L’“inventario di Capodanno” descritto da Michail Bachtin nel suo studio su Rabelais costituisce un dispositivo retorico retto da un principio di contaminazione e abbassamento comici e orientato all’effetto di straniamento. Si tratta di un’elencazione caotica degli oggetti più disparati ed eterogenei evocati in modo imprevisto, liberi da ogni legame logico e semantico e destinati a un uso che è loro del tutto improprio, senza gerarchie e categorizzazioni come nel modello del bazar di Gianni Celati. Per Bachtin tale dispositivo risponde alla coscienza storica di un trapasso di epoca, in cui di questi materiali – oggetti concreti o idee e modelli culturali – è necessario fare una nuova stima, determinarne il grado di usura e rinnovarne la percezione, per renderli nuovamente utilizzabili. Il saggio si propone di mappare le ricorrenze di tale procedimento retorico nel romanzo italiano tra gli anni Sessanta e Ottanta, mostrando come alcuni scrittori (Arbasino, Celati, Eco, Tondelli) se ne siano serviti, fino ai parossismi del Kitsch, per indicare la necessità di un rinnovamento attraverso l’elencazione straniante di oggetti culturali sentiti come propri di una determinata epoca.
Della Gala, B. (2025). Enumerazione caotica e straniamento. Inventari di Capodanno nella letteratura italiana di fine Novecento. Pisa : Edizioni ETS.
Enumerazione caotica e straniamento. Inventari di Capodanno nella letteratura italiana di fine Novecento
Beniamino Della Gala
2025
Abstract
L’“inventario di Capodanno” descritto da Michail Bachtin nel suo studio su Rabelais costituisce un dispositivo retorico retto da un principio di contaminazione e abbassamento comici e orientato all’effetto di straniamento. Si tratta di un’elencazione caotica degli oggetti più disparati ed eterogenei evocati in modo imprevisto, liberi da ogni legame logico e semantico e destinati a un uso che è loro del tutto improprio, senza gerarchie e categorizzazioni come nel modello del bazar di Gianni Celati. Per Bachtin tale dispositivo risponde alla coscienza storica di un trapasso di epoca, in cui di questi materiali – oggetti concreti o idee e modelli culturali – è necessario fare una nuova stima, determinarne il grado di usura e rinnovarne la percezione, per renderli nuovamente utilizzabili. Il saggio si propone di mappare le ricorrenze di tale procedimento retorico nel romanzo italiano tra gli anni Sessanta e Ottanta, mostrando come alcuni scrittori (Arbasino, Celati, Eco, Tondelli) se ne siano serviti, fino ai parossismi del Kitsch, per indicare la necessità di un rinnovamento attraverso l’elencazione straniante di oggetti culturali sentiti come propri di una determinata epoca.| File | Dimensione | Formato | |
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