Il paesaggio non è mai un locus inerte; i popoli lo occupano, lo rielaborano, lo maneggiano, se ne appropriano, lo sfruttano e lo utilizzano. Questa azione continua sull’ambiente vitale è parte di quegli atti e di quelle manifestazioni umane che sviluppano la creazione di un identità di gruppo, poi etnica e poi di nazione. Nel fare questo ogni società afferma – e riafferma – uno stretto legame tra la gente e la sua terra: quasi tutti i gruppi umani si riconoscono come società in un territorio definito, attualizzano e identificano il loro senso di gruppo attraverso i segni lasciati sul territorio. I popoli “usano” dunque il paesaggio in modi differenti che riflettono i differenti approcci all’ambiente naturale, che cambiano nel tempo e nello spazio.
S. Venturoli (2005). Il paesaggio come testo. La creazione di un’identità tra territorio e memoria nell’area andina, Clueb, Bologna.. BOLOGNA : Clueb.
Il paesaggio come testo. La creazione di un’identità tra territorio e memoria nell’area andina, Clueb, Bologna.
VENTUROLI, SOFIA
2005
Abstract
Il paesaggio non è mai un locus inerte; i popoli lo occupano, lo rielaborano, lo maneggiano, se ne appropriano, lo sfruttano e lo utilizzano. Questa azione continua sull’ambiente vitale è parte di quegli atti e di quelle manifestazioni umane che sviluppano la creazione di un identità di gruppo, poi etnica e poi di nazione. Nel fare questo ogni società afferma – e riafferma – uno stretto legame tra la gente e la sua terra: quasi tutti i gruppi umani si riconoscono come società in un territorio definito, attualizzano e identificano il loro senso di gruppo attraverso i segni lasciati sul territorio. I popoli “usano” dunque il paesaggio in modi differenti che riflettono i differenti approcci all’ambiente naturale, che cambiano nel tempo e nello spazio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.