Il contributo è esito del lavoro svolto dal gruppo di ricerca sulla compliance dell’Università di Bologna, coordinato dal prof. Antonio Matacena, in collaborazione con Ernst & Young, Ordine e Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna, Unindustria Bologna e Andaf. La ricerca, che ha riguardato un significativo campione di imprese emiliano romagnole, quotate e non quotate, ha evidenziato come ciò che tormenta maggiormente le imprese intervistate sia il variegato sistema dei controlli attualmente in vigore. Secondo più della metà delle imprese analizzate, il progressivo stratificarsi di normative, spesso di fonte diversa, ha generato una pericolosa duplicazione di funzioni tra i molteplici organismi monocratici e collegiali diversamente coinvolti nel sistema dei controlli. Ciò emerge con maggior evidenza nelle società quotate che hanno dichiarato di aderire al Codice di Autodisciplina, approvato dal Comitato per la Corporate Governance e promosso da Borsa Italiana S.p.A. Di fronte ad una struttura aziendale notevolmente appesantita da nuove figure societarie e da nuove funzioni, le imprese intervistate evidenziano un sensibile aggravio dei costi non correlato con una maggiore efficacia dei controlli. Al contrario (art. n. 24 della Direttiva 2006/43/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 maggio 2006) è invece prioritario che sia garantito un sistema efficace di controllo interno in quanto esso contribuisce a minimizzare i rischi finanziari, operativi e di inosservanza delle disposizioni ed accresce, altresì, la qualità dell’informativa finanziaria. Dall’analisi dei dati raccolti, emerge con chiarezza che un continuo proliferare di normative possa portare, soprattutto nelle imprese di minori dimensioni, ad una mera applicazione formale delle medesime. Circa un quarto del campione analizzato, infatti, ritiene che non sia possibile essere compliant alla totalità delle disposizioni normative e regolamentari attualmente vigenti senza che a ciò corrisponda un aggravio di costi incompatibile con le attuali dimensioni aziendali. Uno dei temi affrontati dalla ricerca è altresì rappresentato dai costi di ammissione e permanenza in Borsa che le imprese non quotate sarebbero tenute a sostenere in caso di una eventuale IPO. In particolare, poco più della metà delle imprese intervistate sostiene che i costi di compliance conseguenti alla quotazione sarebbero ridondanti e non in grado di garantire una maggiore efficienza e trasparenza del mercato, mentre il 12% ritiene che tali costi siano eccessivi e rappresentino un disincentivo al listing. Dalla ricerca emerge con chiarezza come il rischio di compliance sia percepito dalle imprese emiliano romagnole come un fattore critico per la propria crescita e profittabilità. Non è altresì trascurabile la richiesta di razionalizzazione dei sistemi di controllo attualmente previsti. Infine, eliminare incertezze normative ed eccessivi oneri procedurali e burocratici appare prioritario allo scopo di evitare un mero adeguamento formale da parte delle imprese, soprattutto da quelle di piccole dimensioni.

Il rischio di compliance in Emilia Romagna / A. Matacena; G. Supino. - STAMPA. - (2011), pp. 141-158.

Il rischio di compliance in Emilia Romagna

MATACENA, ANTONIO;
2011

Abstract

Il contributo è esito del lavoro svolto dal gruppo di ricerca sulla compliance dell’Università di Bologna, coordinato dal prof. Antonio Matacena, in collaborazione con Ernst & Young, Ordine e Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna, Unindustria Bologna e Andaf. La ricerca, che ha riguardato un significativo campione di imprese emiliano romagnole, quotate e non quotate, ha evidenziato come ciò che tormenta maggiormente le imprese intervistate sia il variegato sistema dei controlli attualmente in vigore. Secondo più della metà delle imprese analizzate, il progressivo stratificarsi di normative, spesso di fonte diversa, ha generato una pericolosa duplicazione di funzioni tra i molteplici organismi monocratici e collegiali diversamente coinvolti nel sistema dei controlli. Ciò emerge con maggior evidenza nelle società quotate che hanno dichiarato di aderire al Codice di Autodisciplina, approvato dal Comitato per la Corporate Governance e promosso da Borsa Italiana S.p.A. Di fronte ad una struttura aziendale notevolmente appesantita da nuove figure societarie e da nuove funzioni, le imprese intervistate evidenziano un sensibile aggravio dei costi non correlato con una maggiore efficacia dei controlli. Al contrario (art. n. 24 della Direttiva 2006/43/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 maggio 2006) è invece prioritario che sia garantito un sistema efficace di controllo interno in quanto esso contribuisce a minimizzare i rischi finanziari, operativi e di inosservanza delle disposizioni ed accresce, altresì, la qualità dell’informativa finanziaria. Dall’analisi dei dati raccolti, emerge con chiarezza che un continuo proliferare di normative possa portare, soprattutto nelle imprese di minori dimensioni, ad una mera applicazione formale delle medesime. Circa un quarto del campione analizzato, infatti, ritiene che non sia possibile essere compliant alla totalità delle disposizioni normative e regolamentari attualmente vigenti senza che a ciò corrisponda un aggravio di costi incompatibile con le attuali dimensioni aziendali. Uno dei temi affrontati dalla ricerca è altresì rappresentato dai costi di ammissione e permanenza in Borsa che le imprese non quotate sarebbero tenute a sostenere in caso di una eventuale IPO. In particolare, poco più della metà delle imprese intervistate sostiene che i costi di compliance conseguenti alla quotazione sarebbero ridondanti e non in grado di garantire una maggiore efficienza e trasparenza del mercato, mentre il 12% ritiene che tali costi siano eccessivi e rappresentino un disincentivo al listing. Dalla ricerca emerge con chiarezza come il rischio di compliance sia percepito dalle imprese emiliano romagnole come un fattore critico per la propria crescita e profittabilità. Non è altresì trascurabile la richiesta di razionalizzazione dei sistemi di controllo attualmente previsti. Infine, eliminare incertezze normative ed eccessivi oneri procedurali e burocratici appare prioritario allo scopo di evitare un mero adeguamento formale da parte delle imprese, soprattutto da quelle di piccole dimensioni.
2011
Il rischio di compliance
141
158
Il rischio di compliance in Emilia Romagna / A. Matacena; G. Supino. - STAMPA. - (2011), pp. 141-158.
A. Matacena; G. Supino
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/109014
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