Cosa direbbe e farebbe oggi, il maestro Alberto Manzi, rispetto alle sfide educative rappresentate dai device digitali e delle loro applicazioni per l’infanzia? Noto come il “maestro della TV”, ha lasciato indicazioni e riflessioni pedagogiche che rappresentano ancora oggi, più che mai, valide direzioni valoriali pedagogiche e didattiche per affrontare l’utilizzo dei new media in educazione, in un’ottica di diritto all’alfabetizzazione, alle literacy anche digitali fin dalla prima infanzia. Lui, il maestro-ricercatore e divulgatore scientifico non ha mai insegnato nulla, ma ha sempre posto al centro quella che oggi definiamo l’agency dello studente - bambino o adulto che fosse – credendo profondamente che la conoscenza va costruita, smontata e rimontata, attraverso il principio della tensione cognitiva, un desiderio profondo di imparare, comprendere, cercare risposte. Ecco che le tecnologie, i media, ogni strumento diventano mezzo, non sostituendosi al protagonista del processo di conoscenza che è il bambino, la bambina. “È utile mandare il bambino alla scuola materna o no?” – scrive Manzi in alcuni suoi appunti. “(...) Ebbene il bambino di fronte ad ogni situazione, riflette, analizza, cerca di darsi una risposta. La sua capacità di ragionamento inizia subito. (...) Non si nasce intelligenti. si diventa intelligenti. (...) Occorre che il bambino sia sollecitato a saper vedere, a saper osservare, a riflettere sulle cose, a ragionare sulle cose... ossia sollecitato a pensare, a fare, a parlare... Allora, quali esperienze? Tutte quelle possibili.” Con molta probabilità oggi Manzi avrebbe proposto all’infanzia esperienze ed occasioni di esplorazione diretta, di nuove forme di “letture navigate e interattive” con i device digitali, proponendo app e forse ideandone anche di nuove, differenti, ponendo, però, al centro l’attenzione alla dimensione relazionale sia con l’infanzia che con le famiglie. Vanno, dunque, ricercate e costruite possibilità di utilizzo del digitale per dare forma a modi nuovi, interattivi, di stare insieme e condividere esperienze, giochi, creatività, nuove forme di lettura, per ascoltare, ristabilire e mantenere un legame educativo tra adulti e infanzia, per non dimenticare il diritto e la necessità dei bambini e delle bambine di abitare il mondo attraverso tutti i linguaggi a disposizione. “Insomma, tutto quello che è necessario per trasformare una scuola dove si insegnano pensieri, in una scuola dove si insegna a pensare." (Alberto Manzi)

Nardone, R. (2025). Non è mai troppo tardi o Non è mai troppo presto? L'attualità pedagogica di Alberto Manzi per un'infanzia al tempo del touchscreen. Milano : Franco Angeli.

Non è mai troppo tardi o Non è mai troppo presto? L'attualità pedagogica di Alberto Manzi per un'infanzia al tempo del touchscreen

Rosy Nardone
2025

Abstract

Cosa direbbe e farebbe oggi, il maestro Alberto Manzi, rispetto alle sfide educative rappresentate dai device digitali e delle loro applicazioni per l’infanzia? Noto come il “maestro della TV”, ha lasciato indicazioni e riflessioni pedagogiche che rappresentano ancora oggi, più che mai, valide direzioni valoriali pedagogiche e didattiche per affrontare l’utilizzo dei new media in educazione, in un’ottica di diritto all’alfabetizzazione, alle literacy anche digitali fin dalla prima infanzia. Lui, il maestro-ricercatore e divulgatore scientifico non ha mai insegnato nulla, ma ha sempre posto al centro quella che oggi definiamo l’agency dello studente - bambino o adulto che fosse – credendo profondamente che la conoscenza va costruita, smontata e rimontata, attraverso il principio della tensione cognitiva, un desiderio profondo di imparare, comprendere, cercare risposte. Ecco che le tecnologie, i media, ogni strumento diventano mezzo, non sostituendosi al protagonista del processo di conoscenza che è il bambino, la bambina. “È utile mandare il bambino alla scuola materna o no?” – scrive Manzi in alcuni suoi appunti. “(...) Ebbene il bambino di fronte ad ogni situazione, riflette, analizza, cerca di darsi una risposta. La sua capacità di ragionamento inizia subito. (...) Non si nasce intelligenti. si diventa intelligenti. (...) Occorre che il bambino sia sollecitato a saper vedere, a saper osservare, a riflettere sulle cose, a ragionare sulle cose... ossia sollecitato a pensare, a fare, a parlare... Allora, quali esperienze? Tutte quelle possibili.” Con molta probabilità oggi Manzi avrebbe proposto all’infanzia esperienze ed occasioni di esplorazione diretta, di nuove forme di “letture navigate e interattive” con i device digitali, proponendo app e forse ideandone anche di nuove, differenti, ponendo, però, al centro l’attenzione alla dimensione relazionale sia con l’infanzia che con le famiglie. Vanno, dunque, ricercate e costruite possibilità di utilizzo del digitale per dare forma a modi nuovi, interattivi, di stare insieme e condividere esperienze, giochi, creatività, nuove forme di lettura, per ascoltare, ristabilire e mantenere un legame educativo tra adulti e infanzia, per non dimenticare il diritto e la necessità dei bambini e delle bambine di abitare il mondo attraverso tutti i linguaggi a disposizione. “Insomma, tutto quello che è necessario per trasformare una scuola dove si insegnano pensieri, in una scuola dove si insegna a pensare." (Alberto Manzi)
2025
"Il coraggio di pensare a voce alta”. Educazione, linguistica, letteratura per l’infanzia : l’eredità di Alberto Manzi a 100 anni dalla nascita
112
128
Nardone, R. (2025). Non è mai troppo tardi o Non è mai troppo presto? L'attualità pedagogica di Alberto Manzi per un'infanzia al tempo del touchscreen. Milano : Franco Angeli.
Nardone, Rosy
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