Tra le micosi superficiali degli animali, un ruolo di primaria importanza è rivestito indubbiamente dalle dermatofitosi. Nel recente report ECMM riguardante una indagine retrospettiva (1995-1999) sulle dermatofitosi di cani e gatti in Europa (Cabanes e coll., 2003) a cui hanno collaborato gruppi di studio italiani, la presenza di dermatofiti è stata segnalata nel 27,4%dei gatti e nel 12,4%dei cani esaminati. Per quanto riguarda più in specifico la situazione italiana, valutando le più recenti indagini epidemiologiche, si possono osservare prevalenze che vanno da 23,80% a 33,26% nel gatto e da 11,40% a 21,50% nel cane (Gallo e coll., 2000; Cafarchia e coll., 2002; Galuppi e coll.; 2002 Mancianti e coll., 2002). I lavori concordano sul fatto che M. canis è il dermatofita di maggior riscontro nel cane e ancor più nel gatto; Yorkshire e Persiani rispettivamente risultano essere le razze più colpite. In entrambe le specie la prevalenza risulta maggiore nei soggetti di età inferiore a un anno. La stagionalità dell’infezione presenta differenze a seconda delle zone esaminate e delle diverse annate. Per quanto riguarda altri animali domestici (Galuppi e coll., 2002), indagini effettuate su bovini sintomatici in provincia di Bologna hanno evidenziato la presenza unicamente di T. verrucosum (48,72% degli animali esaminati). Proprio nei confronti di questo dermatofita da pochi anni è stato commercializzato in Italia un vaccino che, usato da anni nei paesi della ex unione sovietica e del nord europa ha modificato notevolmente la diffusione di questo micete in tali zone. Negli equini prevale ancora T.equinum, anche se sono stati evidenziati casi di lesioni dovute a M.canis e M.gypseum. I conigli si rivelano più frequentemente colpiti da T. mentagrophytes seguito da M. canis. Gatti e conigli frequentemente possono risultare portatori asintomatici svolgendo così un importante ruolo di serbatoio. Anche la resistenza delle artrospore gioca un importante ruolo epidemiologico legato alla prolungata contaminazione degli ambienti (Mancianti e coll 2003). I riflessi sulla sanità pubblica sono evidenziati dal fatto che, come ormai noto, nel sud e nell'est dell'Europa nell’uomo i miceti antropofili sono stati rimpiazzati da specie zoofile quali M. canis e T. mentagrophytes. In particolare in Italia M. canis risulta il dermatofita più frequentemente riscontrato nell’uomo. Un’indagine compiuta in collaborazione con l'ospedale S. Chiara di Trento (Gaino e coll., 2000), ha evidenziato come in casi di infezione da M.canis nell'uomo, lo stesso dermatofita fosse presente anche negli animali di proprietà: nel 72% dei casi si trattava di gatti e nel 27% cani; fra i gatti, 53,5% erano randagi adottati e 15% erano persiani provenienti da un allevamento. Indagini svolte su gatti randagi in alcune città italiane hanno evidenziato una elevata prevalenza di M. canis (fino al 47,4%): in particolare a Bologna e Venezia questa è risultata significativamente maggiore rispetto a quella riscontrata in animali di proprietà (Galuppi e coll., 1992;2000 e Romano e coll., 1997). I gatti, in particolare quelli provenienti da collettività feline, sembrano quindi svolgere un ruolo importante nella trasmissione dell’infezione all’uomo; non bisogna però trascurare a livello diagnostico la possibilità di trasmissione di dermatofiti anche da altre specie animali. Un breve cenno fra le micosi superficiali meritano anche le infezioni da Malassezia spp. Negli ultimi anni si è visto un aumentato interesse attorno ai lieviti appartenenti a questo genere, e gli studi epidemiololgici sono in continua evoluzione. Gli studi svolti da vari autori stanno mettendo in evidenza come anche negli animali domestici possano riscontrarsi specie lipidodipendenti, solitamente considerate tipiche dell'uomo, e viceversa, come nell'uomo siano stati segnalati casi di infezione sistemica da M. pachydermatis, specie non lipido-dipendente considerata tipica in particolare del cane. A tutt'oggi non sono però stati condotti studi sufficienti a definire un chiaro ruolo del cane quale i serbatoio in questo tipo di infezione.
Galuppi, R. (2004). Le micosi superficiali degli animali: aspetti epidemiologici e di sanità pubblica. s.l : s.n.
Le micosi superficiali degli animali: aspetti epidemiologici e di sanità pubblica
GALUPPI, ROBERTA
2004
Abstract
Tra le micosi superficiali degli animali, un ruolo di primaria importanza è rivestito indubbiamente dalle dermatofitosi. Nel recente report ECMM riguardante una indagine retrospettiva (1995-1999) sulle dermatofitosi di cani e gatti in Europa (Cabanes e coll., 2003) a cui hanno collaborato gruppi di studio italiani, la presenza di dermatofiti è stata segnalata nel 27,4%dei gatti e nel 12,4%dei cani esaminati. Per quanto riguarda più in specifico la situazione italiana, valutando le più recenti indagini epidemiologiche, si possono osservare prevalenze che vanno da 23,80% a 33,26% nel gatto e da 11,40% a 21,50% nel cane (Gallo e coll., 2000; Cafarchia e coll., 2002; Galuppi e coll.; 2002 Mancianti e coll., 2002). I lavori concordano sul fatto che M. canis è il dermatofita di maggior riscontro nel cane e ancor più nel gatto; Yorkshire e Persiani rispettivamente risultano essere le razze più colpite. In entrambe le specie la prevalenza risulta maggiore nei soggetti di età inferiore a un anno. La stagionalità dell’infezione presenta differenze a seconda delle zone esaminate e delle diverse annate. Per quanto riguarda altri animali domestici (Galuppi e coll., 2002), indagini effettuate su bovini sintomatici in provincia di Bologna hanno evidenziato la presenza unicamente di T. verrucosum (48,72% degli animali esaminati). Proprio nei confronti di questo dermatofita da pochi anni è stato commercializzato in Italia un vaccino che, usato da anni nei paesi della ex unione sovietica e del nord europa ha modificato notevolmente la diffusione di questo micete in tali zone. Negli equini prevale ancora T.equinum, anche se sono stati evidenziati casi di lesioni dovute a M.canis e M.gypseum. I conigli si rivelano più frequentemente colpiti da T. mentagrophytes seguito da M. canis. Gatti e conigli frequentemente possono risultare portatori asintomatici svolgendo così un importante ruolo di serbatoio. Anche la resistenza delle artrospore gioca un importante ruolo epidemiologico legato alla prolungata contaminazione degli ambienti (Mancianti e coll 2003). I riflessi sulla sanità pubblica sono evidenziati dal fatto che, come ormai noto, nel sud e nell'est dell'Europa nell’uomo i miceti antropofili sono stati rimpiazzati da specie zoofile quali M. canis e T. mentagrophytes. In particolare in Italia M. canis risulta il dermatofita più frequentemente riscontrato nell’uomo. Un’indagine compiuta in collaborazione con l'ospedale S. Chiara di Trento (Gaino e coll., 2000), ha evidenziato come in casi di infezione da M.canis nell'uomo, lo stesso dermatofita fosse presente anche negli animali di proprietà: nel 72% dei casi si trattava di gatti e nel 27% cani; fra i gatti, 53,5% erano randagi adottati e 15% erano persiani provenienti da un allevamento. Indagini svolte su gatti randagi in alcune città italiane hanno evidenziato una elevata prevalenza di M. canis (fino al 47,4%): in particolare a Bologna e Venezia questa è risultata significativamente maggiore rispetto a quella riscontrata in animali di proprietà (Galuppi e coll., 1992;2000 e Romano e coll., 1997). I gatti, in particolare quelli provenienti da collettività feline, sembrano quindi svolgere un ruolo importante nella trasmissione dell’infezione all’uomo; non bisogna però trascurare a livello diagnostico la possibilità di trasmissione di dermatofiti anche da altre specie animali. Un breve cenno fra le micosi superficiali meritano anche le infezioni da Malassezia spp. Negli ultimi anni si è visto un aumentato interesse attorno ai lieviti appartenenti a questo genere, e gli studi epidemiololgici sono in continua evoluzione. Gli studi svolti da vari autori stanno mettendo in evidenza come anche negli animali domestici possano riscontrarsi specie lipidodipendenti, solitamente considerate tipiche dell'uomo, e viceversa, come nell'uomo siano stati segnalati casi di infezione sistemica da M. pachydermatis, specie non lipido-dipendente considerata tipica in particolare del cane. A tutt'oggi non sono però stati condotti studi sufficienti a definire un chiaro ruolo del cane quale i serbatoio in questo tipo di infezione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.