In occasione del Cinquantenario della firma del Trattato di Roma (marzo 1957) che segnò sulla carta il primo concreto impegno istituzionale per la nascita dell’Unione Europea, vengono qui curati ed accompagnati da un’ampia introduzione di Carlo De Maria, alcuni tra i più importanti interventi sull’Europa prodotti nel secondo dopoguerra da Alessandro Schiavi. Voce autorevole dell’europeismo socialdemocratico sin dai primi anni del Ventesimo secolo, Schiavi maturò una sua idea d’Europa attraverso l’impegno e le battaglie di una vita (1872- 1965), a partire dalle pagine dell’”Avanti!”, poi grazie ad una vasta rete di relazioni costruita dal suo “laboratorio” comunale milanese presso la Società Umanitaria, a fianco di Filippo Turati, del quale costantemente valorizzò la proposta di Stati Uniti d’Europa, attraverso un lavoro tenace e solitario durante il ventennio fascista, sino a riprenderla ed aggiornarla nelle difficoltà e negli entusiasmi degli anni della Ricostruzione postbellica. Un’idea di Europa che si basava sull’autogoverno, sulla sicurezza sociale, sulla cooperazione tra associazioni, sindacati, enti locali: un’Europa, come suggerisce nel suo saggio introduttivo De Maria, vista e soprattutto voluta “dal basso” attraverso la Commissione affari sociali della CECA, il credito comunale, la rete delle città e dei cooperatori che avrebbero dovuto contribuire, tramite il Consiglio dei comuni d’Europa, a configurare un continente finalmente pacificato e riscattato dai nazionalismi e da progetti di supremazia nazionale che avevano insanguinato la prima metà del secolo. Schiavi riuscì ad integrare la tradizione socialista con quella liberale, in un periodo, quello di inizio della Guerra Fredda, dove lo scontro ideologico ritornava al centro di nuove divisione politiche e territoriali. La firma dei trattati di Roma, se oggi viene celebrata con ragione come pietra miliare dell’Unione Europea, per europeisti come Schiavi segnò forse in molti sensi la fine di un progetto che si basava sul decentramento finanziario ed economico e soprattutto su un’idea di Europa fortemente connotata da solidarietà sociale e d’attenzione al mondo del lavoro.
De Maria C. (2007). Alessandro Schiavi e un'idea d'Europa. Scritti e discorsi.. BOLOGNA : Clueb.
Alessandro Schiavi e un'idea d'Europa. Scritti e discorsi.
DE MARIA, CARLO
2007
Abstract
In occasione del Cinquantenario della firma del Trattato di Roma (marzo 1957) che segnò sulla carta il primo concreto impegno istituzionale per la nascita dell’Unione Europea, vengono qui curati ed accompagnati da un’ampia introduzione di Carlo De Maria, alcuni tra i più importanti interventi sull’Europa prodotti nel secondo dopoguerra da Alessandro Schiavi. Voce autorevole dell’europeismo socialdemocratico sin dai primi anni del Ventesimo secolo, Schiavi maturò una sua idea d’Europa attraverso l’impegno e le battaglie di una vita (1872- 1965), a partire dalle pagine dell’”Avanti!”, poi grazie ad una vasta rete di relazioni costruita dal suo “laboratorio” comunale milanese presso la Società Umanitaria, a fianco di Filippo Turati, del quale costantemente valorizzò la proposta di Stati Uniti d’Europa, attraverso un lavoro tenace e solitario durante il ventennio fascista, sino a riprenderla ed aggiornarla nelle difficoltà e negli entusiasmi degli anni della Ricostruzione postbellica. Un’idea di Europa che si basava sull’autogoverno, sulla sicurezza sociale, sulla cooperazione tra associazioni, sindacati, enti locali: un’Europa, come suggerisce nel suo saggio introduttivo De Maria, vista e soprattutto voluta “dal basso” attraverso la Commissione affari sociali della CECA, il credito comunale, la rete delle città e dei cooperatori che avrebbero dovuto contribuire, tramite il Consiglio dei comuni d’Europa, a configurare un continente finalmente pacificato e riscattato dai nazionalismi e da progetti di supremazia nazionale che avevano insanguinato la prima metà del secolo. Schiavi riuscì ad integrare la tradizione socialista con quella liberale, in un periodo, quello di inizio della Guerra Fredda, dove lo scontro ideologico ritornava al centro di nuove divisione politiche e territoriali. La firma dei trattati di Roma, se oggi viene celebrata con ragione come pietra miliare dell’Unione Europea, per europeisti come Schiavi segnò forse in molti sensi la fine di un progetto che si basava sul decentramento finanziario ed economico e soprattutto su un’idea di Europa fortemente connotata da solidarietà sociale e d’attenzione al mondo del lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.