Questa monografia era stata concepita inizialmente per mettere a disposizione degli amatori un’iconografia aggiornata sui Drilliidae e Turridae del Pliocene dell’Emilia Romagna e della Toscana. Nel corso della revisione, Editori e Autori si sono resi conto che era opportuno illustrare la diversità di questi due taxa attraverso un approccio critico e una spiegazione dettagliata dei motivi di ciascuna interpretazione. Ne risulta, dunque, un lavoro di revisione che crediamo sarà gradito tanto agli amatori quanto ai colleghi interessati alla biodiversità del Pliocene i quali, per finalità paleoecologiche o paleobiogeografiche, sono “obbligati” a determinare in modo accurato i reperti. Questo primo contributo fa parte di un progetto più vasto che prevede la revisione e l’illustrazione della diversità tassonomica dei turridi in senso lato (s.l.) del Pliocene Mediterraneo; i turridi s.l. rappresentano, infatti, uno dei gruppi chiave per comprendere l’evoluzione delle paleocomunità bentoniche. La conoscenza critica della loro ricchezza tassonomica è ovviamente preliminare a qualsiasi applicazione in chiave ecobiostratigrafica e biogeografica. Fino a questo momento, manca tuttavia sul tema “turridi” un’analisi di dettaglio e non esiste un elenco ragionato delle specie scomparse dal Mediterraneo (con eventuali casi di sopravvivenza nei mari dell’Africa occidentale) o delle estinzioni. Drilliidae e Turridae, le prime due famiglie prese in considerazione, sono ben rappresentative delle problematiche che emergono dallo studio dei turridi s.l. La loro percentuale di “scomparse”, superiore al 90%, evoca scenari ecologici e climatico-oceanografici profondamente diversi da quelli attuali, ma le dibattute e controverse attribuzioni tassonomiche, tanto a livello specifico quanto a livello generico, limitano l’interpretazione dei loro segnali ecologici. Nell’ambito di taxa con un’elevatissima percentuale di estinzione specifica, solo un corretto riferimento a livello generico consente un aggancio ai dati attualistici e permette di formulare fondate valutazioni paleobiogeografiche e filogenetiche. Proprio in questa prospettiva è stata dedicata una particolare attenzione alla classificazione generica, anche se gli stessi Autori riconoscono che sull’argomento “i lavori sono ancora in corso”. Questo contributo è nato dalla collaborazione tra Giano Della Bella, un “vecchio” malacologo la cui esperienza è ben nota anche a livello internazionale (sebbene non suffragata da un numero di pubblicazioni adeguato alla sua competenza) e Daniele Scarponi, un giovane paleontologo-stratigrafo che ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Terra presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali dell’Università di Bologna.
Scarponi D., Della Bella G. (2004). Molluschi marini del Plio-Pleistocene dell’Emilia-Romagna e della Toscana: Conoidea. Vol. 1 - Drillidae e Turridae.. BOLOGNA : Editografica.
Molluschi marini del Plio-Pleistocene dell’Emilia-Romagna e della Toscana: Conoidea. Vol. 1 - Drillidae e Turridae.
SCARPONI, DANIELE;
2004
Abstract
Questa monografia era stata concepita inizialmente per mettere a disposizione degli amatori un’iconografia aggiornata sui Drilliidae e Turridae del Pliocene dell’Emilia Romagna e della Toscana. Nel corso della revisione, Editori e Autori si sono resi conto che era opportuno illustrare la diversità di questi due taxa attraverso un approccio critico e una spiegazione dettagliata dei motivi di ciascuna interpretazione. Ne risulta, dunque, un lavoro di revisione che crediamo sarà gradito tanto agli amatori quanto ai colleghi interessati alla biodiversità del Pliocene i quali, per finalità paleoecologiche o paleobiogeografiche, sono “obbligati” a determinare in modo accurato i reperti. Questo primo contributo fa parte di un progetto più vasto che prevede la revisione e l’illustrazione della diversità tassonomica dei turridi in senso lato (s.l.) del Pliocene Mediterraneo; i turridi s.l. rappresentano, infatti, uno dei gruppi chiave per comprendere l’evoluzione delle paleocomunità bentoniche. La conoscenza critica della loro ricchezza tassonomica è ovviamente preliminare a qualsiasi applicazione in chiave ecobiostratigrafica e biogeografica. Fino a questo momento, manca tuttavia sul tema “turridi” un’analisi di dettaglio e non esiste un elenco ragionato delle specie scomparse dal Mediterraneo (con eventuali casi di sopravvivenza nei mari dell’Africa occidentale) o delle estinzioni. Drilliidae e Turridae, le prime due famiglie prese in considerazione, sono ben rappresentative delle problematiche che emergono dallo studio dei turridi s.l. La loro percentuale di “scomparse”, superiore al 90%, evoca scenari ecologici e climatico-oceanografici profondamente diversi da quelli attuali, ma le dibattute e controverse attribuzioni tassonomiche, tanto a livello specifico quanto a livello generico, limitano l’interpretazione dei loro segnali ecologici. Nell’ambito di taxa con un’elevatissima percentuale di estinzione specifica, solo un corretto riferimento a livello generico consente un aggancio ai dati attualistici e permette di formulare fondate valutazioni paleobiogeografiche e filogenetiche. Proprio in questa prospettiva è stata dedicata una particolare attenzione alla classificazione generica, anche se gli stessi Autori riconoscono che sull’argomento “i lavori sono ancora in corso”. Questo contributo è nato dalla collaborazione tra Giano Della Bella, un “vecchio” malacologo la cui esperienza è ben nota anche a livello internazionale (sebbene non suffragata da un numero di pubblicazioni adeguato alla sua competenza) e Daniele Scarponi, un giovane paleontologo-stratigrafo che ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Terra presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali dell’Università di Bologna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.