Giselle, “più che un balletto, [...] il balletto”, nasce dalla felice miscela di apporti creativi plurimi su cui si imprime la determinante firma autoriale di Théophile Gautier. Un successo compatto e luminoso favorisce il rapido moltiplicarsi dell'opera, che, dopo il debutto parigino del 1841, viene riproposta nei teatri del mondo intero attraverso interpretazioni artistiche, revisioni drammaturgiche e realizzazioni materiali ogni volta diverse, su cui tuttavia rimane visibile l'originaria volontà creativa del librettista. L'Italia, tra l'altro terra d'origine di Carlotta Grisi, su cui aveva preso vita il personaggio principale, accoglie il balletto in numerose piazze, a partire dalla Gisella ossia Il Ballo notturno che debutta nel 1842 a Torino, città in cui ritornerà infine nel 1866 dopo avere percorso larga parte della penisola. Il mio intervento intende concentrarsi sulle modalità con cui Giselle viene visto e raccontato dal pubblico dei teatri italiani tra il 1842 e il 1866 (data, quest'ultima, della più tarda replica italiana di cui io abbia fino a ora trovato notizie). Il balletto di Gautier, indelebilmente connotato dalla lattiginosa luce lunare che colora il secondo atto, in Italia "piacque e non piacque": dovrà quindi trovare dei colori più solari per essere accolto di buon grado, dovrà essere "foggiato al gusto italiano, ampliandolo, cercando di rendere più interessante l'azione", poiché "dovrebbe esser cura di chi lo pone in iscena l'adattarlo all'attitudine degli esecutori ed al piacere del pubblico". Sarebbe questo un approfondimento per me inedito, seppure collocato in un percorso di studio già in atto, poiché mi sono fino ad ora occupata delle reazioni della critica italiana limitatamente alla tappa bolognese di Giselle (1843), mentre sarebbe davvero interessante cercare di registrare e far risuonare ulteriori aspetti della ricezione del balletto gautieriano.

Giselle, che “piacque e non piacque”. Diffusione e ricezione di un balletto gautieriano nell'Italia dell'Ottocento

CERVELLATI, ELENA
2011

Abstract

Giselle, “più che un balletto, [...] il balletto”, nasce dalla felice miscela di apporti creativi plurimi su cui si imprime la determinante firma autoriale di Théophile Gautier. Un successo compatto e luminoso favorisce il rapido moltiplicarsi dell'opera, che, dopo il debutto parigino del 1841, viene riproposta nei teatri del mondo intero attraverso interpretazioni artistiche, revisioni drammaturgiche e realizzazioni materiali ogni volta diverse, su cui tuttavia rimane visibile l'originaria volontà creativa del librettista. L'Italia, tra l'altro terra d'origine di Carlotta Grisi, su cui aveva preso vita il personaggio principale, accoglie il balletto in numerose piazze, a partire dalla Gisella ossia Il Ballo notturno che debutta nel 1842 a Torino, città in cui ritornerà infine nel 1866 dopo avere percorso larga parte della penisola. Il mio intervento intende concentrarsi sulle modalità con cui Giselle viene visto e raccontato dal pubblico dei teatri italiani tra il 1842 e il 1866 (data, quest'ultima, della più tarda replica italiana di cui io abbia fino a ora trovato notizie). Il balletto di Gautier, indelebilmente connotato dalla lattiginosa luce lunare che colora il secondo atto, in Italia "piacque e non piacque": dovrà quindi trovare dei colori più solari per essere accolto di buon grado, dovrà essere "foggiato al gusto italiano, ampliandolo, cercando di rendere più interessante l'azione", poiché "dovrebbe esser cura di chi lo pone in iscena l'adattarlo all'attitudine degli esecutori ed al piacere del pubblico". Sarebbe questo un approfondimento per me inedito, seppure collocato in un percorso di studio già in atto, poiché mi sono fino ad ora occupata delle reazioni della critica italiana limitatamente alla tappa bolognese di Giselle (1843), mentre sarebbe davvero interessante cercare di registrare e far risuonare ulteriori aspetti della ricezione del balletto gautieriano.
2011
Théophile Gautier en Italie. Images, itinéraires, interférences. Mélange pour le bicentenaire de la naissance (1811-1871)
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57
E. Cervellati
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