Il saggio analizza la natura giuridica e politica del fisco regio nel regno italico tra IX e XI secolo, sostenendo che i beni fiscali, anche se concessi formalmente in piena proprietà, restavano nella disponibilità eminente del sovrano. Partendo dal celebre episodio della distruzione del palazzo regio di Pavia nel 1024 e dal discorso di Corrado II riportato da Wipo, Lazzari mette in luce una concezione del regno separata dalla persona del re e fondata su beni pubblici non alienabili. Il sistema fiscale emerge come uno strumento centrale di governo: le concessioni erano provvisorie e soggette a ricontrattazione a ogni cambio di sovrano, alimentando un circuito di corte competitivo e dinamico. La ricerca recente, condotta da vari studiosi, ha ridefinito l’interpretazione tradizionale di debolezza regia, evidenziando invece una gestione flessibile del potere e delle risorse. L’editto di Corrado II del 1037 sancisce la crisi di questo sistema, stabilizzando i possessi e segnando la fine della gestione redistributiva. Il saggio rilegge genealogie aristocratiche in chiave non patrilineare ma orizzontale, mostrando come le strategie familiari fossero legate alla corte e non a un radicamento locale. Il fisco regio viene così descritto come un mezzo attivo di governo e di costruzione politica, la cui eredità influenzò a lungo le forme di potere territoriale.
Lazzari, T. (2025). Risorse contese: patrimonio e diritti del fisco regio. Spoleto : CISAM.
Risorse contese: patrimonio e diritti del fisco regio
Tiziana Lazzari
2025
Abstract
Il saggio analizza la natura giuridica e politica del fisco regio nel regno italico tra IX e XI secolo, sostenendo che i beni fiscali, anche se concessi formalmente in piena proprietà, restavano nella disponibilità eminente del sovrano. Partendo dal celebre episodio della distruzione del palazzo regio di Pavia nel 1024 e dal discorso di Corrado II riportato da Wipo, Lazzari mette in luce una concezione del regno separata dalla persona del re e fondata su beni pubblici non alienabili. Il sistema fiscale emerge come uno strumento centrale di governo: le concessioni erano provvisorie e soggette a ricontrattazione a ogni cambio di sovrano, alimentando un circuito di corte competitivo e dinamico. La ricerca recente, condotta da vari studiosi, ha ridefinito l’interpretazione tradizionale di debolezza regia, evidenziando invece una gestione flessibile del potere e delle risorse. L’editto di Corrado II del 1037 sancisce la crisi di questo sistema, stabilizzando i possessi e segnando la fine della gestione redistributiva. Il saggio rilegge genealogie aristocratiche in chiave non patrilineare ma orizzontale, mostrando come le strategie familiari fossero legate alla corte e non a un radicamento locale. Il fisco regio viene così descritto come un mezzo attivo di governo e di costruzione politica, la cui eredità influenzò a lungo le forme di potere territoriale.| File | Dimensione | Formato | |
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