito ottenuto, sono triplicate rispetto a quanto avveniva prima della crisi. Le banche italiane hanno finora assorbito tali perdite con il risultato economico corrente senza intaccare il proprio patrimonio, che al contrario è anche lievemente aumentato. Ciò ha comportato una forte riduzione degli utili e quindi del rendimento offerto agli azionisti. Prima della crisi la redditività media era a due cifre; ora sta tra il 2 e il 3 per cento. La riduzione delle quotazioni di borsa dei titoli bancari riflette questa minore redditività e sconta i maggiori rischi e le incertezze di un rapido recupero nel futuro. Le diverse analisi di impatto delle nuove regole di Basilea 3 segnalano che senza un deciso recupero di redditività le banche non potranno continuare a erogare credito all’economia ai ritmi passati e coerenti con il modello di intermediazione del sistema italiano, dove la gran parte delle imprese si finanzia con le banche e non sui mercati. Nel tempo concesso per adeguarsi alle nuove regole le banche dovranno quindi intraprendere una serie di azioni volte, da un lato, a mitigare gli effetti negativi delle nuove regole sui requisiti di capitale, dall’altro a cercare di accrescere i livelli attuali di redditività al fine di sostenere (sia con risorse interne sia tramite il ricorso al mercato) il rafforzamento patrimoniale. Sulla spinta del mercato, alcune banche potrebbero cercare di anticipare le azioni di rafforzamento patrimoniale con l’obiettivo di innescare un circuito virtuoso che le porti a ridurre il costo del debito, aumentare le possibilità di erogazione del credito, e per questa via ottenere margini più elevati che migliorino la redditività del capitale. L’anticipazione di azioni di rafforzamento patrimoniale sarà plausibilmente richiesta dal mercato stesso. E’ questa la sfida che oggi il sistema bancario italiano ha di fronte: adottare azioni di ristrutturazione per migliorare la propria redditività, e in questo modo richiamare gli investimenti necessari per il proprio rafforzamento patrimoniale. E’ una strategia che riguarda tutte le banche, ma soprattutto quelle di maggiore dimensione che oggi presentano un gap più grande da colmare rispetto a quanto stabilito dalle nuove regole. Non sono escluse da questo percorso le banche popolari, soprattutto quelle di maggiore dimensione.
G. Lusignani (2011). Regolazione e cooperazione bancaria: uno sguardo d'insieme. MILANO : FrancoAngeli.
Regolazione e cooperazione bancaria: uno sguardo d'insieme
LUSIGNANI, GIUSEPPE
2011
Abstract
Rafforzamento patrimoniale e riduzione dei rischi negli attivi delle banche sono il percorso delineato dai regolatori su cui sono allineati anche gli investitori di mercato. Tuttavia, le necessità di ricapitalizzare le banche si scontra con le difficoltà delle banche di raccogliere il nuovo capitale in una situazione ancora difficile dell’economia e di incertezza sui mercati finanziari. E’ difficile trovare gli investitori disposti a ricapitalizzare le banche se queste non sono in grado di promettere ritorni interessanti, o comunque commisurati ai rischi che oggi sono ritenuti elevati. E questa difficoltà è tanto maggiore quanto più lenta è l’uscita dalla crisi economica. Il sistema bancario italiano ha finora retto bene alla crisi finanziaria. Limitate perdite dalla finanza “creativa” e limitati aiuti pubblici. Solo 4 miliardi di euro il sostegno dello stato (Tremonti Bond). E’ il risultato di un sistema bancario più orientato alle esigenze di finanziamento delle imprese e delle famiglie e meno alla finanza, che ha continuato a finanziare l’economia, pur a ritmi inferiori del passato, anche nella fase più acuta della crisi economica e finanziaria. Sulle banche però si sono riversati gli effetti della crisi economica in atto che colpisce sia le imprese sia le famiglie. Le rettifiche sul valore dei crediti, dovute alle difficoltà delle imprese a rimborsare il credito ottenuto, sono triplicate rispetto a quanto avveniva prima della crisi. Le banche italiane hanno finora assorbito tali perdite con il risultato economico corrente senza intaccare il proprio patrimonio, che al contrario è anche lievemente aumentato. Ciò ha comportato una forte riduzione degli utili e quindi del rendimento offerto agli azionisti. Prima della crisi la redditività media era a due cifre; ora sta tra il 2 e il 3 per cento. La riduzione delle quotazioni di borsa dei titoli bancari riflette questa minore redditività e sconta i maggiori rischi e le incertezze di un rapido recupero nel futuro. Le diverse analisi di impatto delle nuove regole di Basilea 3 segnalano che senza un deciso recupero di redditività le banche non potranno continuare a erogare credito all’economia ai ritmi passati e coerenti con il modello di intermediazione del sistema italiano, dove la gran parte delle imprese si finanzia con le banche e non sui mercati. Nel tempo concesso per adeguarsi alle nuove regole le banche dovranno quindi intraprendere una serie di azioni volte, da un lato, a mitigare gli effetti negativi delle nuove regole sui requisiti di capitale, dall’altro a cercare di accrescere i livelli attuali di redditività al fine di sostenere (sia con risorse interne sia tramite il ricorso al mercato) il rafforzamento patrimoniale. Sulla spinta del mercato, alcune banche potrebbero cercare di anticipare le azioni di rafforzamento patrimoniale con l’obiettivo di innescare un circuito virtuoso che le porti a ridurre il costo del debito, aumentare le possibilità di erogazione del credito, e per questa via ottenere margini più elevati che migliorino la redditività del capitale. L’anticipazione di azioni di rafforzamento patrimoniale sarà plausibilmente richiesta dal mercato stesso. E’ questa la sfida che oggi il sistema bancario italiano ha di fronte: adottare azioni di ristrutturazione per migliorare la propria redditività, e in questo modo richiamare gli investimenti necessari per il proprio rafforzamento patrimoniale. E’ una strategia che riguarda tutte le banche, ma soprattutto quelle di maggiore dimensione che oggi presentano un gap più grande da colmare rispetto a quanto stabilito dalle nuove regole. Non sono escluse da questo percorso le banche popolari, soprattutto quelle di maggiore dimensione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.