La pratica del voto rappresenta il pilastro di ogni forma di governo democratico. La Rivoluzione francese, pur non essendone la creatrice, per la prima volta in epoca moderna estese la pratica elettorale ad una platea allargata – benché non universale – di cittadini votanti. Come dimostrato dall’opera classica di P. Gueniffey (Le nombre et la raison: 1993), la teorizzazione e quindi la pratica di una ‘democrazia’ rappresentativa costituirono uno dei nuclei cardinali del decennio rivoluzionario. All’interno di questo complesso tema di studio, la figura di P. -C. -F. Daunou (1761-1840), erudito e politico francese, offre una prospettiva interna per cogliere lo sviluppo di una riflessione sul tema elettorale fondato su una procedura ‘esatta’ che assicurasse la razionalità e il buon funzionamento del circuito rappresentativo, in continuità con quella mathématique sociale portata in auge dall’ammirato Condorcet. Tra rotture e continuità, l’elaborazione di un pensiero politico sul tema elettorale trovava il suo culmine nel Mémoire sur les élections au scrutin (1803), che sottoponeva ad una minuziosa analisi le principali teorie elettorali basate sul calcul e, quindi, sul tentativo di applicare un metodo scientifico alle scienze sociali: da Borda a Morales, da Condorcet a Laplace, nessuno di questi grandi nomi era sottratto ad una critica capace di rischiarare gli sviluppi dei sistemi elettorali in anni assolutamente decisivi. All’altezza del primo Ottocento, tuttavia, il fulcro del pensiero di Daunou non riguardava più la partecipazione popolare, i limiti dell’elettorato, bensì il momento del conteggio, dello scrutinio dei voti, ovvero la modalità più consona a ‘pesare’ un voto già emesso, come se la vocazione razionalistica della Rivoluzione, riconoscendo il suo naufragio, rinunciasse a creare uno scientifico e definitivo metodo elettorale. Questa traslazione delle priorità dell’analisi del voto condurrà dunque all’esame delle vicende storiche e politiche – si pensi ai risultati destabilizzanti delle elezioni e ai conseguenti colpi di stato di epoca direttoriale – che possono contribuire a spiegare una precoce ma emblematica crisi della democrazia, che, con l’affermazione dell’astro napoleonico, avrebbe finito per ridursi a mero strumento di consenso nelle mani del potere.

Carmagnini, G. (2024). Il cono d’ombra della Rivoluzione. Teoria del voto e pratiche elettorali in P.-C.-F. Daunou. Messina : Messina University Press.

Il cono d’ombra della Rivoluzione. Teoria del voto e pratiche elettorali in P.-C.-F. Daunou

Giacomo Carmagnini
2024

Abstract

La pratica del voto rappresenta il pilastro di ogni forma di governo democratico. La Rivoluzione francese, pur non essendone la creatrice, per la prima volta in epoca moderna estese la pratica elettorale ad una platea allargata – benché non universale – di cittadini votanti. Come dimostrato dall’opera classica di P. Gueniffey (Le nombre et la raison: 1993), la teorizzazione e quindi la pratica di una ‘democrazia’ rappresentativa costituirono uno dei nuclei cardinali del decennio rivoluzionario. All’interno di questo complesso tema di studio, la figura di P. -C. -F. Daunou (1761-1840), erudito e politico francese, offre una prospettiva interna per cogliere lo sviluppo di una riflessione sul tema elettorale fondato su una procedura ‘esatta’ che assicurasse la razionalità e il buon funzionamento del circuito rappresentativo, in continuità con quella mathématique sociale portata in auge dall’ammirato Condorcet. Tra rotture e continuità, l’elaborazione di un pensiero politico sul tema elettorale trovava il suo culmine nel Mémoire sur les élections au scrutin (1803), che sottoponeva ad una minuziosa analisi le principali teorie elettorali basate sul calcul e, quindi, sul tentativo di applicare un metodo scientifico alle scienze sociali: da Borda a Morales, da Condorcet a Laplace, nessuno di questi grandi nomi era sottratto ad una critica capace di rischiarare gli sviluppi dei sistemi elettorali in anni assolutamente decisivi. All’altezza del primo Ottocento, tuttavia, il fulcro del pensiero di Daunou non riguardava più la partecipazione popolare, i limiti dell’elettorato, bensì il momento del conteggio, dello scrutinio dei voti, ovvero la modalità più consona a ‘pesare’ un voto già emesso, come se la vocazione razionalistica della Rivoluzione, riconoscendo il suo naufragio, rinunciasse a creare uno scientifico e definitivo metodo elettorale. Questa traslazione delle priorità dell’analisi del voto condurrà dunque all’esame delle vicende storiche e politiche – si pensi ai risultati destabilizzanti delle elezioni e ai conseguenti colpi di stato di epoca direttoriale – che possono contribuire a spiegare una precoce ma emblematica crisi della democrazia, che, con l’affermazione dell’astro napoleonico, avrebbe finito per ridursi a mero strumento di consenso nelle mani del potere.
2024
Democrazia tra crisi e nuove sfide
159
166
Carmagnini, G. (2024). Il cono d’ombra della Rivoluzione. Teoria del voto e pratiche elettorali in P.-C.-F. Daunou. Messina : Messina University Press.
Carmagnini, Giacomo
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