Il saggio ricostruisce la formazione del gruppo dirigente femminile del Partito comunista d’Italia tra 1921 e 1926, collocandolo dentro due cornici intrecciate: l’ondata transnazionale di mobilitazioni femminili nate durante la Grande Guerra e l’impatto dell’internazionalismo rivoluzionario promosso dalla Russia sovietica e dal Comintern. La guerra aveva spinto le donne, soprattutto delle classi popolari, in nuove forme di protesta per la sopravvivenza, dando vita a sollevazioni spontanee e politicamente radicali in tutta Europa, Italia compresa. L’esperienza dei moti del 1917, e l’eco della rivoluzione russa, agirono come fattori di politicizzazione per figure come Camilla Ravera. Le comuniste italiane, inizialmente poche e radicate soprattutto nell’area torinese, cercarono di applicare le linee internazionali attraverso riviste, campagne e strutture dedicate, pur mantenendo un’impostazione spesso più prudente su temi come famiglia e maternità. Dopo il 1922, l’avvento del fascismo e l’inasprimento della repressione ridussero drasticamente lo spazio d’azione, mentre, sul piano internazionale, la nuova fase politica sovietica attenuò l’attenzione verso le politiche rivolte alle donne. Il percorso del gruppo dirigente femminile comunista in Italia si chiuse così in un contesto di clandestinità, repressione e progressivo silenziamento delle istanze nate nella prima stagione rivoluzionaria.
Capuzzo, P. (2025). Le origini del gruppo dirigente femminile italiano e il movimento comunista internazionale (1921-1926). Roma : Viella.
Le origini del gruppo dirigente femminile italiano e il movimento comunista internazionale (1921-1926)
Paolo Capuzzo
2025
Abstract
Il saggio ricostruisce la formazione del gruppo dirigente femminile del Partito comunista d’Italia tra 1921 e 1926, collocandolo dentro due cornici intrecciate: l’ondata transnazionale di mobilitazioni femminili nate durante la Grande Guerra e l’impatto dell’internazionalismo rivoluzionario promosso dalla Russia sovietica e dal Comintern. La guerra aveva spinto le donne, soprattutto delle classi popolari, in nuove forme di protesta per la sopravvivenza, dando vita a sollevazioni spontanee e politicamente radicali in tutta Europa, Italia compresa. L’esperienza dei moti del 1917, e l’eco della rivoluzione russa, agirono come fattori di politicizzazione per figure come Camilla Ravera. Le comuniste italiane, inizialmente poche e radicate soprattutto nell’area torinese, cercarono di applicare le linee internazionali attraverso riviste, campagne e strutture dedicate, pur mantenendo un’impostazione spesso più prudente su temi come famiglia e maternità. Dopo il 1922, l’avvento del fascismo e l’inasprimento della repressione ridussero drasticamente lo spazio d’azione, mentre, sul piano internazionale, la nuova fase politica sovietica attenuò l’attenzione verso le politiche rivolte alle donne. Il percorso del gruppo dirigente femminile comunista in Italia si chiuse così in un contesto di clandestinità, repressione e progressivo silenziamento delle istanze nate nella prima stagione rivoluzionaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


