La rassegna "Stile italiano" ha raccolto i contributi di alcuni specialisti su temi cruciali della storia culturale italiana. Alessandra Bigi Iotti ha presentato gli affreschi del concerto d'angeli di Paolo da San Leocadio a Valencia, affrescati per il card. Rodrigo Borgia alla fine del 400; Paola Goretti si è occupata di Elegantiae. Lo stile del vestire italiano dall'età moderna; Carlo Mambriani ha presentato il giardino all'italiana; Giorgio Montecchi ha riflettuto sul libro italiano, da Bodoni ai recenti sviluppi dell'e-book; Lucia Peruzzi ha parlato della pittura del Seicento emiliano fra natura e ideale. Infine, come si vedrà in seguito, Massimiliano Panarari ha parlato dell'"età liquida". Nel libro dedicato ad "Architettura e cultura nella Francia del Cinquecento", 1989 (traduzione italiana, Torino 1991) André Chastel ricorda una vicenda interessante. «Nel 1571, di ritorno dalla Francia insieme al cardinale Luigi d’Este che aveva accompagnato in una delle sue missioni, il Tasso scrisse sulla Francia una relazione severa per ciò che riguarda la tracotanza e l’incultura dell’aristocrazia, sul carattere barbaro dell’arte (il poeta si riferisce alle cattedrali gotiche) e delle decorazioni; salva unicamente le vetrate, su cui afferma spiritosamente che: “… l’uso dell’arte de’ vetri, che presso di noi è principalmente in pregio per pompa e per delicia de’ bevitori, è da loro impiegata nell’ornamento delle chiese di Dio e nel culto della religione”». Il passo è rivelatore: sono lontani i tempi in cui proprio la corte estense di Ferrara viveva una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della Francia cavalleresca, da cui proveniva più ancora che il modello letterario cui erano improntati l’Orlando innamorato di Boiardo e il Furioso di Lodovico Ariosto, l’eco dell’eleganza sofisticata e sontuosa del ducato di Borgogna, che faceva di Digione la capitale del gusto delle corti d’Europa. Anche a Ferrara ci si vestiva e comportava alla moda borgognona, come ha di recente mostrato Giovanni Ricci in un saggio nel catalogo della mostra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este (2007). Ma la Ferrara di pieno Quattrocento, quella di Leonello e Borso, è lontana da Tasso e dai suoi contemporanei. Benché nel Cinquecento l’Italia, come è noto, soffra drammaticamente della lotta tra Francia e Spagna (o Impero) per la prevalenza in Europa, e col passare dei decenni la penisola sia politicamente sempre più marginale, la sua cultura brilla sul continente. Un punto di svolta importantissimo, se non il punto fondamentale, è il successo del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, che a ragione è stato definito un bestseller dei suoi tempi, tradotto e pubblicato in tutte le lingue europee. Dialogo stupendo, il Cortegiano compone il ritratto dell’uomo di mondo (in quel momento gentiluomo di corte, appunto) che al mestiere delle armi deve abbinare l’amore per le lettere, un’abile conversazione, la pratica di almeno uno strumento e la capacità di danzare. È in questa sorta di trattato di buone maniere il sorgere dello ‘stile italiano’: pur non volendo banalizzare, si può ben parlare di un Italian way of life che si impone nel corso del secolo. Uno stile che ha per fulcro la “sprezzatura”, parola di nuovo conio che indica la disinvoltura, la capacità di fare apparire facile ogni difficoltà, dagli scorci prospettici arditi in pittura ai passi di danza o ai gesti compiuti nei tornei. L’eleganza, il controllo, la misura ne sono la quintessenza, e da quel momento sotto questa lente vengono visti i prodotti del gusto italiano. Contemporaneamente, e torniamo con questo alla testimonianza di Torquato Tasso citata sopra, l’eccellenza delle arti visive italiane – pittura, scultura, architettura – decreta il successo di molti artisti che vengono chiamati a lavorare presso corti straniere (o, come sarà per Tiziano, che non volle mai andarsene da Venezia, per corti straniere). L’esemplarità dell’arte italiana,...

E. Bellei, S. Cavicchioli (2011). Grandezze e Meraviglie. XIV Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: Stile italiano.

Grandezze e Meraviglie. XIV Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: Stile italiano

CAVICCHIOLI, SONIA
2011

Abstract

La rassegna "Stile italiano" ha raccolto i contributi di alcuni specialisti su temi cruciali della storia culturale italiana. Alessandra Bigi Iotti ha presentato gli affreschi del concerto d'angeli di Paolo da San Leocadio a Valencia, affrescati per il card. Rodrigo Borgia alla fine del 400; Paola Goretti si è occupata di Elegantiae. Lo stile del vestire italiano dall'età moderna; Carlo Mambriani ha presentato il giardino all'italiana; Giorgio Montecchi ha riflettuto sul libro italiano, da Bodoni ai recenti sviluppi dell'e-book; Lucia Peruzzi ha parlato della pittura del Seicento emiliano fra natura e ideale. Infine, come si vedrà in seguito, Massimiliano Panarari ha parlato dell'"età liquida". Nel libro dedicato ad "Architettura e cultura nella Francia del Cinquecento", 1989 (traduzione italiana, Torino 1991) André Chastel ricorda una vicenda interessante. «Nel 1571, di ritorno dalla Francia insieme al cardinale Luigi d’Este che aveva accompagnato in una delle sue missioni, il Tasso scrisse sulla Francia una relazione severa per ciò che riguarda la tracotanza e l’incultura dell’aristocrazia, sul carattere barbaro dell’arte (il poeta si riferisce alle cattedrali gotiche) e delle decorazioni; salva unicamente le vetrate, su cui afferma spiritosamente che: “… l’uso dell’arte de’ vetri, che presso di noi è principalmente in pregio per pompa e per delicia de’ bevitori, è da loro impiegata nell’ornamento delle chiese di Dio e nel culto della religione”». Il passo è rivelatore: sono lontani i tempi in cui proprio la corte estense di Ferrara viveva una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della Francia cavalleresca, da cui proveniva più ancora che il modello letterario cui erano improntati l’Orlando innamorato di Boiardo e il Furioso di Lodovico Ariosto, l’eco dell’eleganza sofisticata e sontuosa del ducato di Borgogna, che faceva di Digione la capitale del gusto delle corti d’Europa. Anche a Ferrara ci si vestiva e comportava alla moda borgognona, come ha di recente mostrato Giovanni Ricci in un saggio nel catalogo della mostra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este (2007). Ma la Ferrara di pieno Quattrocento, quella di Leonello e Borso, è lontana da Tasso e dai suoi contemporanei. Benché nel Cinquecento l’Italia, come è noto, soffra drammaticamente della lotta tra Francia e Spagna (o Impero) per la prevalenza in Europa, e col passare dei decenni la penisola sia politicamente sempre più marginale, la sua cultura brilla sul continente. Un punto di svolta importantissimo, se non il punto fondamentale, è il successo del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, che a ragione è stato definito un bestseller dei suoi tempi, tradotto e pubblicato in tutte le lingue europee. Dialogo stupendo, il Cortegiano compone il ritratto dell’uomo di mondo (in quel momento gentiluomo di corte, appunto) che al mestiere delle armi deve abbinare l’amore per le lettere, un’abile conversazione, la pratica di almeno uno strumento e la capacità di danzare. È in questa sorta di trattato di buone maniere il sorgere dello ‘stile italiano’: pur non volendo banalizzare, si può ben parlare di un Italian way of life che si impone nel corso del secolo. Uno stile che ha per fulcro la “sprezzatura”, parola di nuovo conio che indica la disinvoltura, la capacità di fare apparire facile ogni difficoltà, dagli scorci prospettici arditi in pittura ai passi di danza o ai gesti compiuti nei tornei. L’eleganza, il controllo, la misura ne sono la quintessenza, e da quel momento sotto questa lente vengono visti i prodotti del gusto italiano. Contemporaneamente, e torniamo con questo alla testimonianza di Torquato Tasso citata sopra, l’eccellenza delle arti visive italiane – pittura, scultura, architettura – decreta il successo di molti artisti che vengono chiamati a lavorare presso corti straniere (o, come sarà per Tiziano, che non volle mai andarsene da Venezia, per corti straniere). L’esemplarità dell’arte italiana,...
2011
E. Bellei, S. Cavicchioli (2011). Grandezze e Meraviglie. XIV Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: Stile italiano.
E. Bellei; S. Cavicchioli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/110989
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