Perché gli artisti moderni e contemporanei hanno esplorato e utilizzato così ostinatamente le risorse dell’impronta, cioè di un modo in un certo senso preistorico di generare le forme? – Come può accedere alla complessità di una tecnica e di un pensiero della «procedura» il gioco, in apparenza così semplice, dell’organo (la mano…), del gesto (affondare, piantare…) e della materia (il gesso…)? – Come può questa tecnica, che presuppone innanzi tutto il contatto, trasformare le condizioni essenziali della somiglianza e della rappresentazione? – A che tipo di erotismo dà luogo questo lavoro del contatto? – Quale tipo di memoria e di presente, quale tipo di anacronismo propone l’impronta alla storia dell’arte di oggi? Il saggio cerca di rispondere a queste domande, tracciando una diversa storia sinottica dell’impronta e trasformando il nostro modo abituale di guardare l’immagine nella sua singolarità: dal modello ottico o metafisico dell’imitazione verso quello tattile e tecnico del suo lavoro in atto. Tutto ciò allo scopo di trasformare la nostra maniera abituale di intendere ogni opera d’arte – quella di Marcel Duchamp è presa qui come caso esemplare – nella sua storicità: dal modello deduttivo, che può farci immaginare un movimento di «progresso» dal modernismo al postmodernismo, a un modello più complesso, che tiene conto degli intrecci di temporalità eterogenee di cui si compone ogni immagine.
C. Tartarini (2009). La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell'impronta. TORINO : Bollati Boringhieri.
La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell'impronta
TARTARINI, CHIARA
2009
Abstract
Perché gli artisti moderni e contemporanei hanno esplorato e utilizzato così ostinatamente le risorse dell’impronta, cioè di un modo in un certo senso preistorico di generare le forme? – Come può accedere alla complessità di una tecnica e di un pensiero della «procedura» il gioco, in apparenza così semplice, dell’organo (la mano…), del gesto (affondare, piantare…) e della materia (il gesso…)? – Come può questa tecnica, che presuppone innanzi tutto il contatto, trasformare le condizioni essenziali della somiglianza e della rappresentazione? – A che tipo di erotismo dà luogo questo lavoro del contatto? – Quale tipo di memoria e di presente, quale tipo di anacronismo propone l’impronta alla storia dell’arte di oggi? Il saggio cerca di rispondere a queste domande, tracciando una diversa storia sinottica dell’impronta e trasformando il nostro modo abituale di guardare l’immagine nella sua singolarità: dal modello ottico o metafisico dell’imitazione verso quello tattile e tecnico del suo lavoro in atto. Tutto ciò allo scopo di trasformare la nostra maniera abituale di intendere ogni opera d’arte – quella di Marcel Duchamp è presa qui come caso esemplare – nella sua storicità: dal modello deduttivo, che può farci immaginare un movimento di «progresso» dal modernismo al postmodernismo, a un modello più complesso, che tiene conto degli intrecci di temporalità eterogenee di cui si compone ogni immagine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.