La policromia del pluralismo confessionale, che si manifesta in forme sempre più variegate e talora problematiche, ripropone con forza il tema della definizione del concetto giuridico di ‘confessione religiosa’, questione che torna ad essere centrale nel panorama dottrinale e giurisprudenziale. Una centralità determinata in particolare dalla crescente diffusione di un numero significativo di new religious movements – o percepiti come tali –, i quali avanzano la pretesa di beneficiare delle medesime misure di protezione e di promozione riconosciute alle realtà confessionali istituzionalizzate. Questa dinamica solleva interrogativi di grande rilievo, non solo di ordine definitorio, ma anche rispetto ai criteri e alle modalità attraverso cui l’ordinamento è chiamato a riconoscere e regolare tali collettività. Il volume si prefigge dunque l’obiettivo di indagare in modo sistematico gli orientamenti che si sono stratificati in letteratura nonché le posizioni assunte dalle corti superiori del nostro Paese, con l’intento di mettere in luce consonanze e divergenze che emergono da questo articolato dibattito. Particolare attenzione viene dedicata alla pericolosità insita in una rigida tipizzazione della nozione di ‘confessione religiosa’, che rischia di tradursi in un’esclusione ingiustificata di certi aggregati associativi dalle specifiche tutele previste dall’ordinamento, compromettendo così i principi costituzionali di uguaglianza e libertà religiosa. Per affrontare l’elevato grado di complessità che connota la materia, si è ritenuto conveniente estendere lo sguardo oltre i confini nazionali, sondando i modelli di relazione istituzionale Stato-religioni in Paesi a noi contigui per tradizione giuridica, cogliendo in essi elaborazioni e buone prassi utili a predisporre una governance pluralista e inclusiva del fenomeno religioso. Proprio a questo proposito, al fine di garantire la piena comprensione delle traiettorie della politica ecclesiastica italiana, la disamina si concentra sulle potenzialità offerte dall’istituto dell’intesa di cui all’art. 8, co. 3, della Costituzione, quale strumento privilegiato di gestione delle interazioni tra Stato e confessioni: non mancando, tuttavia, di sottolineare l’opportunità di una revisione organica del sistema di riconoscimento dei collettivi religiosi, ancora oggi disciplinato dalla normativa sui culti ammessi risalente al 1929/1930. In quest’ottica, vengono esaminate le proposte di riforma dello status quo, nella prospettiva di identificare soluzioni capaci di coniugare la salvaguardia delle libertà fondamentali con le esigenze di coesione sociale.

Tonti, N. (2025). Il nuovo pluralismo religioso. Le minoranze confessionali emergenti e la politica ecclesiastica italiana. Bologna : Bologna University Press [10.30682/sg346].

Il nuovo pluralismo religioso. Le minoranze confessionali emergenti e la politica ecclesiastica italiana

TONTI, NICO
2025

Abstract

La policromia del pluralismo confessionale, che si manifesta in forme sempre più variegate e talora problematiche, ripropone con forza il tema della definizione del concetto giuridico di ‘confessione religiosa’, questione che torna ad essere centrale nel panorama dottrinale e giurisprudenziale. Una centralità determinata in particolare dalla crescente diffusione di un numero significativo di new religious movements – o percepiti come tali –, i quali avanzano la pretesa di beneficiare delle medesime misure di protezione e di promozione riconosciute alle realtà confessionali istituzionalizzate. Questa dinamica solleva interrogativi di grande rilievo, non solo di ordine definitorio, ma anche rispetto ai criteri e alle modalità attraverso cui l’ordinamento è chiamato a riconoscere e regolare tali collettività. Il volume si prefigge dunque l’obiettivo di indagare in modo sistematico gli orientamenti che si sono stratificati in letteratura nonché le posizioni assunte dalle corti superiori del nostro Paese, con l’intento di mettere in luce consonanze e divergenze che emergono da questo articolato dibattito. Particolare attenzione viene dedicata alla pericolosità insita in una rigida tipizzazione della nozione di ‘confessione religiosa’, che rischia di tradursi in un’esclusione ingiustificata di certi aggregati associativi dalle specifiche tutele previste dall’ordinamento, compromettendo così i principi costituzionali di uguaglianza e libertà religiosa. Per affrontare l’elevato grado di complessità che connota la materia, si è ritenuto conveniente estendere lo sguardo oltre i confini nazionali, sondando i modelli di relazione istituzionale Stato-religioni in Paesi a noi contigui per tradizione giuridica, cogliendo in essi elaborazioni e buone prassi utili a predisporre una governance pluralista e inclusiva del fenomeno religioso. Proprio a questo proposito, al fine di garantire la piena comprensione delle traiettorie della politica ecclesiastica italiana, la disamina si concentra sulle potenzialità offerte dall’istituto dell’intesa di cui all’art. 8, co. 3, della Costituzione, quale strumento privilegiato di gestione delle interazioni tra Stato e confessioni: non mancando, tuttavia, di sottolineare l’opportunità di una revisione organica del sistema di riconoscimento dei collettivi religiosi, ancora oggi disciplinato dalla normativa sui culti ammessi risalente al 1929/1930. In quest’ottica, vengono esaminate le proposte di riforma dello status quo, nella prospettiva di identificare soluzioni capaci di coniugare la salvaguardia delle libertà fondamentali con le esigenze di coesione sociale.
2025
381
979-12-5477-631-5
979-12-5477-630-8
Tonti, N. (2025). Il nuovo pluralismo religioso. Le minoranze confessionali emergenti e la politica ecclesiastica italiana. Bologna : Bologna University Press [10.30682/sg346].
Tonti, Nico
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