Economisti e manager concordano sul fatto che le organizzazioni evolvono e crescono attraverso una sequenza prevedibile di fasi. Le imprese, infatti, seguendo un loro ciclo di vita si costituiscono, crescono, ed infine muoiono (Mueller, 1972). Questo andamento è schematizzabile con una curva sigmoide (detta anche curva ad S), raffigurante la crescita e il declino delle imprese in termini di efficacia organizzativa (e quindi di risultati economici) all’aumentare degli anni di vita delle stesse (De Geus, 1997). La struttura dell’organizzazione, la gestione strategica e la ricerca di finanziamenti evolvono dinamicamente attraverso cinque fasi sequenziali, una antecedente e quattro successive all’atto di costituzione (Quinn e Cameron, 1983). La prima fase, che precede la creazione dell’impresa vera e propria, è la così detta fase progettuale, nella quale il team imprenditoriale sviluppa l’idea di business ed opera i primi investimenti in spese di ricerca e sviluppo. Obiettivo primario è il reperimento di capitali “pazienti” da parte investitori che credono nell’idea e che, quindi, sono disposti ad attendere lo sviluppo del progetto. Nel caso in cui l’idea di business preveda lo sfruttamento di una tecnologia brevettata (o eventualmente brevettabile), è più probabile che investitori istituzionali, comunemente detti venture capitalist, investano nel capitale di rischio attraverso finanziamenti di tipo “seed”. Una volta costituitasi, l’impresa entra nella fase iniziale (o di start-up), nella quale l’organizzazione muove i primi passi, effettuando i primi investimenti in attività produttive. Generalmente, a questo stadio, la strategia dell’impresa è ancora in fase di definizione. L’organizzazione è di tipo imprenditoriale, caratterizzata da rapporti informali fra gli individui e dall’assenza della burocrazia. Obiettivo fondamentale diviene l’attivazione dei primi rapporti con i clienti, ricercando la loro fidelizzazione. Contestualmente ai progressivi riconoscimenti da parte del mercato, aumenta l’interesse e la disponibilità da parte di investitori ad acquisire partecipazioni in capitale di rischio. Soggetti individuali (business angel) e venture capitalist possono acquisire quote societarie -anche rilevanti- mantenendole in una prospettiva di medio-lungo termine e di notevole incertezza, per poi dismetterle a fronte della realizzazione di ritorni consistenti sul capitale investito. In questa fase, l’enfasi è posta sulla sopravvivenza dell’organizzazione. Alla fase di nascita segue la fase di sviluppo vera e propria, nella quale l’impresa conosce un momento di forte espansione. In questo stadio, l’impresa solitamente raggiunge il punto di pareggio, registrando i primi utili. La struttura organizzativa è ancora prevalentemente informale, anche se emergono alcune procedure. Il numero di addetti cresce contestualmente alla base istallata di clienti ed alla reputazione dell’azienda. Si rendono necessari alcuni investimenti ingenti, destinati a supportare la crescita dimensionale e lo sviluppo dell’impresa. Essendo l’attività già avviata, e non più completamente esposta alla dinamicità dei mercati, l’orizzonte temporale degli investimenti si restringe e diminuisce la rischiosità degli stessi. Spesso in questa fase le iniziative produttive richiedono il supporto di figure professionali e manageriali in grado di indirizzare opportunamente lo sviluppo aziendale e la sua successiva industrializzazione. L’enfasi è posta sulla crescita dimensionale dell’organizzazione e sull’acquisizione di risorse. L’impresa quindi entra nella fase di maturità, nella quale solitamente ottiene i massimi risultati economici. I prodotti/servizi commercializzati sono noti ed affermati sul mercato e la clientela è soddisfatta. L’organizzazione è gerarchizzata, la divisione del lavoro è chiara e le procedure sono formalizzate. In alcuni casi si rendono necessari alcuni interventi di riorganizzazione interna, dovuti ad una proliferazione eccessiva di sistemi di controllo, nonché ad un’eccessiva complessità organizzativa. Gli investimenti non sono più volti ad incrementi del capitale di rischio, bensì alla riorganizzazione della struttura societaria tramite, ad esempio, l’ingresso di nuovi soci di capitale in sostituzione di soci uscenti. A questo stadio, i venture capitalist investono nell’impresa nell’ipotesi in cui si verifichi la necessità di un cambiamento totale nella sua proprietà, o nel caso l’impresa si voglia quotare in borsa. L’enfasi è posta sulla ricerca di stabilità interna. Una volta che l’impresa ha raggiunto la sua maturità, si possono verificare periodi di “temporaneo” declino. L’azienda, infatti, si disallinea rispetto all’ambiente, diventando lenta e troppo burocratizzata. I conflitti di natura sindacale si accrescono e il livello di fidelizzazione dei clienti si indebolisce. L’impresa può rivitalizzarsi passando attraverso uno stadio di snellimento ed innovazione organizzativa interna, oppure gemmando nuove organizzazioni attraverso attività di spin-off. Nel caso l’impresa tenti di rivitalizzarsi è assai frequente assistere alla sostituzione dei manager ai vertici, nel tentativo di superare la crisi ed entrare in una nuova era. L’enfasi viene, quindi, posta sulla rivitalizzazione o sull’abbandono delle attività. Passando da una logica macro ad una più micro, il concetto di ciclo di vita è comune a diverse nozioni di stampo manageriale. Questo si ritrova, infatti, nella teoria dell’ecologia organizzativa di Hannan e Freeman (Hannan e Freeman, 1977) che, assumendo come livello di analisi le popolazioni di organizzazioni, spiega i fattori che influiscono sul tasso di nascita (e di morte) delle stesse. Sposando una logica simile, Abernathy e Utterback (Abernathy e Utterback, 1978) parlano di ciclo di vita della tecnologica. Questi ultimi definiscono un modello nel quale innovazione di prodotto ed innovazione di processo evolvono in maniera interdipendente, attraverso fasi distinte, alle quali corrispondono differenze nella struttura del settore e, conseguentemente, nella fonte di vantaggio competitivo. Infine, coerentemente con l’idea che all’interno di un settore si producono una vasta gamma di prodotti, è possibile parlare di ciclo di vita del prodotto. Questo, in maniera similare rispetto ai precedenti, è caratterizzato dalla fase di lancio sul mercato, dallo sviluppo delle vendite, dal raggiungimento della maturità ed, infine, dal declino.

Ciclo di vita dell'impresa

FINI, RICCARDO
2011

Abstract

Economisti e manager concordano sul fatto che le organizzazioni evolvono e crescono attraverso una sequenza prevedibile di fasi. Le imprese, infatti, seguendo un loro ciclo di vita si costituiscono, crescono, ed infine muoiono (Mueller, 1972). Questo andamento è schematizzabile con una curva sigmoide (detta anche curva ad S), raffigurante la crescita e il declino delle imprese in termini di efficacia organizzativa (e quindi di risultati economici) all’aumentare degli anni di vita delle stesse (De Geus, 1997). La struttura dell’organizzazione, la gestione strategica e la ricerca di finanziamenti evolvono dinamicamente attraverso cinque fasi sequenziali, una antecedente e quattro successive all’atto di costituzione (Quinn e Cameron, 1983). La prima fase, che precede la creazione dell’impresa vera e propria, è la così detta fase progettuale, nella quale il team imprenditoriale sviluppa l’idea di business ed opera i primi investimenti in spese di ricerca e sviluppo. Obiettivo primario è il reperimento di capitali “pazienti” da parte investitori che credono nell’idea e che, quindi, sono disposti ad attendere lo sviluppo del progetto. Nel caso in cui l’idea di business preveda lo sfruttamento di una tecnologia brevettata (o eventualmente brevettabile), è più probabile che investitori istituzionali, comunemente detti venture capitalist, investano nel capitale di rischio attraverso finanziamenti di tipo “seed”. Una volta costituitasi, l’impresa entra nella fase iniziale (o di start-up), nella quale l’organizzazione muove i primi passi, effettuando i primi investimenti in attività produttive. Generalmente, a questo stadio, la strategia dell’impresa è ancora in fase di definizione. L’organizzazione è di tipo imprenditoriale, caratterizzata da rapporti informali fra gli individui e dall’assenza della burocrazia. Obiettivo fondamentale diviene l’attivazione dei primi rapporti con i clienti, ricercando la loro fidelizzazione. Contestualmente ai progressivi riconoscimenti da parte del mercato, aumenta l’interesse e la disponibilità da parte di investitori ad acquisire partecipazioni in capitale di rischio. Soggetti individuali (business angel) e venture capitalist possono acquisire quote societarie -anche rilevanti- mantenendole in una prospettiva di medio-lungo termine e di notevole incertezza, per poi dismetterle a fronte della realizzazione di ritorni consistenti sul capitale investito. In questa fase, l’enfasi è posta sulla sopravvivenza dell’organizzazione. Alla fase di nascita segue la fase di sviluppo vera e propria, nella quale l’impresa conosce un momento di forte espansione. In questo stadio, l’impresa solitamente raggiunge il punto di pareggio, registrando i primi utili. La struttura organizzativa è ancora prevalentemente informale, anche se emergono alcune procedure. Il numero di addetti cresce contestualmente alla base istallata di clienti ed alla reputazione dell’azienda. Si rendono necessari alcuni investimenti ingenti, destinati a supportare la crescita dimensionale e lo sviluppo dell’impresa. Essendo l’attività già avviata, e non più completamente esposta alla dinamicità dei mercati, l’orizzonte temporale degli investimenti si restringe e diminuisce la rischiosità degli stessi. Spesso in questa fase le iniziative produttive richiedono il supporto di figure professionali e manageriali in grado di indirizzare opportunamente lo sviluppo aziendale e la sua successiva industrializzazione. L’enfasi è posta sulla crescita dimensionale dell’organizzazione e sull’acquisizione di risorse. L’impresa quindi entra nella fase di maturità, nella quale solitamente ottiene i massimi risultati economici. I prodotti/servizi commercializzati sono noti ed affermati sul mercato e la clientela è soddisfatta. L’organizzazione è gerarchizzata, la divisione del lavoro è chiara e le procedure sono formalizzate. In alcuni casi si rendono necessari alcuni interventi di riorganizzazione interna, dovuti ad una proliferazione eccessiva di sistemi di controllo, nonché ad un’eccessiva complessità organizzativa. Gli investimenti non sono più volti ad incrementi del capitale di rischio, bensì alla riorganizzazione della struttura societaria tramite, ad esempio, l’ingresso di nuovi soci di capitale in sostituzione di soci uscenti. A questo stadio, i venture capitalist investono nell’impresa nell’ipotesi in cui si verifichi la necessità di un cambiamento totale nella sua proprietà, o nel caso l’impresa si voglia quotare in borsa. L’enfasi è posta sulla ricerca di stabilità interna. Una volta che l’impresa ha raggiunto la sua maturità, si possono verificare periodi di “temporaneo” declino. L’azienda, infatti, si disallinea rispetto all’ambiente, diventando lenta e troppo burocratizzata. I conflitti di natura sindacale si accrescono e il livello di fidelizzazione dei clienti si indebolisce. L’impresa può rivitalizzarsi passando attraverso uno stadio di snellimento ed innovazione organizzativa interna, oppure gemmando nuove organizzazioni attraverso attività di spin-off. Nel caso l’impresa tenti di rivitalizzarsi è assai frequente assistere alla sostituzione dei manager ai vertici, nel tentativo di superare la crisi ed entrare in una nuova era. L’enfasi viene, quindi, posta sulla rivitalizzazione o sull’abbandono delle attività. Passando da una logica macro ad una più micro, il concetto di ciclo di vita è comune a diverse nozioni di stampo manageriale. Questo si ritrova, infatti, nella teoria dell’ecologia organizzativa di Hannan e Freeman (Hannan e Freeman, 1977) che, assumendo come livello di analisi le popolazioni di organizzazioni, spiega i fattori che influiscono sul tasso di nascita (e di morte) delle stesse. Sposando una logica simile, Abernathy e Utterback (Abernathy e Utterback, 1978) parlano di ciclo di vita della tecnologica. Questi ultimi definiscono un modello nel quale innovazione di prodotto ed innovazione di processo evolvono in maniera interdipendente, attraverso fasi distinte, alle quali corrispondono differenze nella struttura del settore e, conseguentemente, nella fonte di vantaggio competitivo. Infine, coerentemente con l’idea che all’interno di un settore si producono una vasta gamma di prodotti, è possibile parlare di ciclo di vita del prodotto. Questo, in maniera similare rispetto ai precedenti, è caratterizzato dalla fase di lancio sul mercato, dallo sviluppo delle vendite, dal raggiungimento della maturità ed, infine, dal declino.
2011
Trasformare conoscenza, trasferire tecnologia. Dizionario critico delle scienze sociali sulla valorizzazione della conoscenza
50
53
Fini R.
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