L'articolo esplora la complessa posizione sociale di Jeanne-Marie de Maillé attraverso il concetto di marginalità autoimposta nel tardo Medioevo. Attingendo a fonti agiografiche e agli atti del processo di canonizzazione, lo studio analizza come Jeanne-Marie abbia esercitato una forza sociale centrifuga rifiutando il matrimonio e adottando un percorso di penitenza e povertà, contravvenendo ai modelli di genere aristocratici. Nonostante la sua marginalità sociale e religiosa volontaria, l'analisi evidenzia una opposta forza sociale centripeta che la teneva legata al centro della società, rendendola consigliera e guaritrice per l'alta nobiltà e per gli indigenti. Il saggio pone particolare enfasi sull'arte medica appresa dalla madre, una forma di conoscenza femminile non ufficiale basata su rimedi a base di erbe. La sua reputazione di santità le permise di infondere una virtus miracolosa nei suoi unguenti, distinguendola – sebbene con attributi antitetici – dalle figure coeve di streghe. L'indagine dimostra così la relatività della marginalità e il modo in cui Jeanne-Marie capitalizzò le proprie scelte per affermare una piena femminilità al di fuori dei vincoli patriarcali.
Maraschi, A. (2025). Una guaritrice d’élite. Traiettorie sociali centrifughe e centripete nella vita di Jeanne-Marie de Maillé. Roma : Viella.
Una guaritrice d’élite. Traiettorie sociali centrifughe e centripete nella vita di Jeanne-Marie de Maillé
Maraschi Andrea
2025
Abstract
L'articolo esplora la complessa posizione sociale di Jeanne-Marie de Maillé attraverso il concetto di marginalità autoimposta nel tardo Medioevo. Attingendo a fonti agiografiche e agli atti del processo di canonizzazione, lo studio analizza come Jeanne-Marie abbia esercitato una forza sociale centrifuga rifiutando il matrimonio e adottando un percorso di penitenza e povertà, contravvenendo ai modelli di genere aristocratici. Nonostante la sua marginalità sociale e religiosa volontaria, l'analisi evidenzia una opposta forza sociale centripeta che la teneva legata al centro della società, rendendola consigliera e guaritrice per l'alta nobiltà e per gli indigenti. Il saggio pone particolare enfasi sull'arte medica appresa dalla madre, una forma di conoscenza femminile non ufficiale basata su rimedi a base di erbe. La sua reputazione di santità le permise di infondere una virtus miracolosa nei suoi unguenti, distinguendola – sebbene con attributi antitetici – dalle figure coeve di streghe. L'indagine dimostra così la relatività della marginalità e il modo in cui Jeanne-Marie capitalizzò le proprie scelte per affermare una piena femminilità al di fuori dei vincoli patriarcali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


