Il contributo analizza il pensiero pedagogico di Alberto Manzi, figura centrale nel panorama educativo italiano del dopoguerra, evidenziandone l’approccio rivoluzionario e profondamente orientato all'emancipazione culturale e sociale. In un’Italia segnata da alti livelli di analfabetismo, Manzi interpreta l’educazione come pratica di libertà, coniugando i principi delle pedagogie attive con l’uso innovativo dei media, come dimostra il celebre programma televisivo Non è mai troppo tardi. Per Manzi la scuola deve essere una comunità di ricerca, in cui gli studenti partecipano attivamente alla costruzione del sapere attraverso discussione, sperimentazione e confronto. Educare a pensare significa sviluppare intelligenza, autonomia e capacità di affrontare l’imprevisto: un processo che si radica nel dialogo, nell’esperienza e nella valorizzazione del linguaggio come strumento fondamentale del pensiero. L’apprendimento nasce dal disequilibrio cognitivo, dalla curiosità e dalla tensione verso il nuovo, in linea con il socio-costruttivismo di Piaget, Vygotskij e Freire. Le sue pratiche didattiche – laboratoriali, esplorative, ludiche – trasformano l’aula in un ambiente vivo e democratico, dove ogni esperienza diventa occasione di riflessione. L’insegnante, continuamente in ricerca, costruisce contesti che stimolano il ragionamento e favoriscono la crescita integrale degli alunni. In questa prospettiva, imparare a pensare rappresenta il fine più alto e inclusivo dell’educazione.
Pacetti, E. (2025). Imparare a pensare. Per una didattica esperienziale. Roma : tab edizioni [10.36158/979125669264415].
Imparare a pensare. Per una didattica esperienziale
Elena Pacetti
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2025
Abstract
Il contributo analizza il pensiero pedagogico di Alberto Manzi, figura centrale nel panorama educativo italiano del dopoguerra, evidenziandone l’approccio rivoluzionario e profondamente orientato all'emancipazione culturale e sociale. In un’Italia segnata da alti livelli di analfabetismo, Manzi interpreta l’educazione come pratica di libertà, coniugando i principi delle pedagogie attive con l’uso innovativo dei media, come dimostra il celebre programma televisivo Non è mai troppo tardi. Per Manzi la scuola deve essere una comunità di ricerca, in cui gli studenti partecipano attivamente alla costruzione del sapere attraverso discussione, sperimentazione e confronto. Educare a pensare significa sviluppare intelligenza, autonomia e capacità di affrontare l’imprevisto: un processo che si radica nel dialogo, nell’esperienza e nella valorizzazione del linguaggio come strumento fondamentale del pensiero. L’apprendimento nasce dal disequilibrio cognitivo, dalla curiosità e dalla tensione verso il nuovo, in linea con il socio-costruttivismo di Piaget, Vygotskij e Freire. Le sue pratiche didattiche – laboratoriali, esplorative, ludiche – trasformano l’aula in un ambiente vivo e democratico, dove ogni esperienza diventa occasione di riflessione. L’insegnante, continuamente in ricerca, costruisce contesti che stimolano il ragionamento e favoriscono la crescita integrale degli alunni. In questa prospettiva, imparare a pensare rappresenta il fine più alto e inclusivo dell’educazione.| File | Dimensione | Formato | |
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