Nei periodi di forti contese circa il modo di fare scienza anche la componente letteraria è più curata. È quanto avviene nel corso del XVII secolo, quando il vecchio paradigma che ancora si rifaceva ad Aristotele non parve più in grado di spiegare le nuove scoperte astronomiche ottenute con il cannocchiale. Al tempo stesso però gli scienziati innovatori non avevano ancora trovato le prove fisico-matematiche che dessero ragione alle loro tesi e ai loro metodi di ricerca. In questo clima si spiega l’attenzione di Galileo per gli aspetti anche letterari riservati ai suoi testi scientifici. Avendo deciso di indirizzare il proprio discorso non tanto agli scienziati peripatetici delle Università, troppo radicati nelle vecchie credenze, quanto al ceto dei ”dilettanti“ colti, che coltivavano la scienza per passione, Galileo comprese che per avere ascolto presso un pubblico raffinato, amante dell’eleganza e dotato di squisito gusto estetico, doveva attendere anche alla forma e alla componente letteraria. Per questa ragione abbandonò il latino scolastico della comunicazione scientifica a favore della lingua italiana. Al tempo stesso sostituì la forma del trattato a favore del dialogo, un genere letterario impiegato nel corso del Rinascimento per dibattere di temi pertinenti alle scienze umane. Il suo uso in àmbito scientifico rese l’esposizione più chiara e perspicua grazie a un linguaggio accessibile e sorvegliato, senza formule matematiche, senza specialismi, attento non solo al docere, ma anche al delectare. In altri termini, con una sensibilità letteraria in cui agivano sia il modello gnoseologico dei dialoghi socratici di Platone sia, sul piano strutturale e argomentativo, lo schema del De oratore di Cicerone, visibile in filigrana nei Massimi sistemi, anch’esso con tre personaggi di cui uno si fa portavoce dell’autore, un altro dell’avversario e un terzo funge da giudice. Se Galileo è un grande scrittore, non è per una dote naturale e istintiva, ma per una cosciente politica culturale che intendeva fare proseliti presso le classi colte. La rivoluzione di Galileo non è soltanto scientifica, ma anche linguistica.

Galileo tra letteratura e scienza / Battistini A.. - STAMPA. - (2011), pp. 109-123.

Galileo tra letteratura e scienza

BATTISTINI, ANDREA
2011

Abstract

Nei periodi di forti contese circa il modo di fare scienza anche la componente letteraria è più curata. È quanto avviene nel corso del XVII secolo, quando il vecchio paradigma che ancora si rifaceva ad Aristotele non parve più in grado di spiegare le nuove scoperte astronomiche ottenute con il cannocchiale. Al tempo stesso però gli scienziati innovatori non avevano ancora trovato le prove fisico-matematiche che dessero ragione alle loro tesi e ai loro metodi di ricerca. In questo clima si spiega l’attenzione di Galileo per gli aspetti anche letterari riservati ai suoi testi scientifici. Avendo deciso di indirizzare il proprio discorso non tanto agli scienziati peripatetici delle Università, troppo radicati nelle vecchie credenze, quanto al ceto dei ”dilettanti“ colti, che coltivavano la scienza per passione, Galileo comprese che per avere ascolto presso un pubblico raffinato, amante dell’eleganza e dotato di squisito gusto estetico, doveva attendere anche alla forma e alla componente letteraria. Per questa ragione abbandonò il latino scolastico della comunicazione scientifica a favore della lingua italiana. Al tempo stesso sostituì la forma del trattato a favore del dialogo, un genere letterario impiegato nel corso del Rinascimento per dibattere di temi pertinenti alle scienze umane. Il suo uso in àmbito scientifico rese l’esposizione più chiara e perspicua grazie a un linguaggio accessibile e sorvegliato, senza formule matematiche, senza specialismi, attento non solo al docere, ma anche al delectare. In altri termini, con una sensibilità letteraria in cui agivano sia il modello gnoseologico dei dialoghi socratici di Platone sia, sul piano strutturale e argomentativo, lo schema del De oratore di Cicerone, visibile in filigrana nei Massimi sistemi, anch’esso con tre personaggi di cui uno si fa portavoce dell’autore, un altro dell’avversario e un terzo funge da giudice. Se Galileo è un grande scrittore, non è per una dote naturale e istintiva, ma per una cosciente politica culturale che intendeva fare proseliti presso le classi colte. La rivoluzione di Galileo non è soltanto scientifica, ma anche linguistica.
2011
Galileo scienziato, filosofo, scrittore. A quattro secoli dal «Sidereus Nuncius»; Galileo als Wissenschaftler, Philosoph, Schriftsteller. Vierhundert Jahre nach dem «Sidereus Nuncius»
109
123
Galileo tra letteratura e scienza / Battistini A.. - STAMPA. - (2011), pp. 109-123.
Battistini A.
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