L’opera di Visniec evidenzia una stratigrafia di modalità compositive, che vanno dalla trasformazione dei dati di realtà direttamente esperiti all’uso di immagini e figure retoriche trasferite dal livello letterario a quello performativo, dalla riattivazione drammatica di Beckett, Ionesco e Shakespeare al richiamo scenico dei morti. Non è un caso isolato. Lo stesso Ionesco, amatissimo da Visniec, scrive al di qua delle frequentazioni teatrali la sua opera più nota ed emblematica: La Cantatrice calva. Eppure queste drammaturgie non si rivolgono solo ‘preventivamente’ alla scena, ma influenzano la regia, la recitazione e la scrittura instaurando con queste pratiche un rapporto da ‘teatro’ a ‘teatro’. Probabilmente, la teatralità del testo è una variabile connessa alla capacità di rappresentare il dramma vivente del pensiero teatrante. Visniec ha conosciuto il regime di Ceauşescu, indagato i rapporti «perversi» che la civiltà globale stabilisce coi valori fondamentali dell’esistenza, avvicinato gli orrori delle guerre balcaniche e accompagnato con la sua drammaturgia – addirittura popolare in Romania a in altri paesi ex-comunisti – la transizione dall’uno all’altro sistema di vita e pensiero. Da ciò ha ricavato esperienze che producono risultanze drammatiche di vario argomento e linguaggio. Il saggio le affronta analizzando su questa base documentaria le condizioni e le dinamiche del ritorno dei teatranti al testo. Fenomeno che appare sempre più evidente anche in Italia, e non solo in Francia, dove, fin dalla metà degli anni Ottanta del secolo che ci è alle spalle, si è reso esplicito ciò che Plassard definisce «il ritorno degli autori drammatici».
G. Guccini (2011). "Resistenza culturale" e richiamo dei morti. Un teatro tra autobiografia e fine del comunismo. La terza fase di Matéi Visniec. FIRENZE : Le Lettere.
"Resistenza culturale" e richiamo dei morti. Un teatro tra autobiografia e fine del comunismo. La terza fase di Matéi Visniec
GUCCINI, GERARDO
2011
Abstract
L’opera di Visniec evidenzia una stratigrafia di modalità compositive, che vanno dalla trasformazione dei dati di realtà direttamente esperiti all’uso di immagini e figure retoriche trasferite dal livello letterario a quello performativo, dalla riattivazione drammatica di Beckett, Ionesco e Shakespeare al richiamo scenico dei morti. Non è un caso isolato. Lo stesso Ionesco, amatissimo da Visniec, scrive al di qua delle frequentazioni teatrali la sua opera più nota ed emblematica: La Cantatrice calva. Eppure queste drammaturgie non si rivolgono solo ‘preventivamente’ alla scena, ma influenzano la regia, la recitazione e la scrittura instaurando con queste pratiche un rapporto da ‘teatro’ a ‘teatro’. Probabilmente, la teatralità del testo è una variabile connessa alla capacità di rappresentare il dramma vivente del pensiero teatrante. Visniec ha conosciuto il regime di Ceauşescu, indagato i rapporti «perversi» che la civiltà globale stabilisce coi valori fondamentali dell’esistenza, avvicinato gli orrori delle guerre balcaniche e accompagnato con la sua drammaturgia – addirittura popolare in Romania a in altri paesi ex-comunisti – la transizione dall’uno all’altro sistema di vita e pensiero. Da ciò ha ricavato esperienze che producono risultanze drammatiche di vario argomento e linguaggio. Il saggio le affronta analizzando su questa base documentaria le condizioni e le dinamiche del ritorno dei teatranti al testo. Fenomeno che appare sempre più evidente anche in Italia, e non solo in Francia, dove, fin dalla metà degli anni Ottanta del secolo che ci è alle spalle, si è reso esplicito ciò che Plassard definisce «il ritorno degli autori drammatici».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.