Il "gioco è gioco", serve a dare benessere e racchiude in sè il concetto dell'unità della persona, individuando con ciò la massima espressione soggettiva di valore dell'azione motoria. Dalla prospettiva filosofica, antropologica e sociologica si passa alla funzione culturale, emotiva ed educativa del gioco e del giocare. Educare al gioco diviene aspetto probante nella dinamica formativa, un percorso che parte dal corpo per ritornare al corpo in un cerchio che, invece di chiudersi su se stesso, si apre a nuovi orizzonti: il sè e l'altro, lo spazio e il tempo, l'espressività e la drammatizzazione. Insegnare a giocare come stimolo al "apprendere ad apprendere", per sviluppare competenze che, ben oltre il saper fare, caratterizzino il saper essere. La valorizzazione del gioco assume aspetti determinanti, dai tre agli otto anni, per mantenere la motivazione, la cuiriosità verso il nuovo e, di riflesso, lo spirito creativo e immaginifico. La didattica metacognitiva e l'oculata miscellanea delle categorie e degli universali ludici, consentono infinite opportunità educative che dal gioco funzionale al gioco tradizionale, fino al gioco presportivo, possono accompagnare e soddisfare le esigenze e i bisogni formativi dell'Homo ludens.
M., D.C., Ceciliani, A. (2004). Capitolo quarto "Didattica e gioco" Capitolo Quinto "Dalla paidia al ludus il percorso dell'educaziione tramite il gioco". BOLOGNA : Edizioni Asterisco.
Capitolo quarto "Didattica e gioco" Capitolo Quinto "Dalla paidia al ludus il percorso dell'educaziione tramite il gioco"
CECILIANI, ANDREA
2004
Abstract
Il "gioco è gioco", serve a dare benessere e racchiude in sè il concetto dell'unità della persona, individuando con ciò la massima espressione soggettiva di valore dell'azione motoria. Dalla prospettiva filosofica, antropologica e sociologica si passa alla funzione culturale, emotiva ed educativa del gioco e del giocare. Educare al gioco diviene aspetto probante nella dinamica formativa, un percorso che parte dal corpo per ritornare al corpo in un cerchio che, invece di chiudersi su se stesso, si apre a nuovi orizzonti: il sè e l'altro, lo spazio e il tempo, l'espressività e la drammatizzazione. Insegnare a giocare come stimolo al "apprendere ad apprendere", per sviluppare competenze che, ben oltre il saper fare, caratterizzino il saper essere. La valorizzazione del gioco assume aspetti determinanti, dai tre agli otto anni, per mantenere la motivazione, la cuiriosità verso il nuovo e, di riflesso, lo spirito creativo e immaginifico. La didattica metacognitiva e l'oculata miscellanea delle categorie e degli universali ludici, consentono infinite opportunità educative che dal gioco funzionale al gioco tradizionale, fino al gioco presportivo, possono accompagnare e soddisfare le esigenze e i bisogni formativi dell'Homo ludens.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.