I parassitoidi possono essere suddivisi in coinobionti e idiobionti, a seconda che, a parassitizzazione avvenuta, essi consentano o meno all’insetto ospite di continuare a svilupparsi e ad alimentarsi per un certo periodo di tempo. I coinobionti, pertanto, presentano una fase parassitaria prolungata, durante la quale possono manifestarsi, tra i due simbionti, relazioni fisiologiche piuttosto complesse. Gli idiobionti, al contrario, hanno una fase parassitaria breve, contraddistinta da rapporti ospite/parassitoide alquanto semplificati. Come per quasi tutti gli aspetti riguardanti il parassitoidismo, anche la dicotomia coinobionte/idiobionte è stata proposta facendo essenzialmente riferimento agli imenotteri ed è stata poi estesa ai parassitoidi appartenenti ad altri gruppi, compresi i ditteri tachinidi. Questi ultimi rappresentano la più vasta famiglia di parassitoidi non imenotteri; molte specie, inoltre, rivestono una notevole importanza quali agenti di controllo di insetti fitofagi dannosi. Sul piano dei rapporti con l’ospite, i tachinidi vengono di solito considerati tutti coinobionti, dal momento che nessuna specie è in grado di uccidere l’ospite in tempi molto rapidi, né di paralizzarlo. Tuttavia, solo alcuni tachinidi si comportano da veri coinobionti, instaurando con l’ospite relazioni fisiologiche complesse; altre specie, invece, presentano una fase parassitaria relativamente breve e si sviluppano in modo indipendente dalla fisiologia e dal bilancio ormonale dell’ospite. Tali tachinidi (soprattutto quelli le cui larve respirano, fin dall’inizio, ossigeno atmosferico) presentano, pertanto, un comportamento che, pur essendo non totalmente assimilabile a quello degli idiobionti, nemmeno è conforme a quello dei coinobionti. La tecnica di allevamento “in vitro” fornisce ulteriore riprova del fatto che è improprio ritenere tutti i tachinidi dei coinobionti. L’allevamento “in vitro” dei coinobionti tipici, infatti, è alquanto difficoltoso a causa delle complessità delle loro relazioni con la vittima. Contrariamente alla generalità dei coinobionti e in modo simile ad alcuni imenotteri idiobionti, certi tachinidi a sviluppo indipendente dalla fisiologia e dal bilancio ormonale dell’ospite sono però stati allevati “in vitro” fino allo stato adulto, anche su substrati privi di materiale derivato da insetto. Si può concludere che non è appropriato considerare tutti i tachinidi dei coinobionti e che, più in generale, è la stessa dicotomia coinobionte/idiobionte a essere inadeguata per questi parassitoidi. I tachinidi possono essere suddivisi, per quanto riguarda il loro rapporti con l’ospite, semplicemente sulla base della loro dipendenza, o indipendenza, dalla fisiologia e dal bilancio ormonale della vittima.
Dindo M.L. (2011). I Ditteri Tachinidi e la dicotomia coinobionte/idiobionte. GENOVA : ERREDI.
I Ditteri Tachinidi e la dicotomia coinobionte/idiobionte
DINDO, MARIA LUISA
2011
Abstract
I parassitoidi possono essere suddivisi in coinobionti e idiobionti, a seconda che, a parassitizzazione avvenuta, essi consentano o meno all’insetto ospite di continuare a svilupparsi e ad alimentarsi per un certo periodo di tempo. I coinobionti, pertanto, presentano una fase parassitaria prolungata, durante la quale possono manifestarsi, tra i due simbionti, relazioni fisiologiche piuttosto complesse. Gli idiobionti, al contrario, hanno una fase parassitaria breve, contraddistinta da rapporti ospite/parassitoide alquanto semplificati. Come per quasi tutti gli aspetti riguardanti il parassitoidismo, anche la dicotomia coinobionte/idiobionte è stata proposta facendo essenzialmente riferimento agli imenotteri ed è stata poi estesa ai parassitoidi appartenenti ad altri gruppi, compresi i ditteri tachinidi. Questi ultimi rappresentano la più vasta famiglia di parassitoidi non imenotteri; molte specie, inoltre, rivestono una notevole importanza quali agenti di controllo di insetti fitofagi dannosi. Sul piano dei rapporti con l’ospite, i tachinidi vengono di solito considerati tutti coinobionti, dal momento che nessuna specie è in grado di uccidere l’ospite in tempi molto rapidi, né di paralizzarlo. Tuttavia, solo alcuni tachinidi si comportano da veri coinobionti, instaurando con l’ospite relazioni fisiologiche complesse; altre specie, invece, presentano una fase parassitaria relativamente breve e si sviluppano in modo indipendente dalla fisiologia e dal bilancio ormonale dell’ospite. Tali tachinidi (soprattutto quelli le cui larve respirano, fin dall’inizio, ossigeno atmosferico) presentano, pertanto, un comportamento che, pur essendo non totalmente assimilabile a quello degli idiobionti, nemmeno è conforme a quello dei coinobionti. La tecnica di allevamento “in vitro” fornisce ulteriore riprova del fatto che è improprio ritenere tutti i tachinidi dei coinobionti. L’allevamento “in vitro” dei coinobionti tipici, infatti, è alquanto difficoltoso a causa delle complessità delle loro relazioni con la vittima. Contrariamente alla generalità dei coinobionti e in modo simile ad alcuni imenotteri idiobionti, certi tachinidi a sviluppo indipendente dalla fisiologia e dal bilancio ormonale dell’ospite sono però stati allevati “in vitro” fino allo stato adulto, anche su substrati privi di materiale derivato da insetto. Si può concludere che non è appropriato considerare tutti i tachinidi dei coinobionti e che, più in generale, è la stessa dicotomia coinobionte/idiobionte a essere inadeguata per questi parassitoidi. I tachinidi possono essere suddivisi, per quanto riguarda il loro rapporti con l’ospite, semplicemente sulla base della loro dipendenza, o indipendenza, dalla fisiologia e dal bilancio ormonale della vittima.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.