Questo saggio propone un’analisi comparata delle procedure di formalizzazione testuale in Amelia Rosselli e Alice Ceresa. Sperimentali “atipiche”, l’una in poesia l’altra (principalmente) in prosa, Rosselli e Ceresa, oltre ad aver esordito entrambe agli inizi degli anni Sessanta, sono accomunate dall’aver elaborato – ciascuna secondo le proprie istanze di poetica e le proprie peculiarità linguistico-stilistiche – uno spazio testuale che potesse fungere da dispositivo retorico-stilistico caratterizzante, ponendosi al di fuori della norma e contribuendo a costituirne una nuova, divergente rispetto a quella ereditata dai «santi padri» della tradizione letteraria. Da una parte, lo «spazio metrico» rosselliano postula un’intenzione di profondo rinnovamento del sistema versoliberista, configurandosi come un preciso modello temporale-spaziale costituito dalla «variazione di sintagmi sottoposti a ripetizione infratestuale e intertestuale» (Carbognin 2012). D’altra parte, la scrittura di Ceresa si avvale dello spazio del «frammento» in quanto espressione di una volontà di «frammentare, distillare, reinterpretare» le grammatiche e le norme sociali che vorrebbero relegare la differenza femminile entro una condizione subalterna, fatta apparire come “naturale”. Negando l’ideale patriarcale della narrazione continua, «il distillato si fa punto di partenza per la revisione di un’intera Weltanschauung», interprete della necessità di un radicale «atto decostruttivo» che possa condurre all’“esplosione” del nucleo familiare borghese (Crivelli 2020). In entrambe le autrici, lo spazio formale allude inoltre a un analogo perimetro semantico e tematico: lo spazio psichico in Rosselli, lo spazio familiare e domestico in Ceresa.
Ciaco, M. (2025). Spazio metrico e «strutturalista frammento»: forme della differenza in Rosselli e Ceresa. Roma : Iacobelli.
Spazio metrico e «strutturalista frammento»: forme della differenza in Rosselli e Ceresa
Marilina Ciaco
2025
Abstract
Questo saggio propone un’analisi comparata delle procedure di formalizzazione testuale in Amelia Rosselli e Alice Ceresa. Sperimentali “atipiche”, l’una in poesia l’altra (principalmente) in prosa, Rosselli e Ceresa, oltre ad aver esordito entrambe agli inizi degli anni Sessanta, sono accomunate dall’aver elaborato – ciascuna secondo le proprie istanze di poetica e le proprie peculiarità linguistico-stilistiche – uno spazio testuale che potesse fungere da dispositivo retorico-stilistico caratterizzante, ponendosi al di fuori della norma e contribuendo a costituirne una nuova, divergente rispetto a quella ereditata dai «santi padri» della tradizione letteraria. Da una parte, lo «spazio metrico» rosselliano postula un’intenzione di profondo rinnovamento del sistema versoliberista, configurandosi come un preciso modello temporale-spaziale costituito dalla «variazione di sintagmi sottoposti a ripetizione infratestuale e intertestuale» (Carbognin 2012). D’altra parte, la scrittura di Ceresa si avvale dello spazio del «frammento» in quanto espressione di una volontà di «frammentare, distillare, reinterpretare» le grammatiche e le norme sociali che vorrebbero relegare la differenza femminile entro una condizione subalterna, fatta apparire come “naturale”. Negando l’ideale patriarcale della narrazione continua, «il distillato si fa punto di partenza per la revisione di un’intera Weltanschauung», interprete della necessità di un radicale «atto decostruttivo» che possa condurre all’“esplosione” del nucleo familiare borghese (Crivelli 2020). In entrambe le autrici, lo spazio formale allude inoltre a un analogo perimetro semantico e tematico: lo spazio psichico in Rosselli, lo spazio familiare e domestico in Ceresa.File | Dimensione | Formato | |
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