La foto coglie l’attimo e fissa la storia. L’immagine entra nella parola per creare conoscenza, la conoscenza di una cultura raccontata dalla forza delle immagini. La mostra, grazie all’alleanza tra parola e immagine, offre spunti di riflessione sulla fotografia sin dalla sua origine, sul linguaggio e sulla cultura della storia dell’arte studiata e insegnata in Università a Bologna all’inizio del secolo XX. Le foto conservate presso la Fototeca “I.B. Supino” del Dipartimento Arti Visive sono testimonianze di cultura senza confini, dalla Grecia a Roma, a Bologna, ai paesi africani e medio-orientali affacciati sul Mediterraneo, all’India, prova della trasmigrazione di forme senza barriere ideologiche, prova dell’islamofilia diffusa nell’Ottocento. Sono pochi gli studiosi che già alla fine dell’Ottocento comprendono che la realtà della storia vuol dire indagine sulle forme per giungere all’analisi della cultura di un paese, di un artista. Acquistano fotografie anche indipendentemente dai personali temi di studio e, affascinati dalla nuova tecnica di Niépce e Daguerre, partecipano alla diffusione della fotografia d’arte in Italia e nel mondo. Sappiamo che l’islamofilia, l’amore per il mondo islamico e la sua raffigurazione, ha colpito nel Rinascimento le corti culturalmente più aperte e si è rafforzata dalla seconda metà del secolo XVIII. Non è stato solo un impulso militare, possiamo parlare di vera seduzione estetica con accenti ora illustrativi, ora storici soprattutto a seguito dell’impresa Napoleonica, ora estetici. Nell’Ottocento ha continuato ad interessare i pittori, e subito il fascino dell’Orientalismo ha coinvolto i fotografi. La Fototeca Supino presenta splendide foto d’autore, di fotografi francesi detentori della nuova ideologia estetica, di autori inglesi spesso ancora sconosciuti ma attori di prim’ordine della lezione anglosassone, di interpreti svedesi, turchi, egiziani, tutti protagonisti della diffusione della cultura fotografica anche in Italia, taluni radicati nel contesto del nostro paese, altri momentanei interpreti. L’interesse suscitato in Italia dalla “Scuola Romana di Fotografia”, aperta a Roma nel 1847 dal francese Frédéric Flachéron ed animata dai frequentatori del Caffè Greco (Caneva, Cugnoni, Luswergh, Flachéron, Constant), ha avuto presto un esito prezioso per il nostro tema archeologico, mi riferisco al volume di Pompeo Bondini, Della via Appia e dei sepolcri degli Antichi Romani, pubblicato a Roma nel 1853 con grandi stampe fotografiche al sale tratte da negativi calotipi. Le stampe della nostra Fototeca sono prova dell’interesse alle vie d’incontro e di dialogo delle forme, non solo fugace curiosità, non solo souvenir. Non vediamo nuove mete, ma occhi nuovi per modelli di cultura che il turismo di massa non è riuscito a rinsecchire. Queste immagini possono darci ancora informazioni, arricchirci. Se vogliamo testimoniare cultura, coltivare la memoria ed impedire che tutto si scolorisca nell’oblio e nell’ignoranza, la foto costituisce un ausilio potente. Consideriamo allora quanto sia utile aprire gli archivi e rendere disponibile il patrimonio fotografico custodito, valutiamo quanto sia importante riorganizzarlo ed offrirlo ai giovani.

ARTELIBRO 2011 LE BIBLIOTECHE DI ATENEO SI MOSTRANO Testimonianze archeologiche nella Fototeca Igino Benvenuto Supino / M.Pigozzi. - (2011).

ARTELIBRO 2011 LE BIBLIOTECHE DI ATENEO SI MOSTRANO Testimonianze archeologiche nella Fototeca Igino Benvenuto Supino

PIGOZZI, MARINELLA
2011

Abstract

La foto coglie l’attimo e fissa la storia. L’immagine entra nella parola per creare conoscenza, la conoscenza di una cultura raccontata dalla forza delle immagini. La mostra, grazie all’alleanza tra parola e immagine, offre spunti di riflessione sulla fotografia sin dalla sua origine, sul linguaggio e sulla cultura della storia dell’arte studiata e insegnata in Università a Bologna all’inizio del secolo XX. Le foto conservate presso la Fototeca “I.B. Supino” del Dipartimento Arti Visive sono testimonianze di cultura senza confini, dalla Grecia a Roma, a Bologna, ai paesi africani e medio-orientali affacciati sul Mediterraneo, all’India, prova della trasmigrazione di forme senza barriere ideologiche, prova dell’islamofilia diffusa nell’Ottocento. Sono pochi gli studiosi che già alla fine dell’Ottocento comprendono che la realtà della storia vuol dire indagine sulle forme per giungere all’analisi della cultura di un paese, di un artista. Acquistano fotografie anche indipendentemente dai personali temi di studio e, affascinati dalla nuova tecnica di Niépce e Daguerre, partecipano alla diffusione della fotografia d’arte in Italia e nel mondo. Sappiamo che l’islamofilia, l’amore per il mondo islamico e la sua raffigurazione, ha colpito nel Rinascimento le corti culturalmente più aperte e si è rafforzata dalla seconda metà del secolo XVIII. Non è stato solo un impulso militare, possiamo parlare di vera seduzione estetica con accenti ora illustrativi, ora storici soprattutto a seguito dell’impresa Napoleonica, ora estetici. Nell’Ottocento ha continuato ad interessare i pittori, e subito il fascino dell’Orientalismo ha coinvolto i fotografi. La Fototeca Supino presenta splendide foto d’autore, di fotografi francesi detentori della nuova ideologia estetica, di autori inglesi spesso ancora sconosciuti ma attori di prim’ordine della lezione anglosassone, di interpreti svedesi, turchi, egiziani, tutti protagonisti della diffusione della cultura fotografica anche in Italia, taluni radicati nel contesto del nostro paese, altri momentanei interpreti. L’interesse suscitato in Italia dalla “Scuola Romana di Fotografia”, aperta a Roma nel 1847 dal francese Frédéric Flachéron ed animata dai frequentatori del Caffè Greco (Caneva, Cugnoni, Luswergh, Flachéron, Constant), ha avuto presto un esito prezioso per il nostro tema archeologico, mi riferisco al volume di Pompeo Bondini, Della via Appia e dei sepolcri degli Antichi Romani, pubblicato a Roma nel 1853 con grandi stampe fotografiche al sale tratte da negativi calotipi. Le stampe della nostra Fototeca sono prova dell’interesse alle vie d’incontro e di dialogo delle forme, non solo fugace curiosità, non solo souvenir. Non vediamo nuove mete, ma occhi nuovi per modelli di cultura che il turismo di massa non è riuscito a rinsecchire. Queste immagini possono darci ancora informazioni, arricchirci. Se vogliamo testimoniare cultura, coltivare la memoria ed impedire che tutto si scolorisca nell’oblio e nell’ignoranza, la foto costituisce un ausilio potente. Consideriamo allora quanto sia utile aprire gli archivi e rendere disponibile il patrimonio fotografico custodito, valutiamo quanto sia importante riorganizzarlo ed offrirlo ai giovani.
2011
ARTELIBRO 2011 LE BIBLIOTECHE DI ATENEO SI MOSTRANO Testimonianze archeologiche nella Fototeca Igino Benvenuto Supino / M.Pigozzi. - (2011).
M.Pigozzi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/106562
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