Il saggio analizza il fenomeno confraternale a Lucca tra Basso Medioevo e prima età moderna (sinora indagato in misura assai limitata e per lo più in riferimento all'età moderna), soffermandosi sugli aspetti normativi e spirituali che evidenziano l'esistenza di rapporti tra chierici e laici, uomini e donne, cittadini e forestieri, e la crescente volontà di disciplinarli e controllarli. Sulla base dell'esplorazione di una ricca documentazione archivistica inedita e di un'analisi comparata tra le diverse redazioni degli statuti (in genere tardo-quattrocenteschi o cinquecenteschi), si intravvede un passaggio da una struttura più informale ad una più formalizzata e rigida, che riflette il prevalere di istanze di disciplinamento sociale, anche se non mancano spie dell'esistenza di nuovi fermenti spirituali nel variegato mondo dei laici, in connessione con la penetrazione a Lucca, all'inizio del '500, degli ideali savonaroliani. Nel secolo XII non mancano esperienze di "fraternitates" condivise da chierici e laici, uomini e donne, progressivamente emerge una diversa tipologia di "fraternitas", incentrata sugli aspetti penitenziali, devozionali e mutualistici; diverse confraternite penitenziali si caratterizzano per l’attività ospedaliera e, almeno dopo qualche decennio, per la pratica dell’autoflagellazione, mentre nel 1306 la fraternita del Volto Santo si presenta come l’espressione più alta dell’identità cittadina, ed intende promuovere la coesione sociale intorno al comune guelfo e popolare. Negli statuti della compagnia della Croce (1492) l'ambito della confraternita appare strettamente collegato allo spazio urbano, tant'è vero che viene precisato che se il defunto viene sepolto fuori della città e dei borghi la compagnia è tenuta ad accompagnarlo solo «fin alla porta», che delimita quindi lo spazio urbano proprio della confraternita. Nella documentazione superstite la presenza femminile appare sporadica, anche se non manca qualche indizio di una partecipazione delle donne, se non alle riunioni, perlomeno ai benefici spirituali delle compagnie.Al ramo maschile della confraternita di S. Maria della Rosa è associata, alla fine del ‘400, una distinta "societas mulierum sancte Marie de la Rosa", anche se si intravvede nella documentazione la preoccupazione di evitare ogni forma di promiscuità. Alla fine del '500 e nel '600 le devozioni delle singole compagnie si collocano ormai nel quadro di una religione civica controllata dal governo della repubblica più ancora che dal vescovo locale.
R. Savigni (2011). Le confraternite lucchesi (secc. XIV-XVI) e l’evoluzione della religione civica: relazioni tra chierici e laici e ridefinizione dei confini. PISA : Edizioni della Normale.
Le confraternite lucchesi (secc. XIV-XVI) e l’evoluzione della religione civica: relazioni tra chierici e laici e ridefinizione dei confini
SAVIGNI, RAFFAELE
2011
Abstract
Il saggio analizza il fenomeno confraternale a Lucca tra Basso Medioevo e prima età moderna (sinora indagato in misura assai limitata e per lo più in riferimento all'età moderna), soffermandosi sugli aspetti normativi e spirituali che evidenziano l'esistenza di rapporti tra chierici e laici, uomini e donne, cittadini e forestieri, e la crescente volontà di disciplinarli e controllarli. Sulla base dell'esplorazione di una ricca documentazione archivistica inedita e di un'analisi comparata tra le diverse redazioni degli statuti (in genere tardo-quattrocenteschi o cinquecenteschi), si intravvede un passaggio da una struttura più informale ad una più formalizzata e rigida, che riflette il prevalere di istanze di disciplinamento sociale, anche se non mancano spie dell'esistenza di nuovi fermenti spirituali nel variegato mondo dei laici, in connessione con la penetrazione a Lucca, all'inizio del '500, degli ideali savonaroliani. Nel secolo XII non mancano esperienze di "fraternitates" condivise da chierici e laici, uomini e donne, progressivamente emerge una diversa tipologia di "fraternitas", incentrata sugli aspetti penitenziali, devozionali e mutualistici; diverse confraternite penitenziali si caratterizzano per l’attività ospedaliera e, almeno dopo qualche decennio, per la pratica dell’autoflagellazione, mentre nel 1306 la fraternita del Volto Santo si presenta come l’espressione più alta dell’identità cittadina, ed intende promuovere la coesione sociale intorno al comune guelfo e popolare. Negli statuti della compagnia della Croce (1492) l'ambito della confraternita appare strettamente collegato allo spazio urbano, tant'è vero che viene precisato che se il defunto viene sepolto fuori della città e dei borghi la compagnia è tenuta ad accompagnarlo solo «fin alla porta», che delimita quindi lo spazio urbano proprio della confraternita. Nella documentazione superstite la presenza femminile appare sporadica, anche se non manca qualche indizio di una partecipazione delle donne, se non alle riunioni, perlomeno ai benefici spirituali delle compagnie.Al ramo maschile della confraternita di S. Maria della Rosa è associata, alla fine del ‘400, una distinta "societas mulierum sancte Marie de la Rosa", anche se si intravvede nella documentazione la preoccupazione di evitare ogni forma di promiscuità. Alla fine del '500 e nel '600 le devozioni delle singole compagnie si collocano ormai nel quadro di una religione civica controllata dal governo della repubblica più ancora che dal vescovo locale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.