Le innumerevoli innovazioni in ambito politico, economico e sociale hanno reso la storia della Rivoluzione un momento cardine per l'intero contesto europeo. Questo straordinario evento catalizzatore sembrerebbe non riguardare l'universo della corte, apparentemente soppresso dall'abolizione della monarchia e dall'esecuzione di Luigi XVI. Ad un'analisi più attenta, tuttavia, ci si accorge che, più che ad una sparizione, si assiste ad una ridefinizione dell'ambiente di corte. Con l'approvazione della Costituzione del 1795, si instaura in Francia il più longevo ordine istituzionale della Rivoluzione, composto da un legislativo bipartito e da un esecutivo affidato ad un organo collegiale, il Direttorio, che diviene l'epicentro di inedite dinamiche di corte. Alla sobria retorica rivoluzionaria e alla frugalità repubblicana fa infatti da contraltare la cura minuziosa prestata dai rivoluzionari francesi nel prevedere nei minimi dettagli l'apparato formale dei Direttori. Dal numero di guardie e cavalieri, all'ordine nelle cerimonie pubbliche; dalla residenza ufficiale alla foggia degli abiti. Nessun aspetto, tanto sul piano simbolico quanto su quello politico, viene trascurato per la "corte della Rivoluzione". Gli stretti legami intessuti dal Direttorio francese con i rappresentanti dell'alleato spagnolo da una parte, e con quelli delle neonate repubbliche italiane dall'altra, consentiranno di riflettere sui meccanismi di emulazione, di rigetto (più o meno simulato) e di reciproca influenza tra antichi e nuovi costumi all'interno delle corti europee. Scindendo il binomio tra monarchia e corte, il Direttorio francese offre una lente d'indagine privilegiata per misurare le rotture, le continuità e le rielaborazioni del cangiante mondo delle corti al tramonto del XVIII secolo.
Carmagnini, G. (2023). Una corte per la Rivoluzione: l’immagine pubblica del Direttorio (1795-1799). Napoli : Federico II University Press [10.6093/978-88-6887-183-3].
Una corte per la Rivoluzione: l’immagine pubblica del Direttorio (1795-1799)
Giacomo Carmagnini
2023
Abstract
Le innumerevoli innovazioni in ambito politico, economico e sociale hanno reso la storia della Rivoluzione un momento cardine per l'intero contesto europeo. Questo straordinario evento catalizzatore sembrerebbe non riguardare l'universo della corte, apparentemente soppresso dall'abolizione della monarchia e dall'esecuzione di Luigi XVI. Ad un'analisi più attenta, tuttavia, ci si accorge che, più che ad una sparizione, si assiste ad una ridefinizione dell'ambiente di corte. Con l'approvazione della Costituzione del 1795, si instaura in Francia il più longevo ordine istituzionale della Rivoluzione, composto da un legislativo bipartito e da un esecutivo affidato ad un organo collegiale, il Direttorio, che diviene l'epicentro di inedite dinamiche di corte. Alla sobria retorica rivoluzionaria e alla frugalità repubblicana fa infatti da contraltare la cura minuziosa prestata dai rivoluzionari francesi nel prevedere nei minimi dettagli l'apparato formale dei Direttori. Dal numero di guardie e cavalieri, all'ordine nelle cerimonie pubbliche; dalla residenza ufficiale alla foggia degli abiti. Nessun aspetto, tanto sul piano simbolico quanto su quello politico, viene trascurato per la "corte della Rivoluzione". Gli stretti legami intessuti dal Direttorio francese con i rappresentanti dell'alleato spagnolo da una parte, e con quelli delle neonate repubbliche italiane dall'altra, consentiranno di riflettere sui meccanismi di emulazione, di rigetto (più o meno simulato) e di reciproca influenza tra antichi e nuovi costumi all'interno delle corti europee. Scindendo il binomio tra monarchia e corte, il Direttorio francese offre una lente d'indagine privilegiata per misurare le rotture, le continuità e le rielaborazioni del cangiante mondo delle corti al tramonto del XVIII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


