Questo contributo propone alcune riflessioni a partire da un quadro tematico tanto ampio quanto complesso, muovendo dalla relazione tra femminismo/i e pacifismo/i, e mettendo in luce le radici storiche, le tensioni concettuali e gli sviluppi teorici contemporanei. Già nell’Ottocento, molte donne hanno partecipato attivamente ai movimenti per la pace, fondando associazioni, rivendicando congiuntamente parità, pace e libertà a testimonianza di un impegno femminile contro guerra, militarismo e violenza. In epoca contemporanea, invece, gli studi femministi hanno privilegiato l’analisi in prospettiva critica dei rapporti di potere, della violenza strutturale e delle narrazioni dominanti andando a decostruire i binarismi concettuali (guerra/pace, pubblico/privato) e la dimensione di scala. Rimane centrale nella discussione il concetto di intersezionalità, considerato uno strumento chiave per comprendere come diverse forme di oppressione si intreccino nella produzione di violenza e nella costruzione della pace. Il contributo si conclude con una sezione dedicata all’educazione geografica come spazio di trasformazione politica e sociale, attraverso le esperienze di Zonia Baber e Gwendolyn Warren.
Bonfiglioli, S., Dell'Agnese, E., Pecorelli, V. (2025). Pace, pacifismi, femminismi. Milano : Unicopli.
Pace, pacifismi, femminismi
Bonfiglioli Stefania;
2025
Abstract
Questo contributo propone alcune riflessioni a partire da un quadro tematico tanto ampio quanto complesso, muovendo dalla relazione tra femminismo/i e pacifismo/i, e mettendo in luce le radici storiche, le tensioni concettuali e gli sviluppi teorici contemporanei. Già nell’Ottocento, molte donne hanno partecipato attivamente ai movimenti per la pace, fondando associazioni, rivendicando congiuntamente parità, pace e libertà a testimonianza di un impegno femminile contro guerra, militarismo e violenza. In epoca contemporanea, invece, gli studi femministi hanno privilegiato l’analisi in prospettiva critica dei rapporti di potere, della violenza strutturale e delle narrazioni dominanti andando a decostruire i binarismi concettuali (guerra/pace, pubblico/privato) e la dimensione di scala. Rimane centrale nella discussione il concetto di intersezionalità, considerato uno strumento chiave per comprendere come diverse forme di oppressione si intreccino nella produzione di violenza e nella costruzione della pace. Il contributo si conclude con una sezione dedicata all’educazione geografica come spazio di trasformazione politica e sociale, attraverso le esperienze di Zonia Baber e Gwendolyn Warren.| File | Dimensione | Formato | |
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