L'espressione "santi combattenti" pare, già ad un primo sguardo, infirmata da un'aporia: come si può raggiungere la santità imbracciando le armi e svolgendo un "mestiere" che comporta la possibilità di uccidere altri esseri umani? Come può la Chiesa cattolica considerare degni della gloria degli altari individui che si sono macchiati o hanno accettato di macchiarsi di omicidio? Sono ancora condivisibili le posizioni classiche della dottrina cattolica sulla guerra giusta? Lo studio intende affrontare questa problematica assai attuale nella Chiesa di oggi alla luce della sua lunga storia, analizzata proprio attraverso l'esame del culto dei santi combattenti, prestando attenzione prevalente ai profili giuridici. La disamina si estende dalle Passioni militari dei martiri dell'Impero romano ai numerosissimi santi combattenti tra tardo antico ed alto medioevo (san Michele, san Giorgio, san Martino …), ai santi re e principi trucidati in faide familiari e venerati come attori di una passione, ai santi vescovi “defensores civitatis”, alle guerre sante ed ai crociati in Terrasanta e nella Reconquista spagnola, all'assistenza spirituale ai militari ed alla testimonianza eroica dei cappellani proprio nel momento in cui è avvenuta una degenerazione nella morfologia della guerra, da combattimento alla pari a massacro indiscriminato anche di civili. Dinanzi a questa parabola evolutiva, tra continuità e discontinuità, paiono acquistare maggior limpidezza di confini e maggior pregnanza di significati certe fondamentali acquisizioni del Concilio Vaticano II circa la dignità del "christifidelis" e del laico e la chiamata universale alla santità.

La canonizzazione dei santi combattenti nella storia della Chiesa

BONI, GERALDINA
2012

Abstract

L'espressione "santi combattenti" pare, già ad un primo sguardo, infirmata da un'aporia: come si può raggiungere la santità imbracciando le armi e svolgendo un "mestiere" che comporta la possibilità di uccidere altri esseri umani? Come può la Chiesa cattolica considerare degni della gloria degli altari individui che si sono macchiati o hanno accettato di macchiarsi di omicidio? Sono ancora condivisibili le posizioni classiche della dottrina cattolica sulla guerra giusta? Lo studio intende affrontare questa problematica assai attuale nella Chiesa di oggi alla luce della sua lunga storia, analizzata proprio attraverso l'esame del culto dei santi combattenti, prestando attenzione prevalente ai profili giuridici. La disamina si estende dalle Passioni militari dei martiri dell'Impero romano ai numerosissimi santi combattenti tra tardo antico ed alto medioevo (san Michele, san Giorgio, san Martino …), ai santi re e principi trucidati in faide familiari e venerati come attori di una passione, ai santi vescovi “defensores civitatis”, alle guerre sante ed ai crociati in Terrasanta e nella Reconquista spagnola, all'assistenza spirituale ai militari ed alla testimonianza eroica dei cappellani proprio nel momento in cui è avvenuta una degenerazione nella morfologia della guerra, da combattimento alla pari a massacro indiscriminato anche di civili. Dinanzi a questa parabola evolutiva, tra continuità e discontinuità, paiono acquistare maggior limpidezza di confini e maggior pregnanza di significati certe fondamentali acquisizioni del Concilio Vaticano II circa la dignità del "christifidelis" e del laico e la chiamata universale alla santità.
2012
177
9788820987589
G. Boni
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