Nell’ultimo decennio, in particolar modo nel nostro Paese, l’opinione pubblica ha manifestato, attraverso i media tradizionali, le reti web o con l’esplodere di proteste delle comunità locali, una crescente reazione di insorerenza verso il manifestarsi e ripetersi di emergenze nelle aree urbane, assistendo all’incapacità politica di governare e gestire la res publica: ad essere in crisi non è solo la città fisica, ma lo stesso concetto di governance locale. Pertanto risulta evidente come anche per le discipline dell’architettura e delle scienze urbane, la volontà e l’atto di innovare, non saranno più - né torneranno ad essere – mero esercizio virtuosistico di ricerca o sperimentazione di nuovi codici formali/compositivi. Secondo tale ottica si propongono - attraverso la lettura sintetica di progetti e manifestazioni variamente collocati nell’arco degli ultimi cento anni - alcune tra le più originali idee che stanno alla base del concetto di innovazione versus tradizione intesa nei termini di continuità/discontinuità rispetto ai modi costitutivi tipici delle forme sociali. La focalizzazione di questioni sostanzialmente legate all’evoluzione storica della mentalità collettiva individua i caratteri progressivi (o regressivi) insiti e permanenti nell’idea di futuro nel progetto architettonico e urbano, evidenziando come queste spinte futuristiche di marcata carica utopica ed e& cacia comunicativa – appartenenti ad una cultura “artistica” – sottendano un approccio fortemente tecnocratico, ispirato al controllo, più che alla ricerca del benessere sociale. La “macchina” architettonica e urbana rispecchia in realtà istanze politico-economiche, ancor più che una valida risposta a problematiche di natura civile o ambientale. Gli esempi illustrati e analizzati a! rontano il binomio “innovazione- tradizione” bypassandolo, con forte soluzione di continuità. I modelli proposti si sovrappongono all’esistente senza interagire con esso: in essi è compresente un carattere “progressivo” di ricerca e di proiezione nel futuro quanto un marcatore “regressivo” che li rende inapplicabili o disponibili e preordinati ad universi ideologici di potere.

Futurama. Il mito magmatico dell’innovazione in architettura.

MILAN, ANDREINA;
2011

Abstract

Nell’ultimo decennio, in particolar modo nel nostro Paese, l’opinione pubblica ha manifestato, attraverso i media tradizionali, le reti web o con l’esplodere di proteste delle comunità locali, una crescente reazione di insorerenza verso il manifestarsi e ripetersi di emergenze nelle aree urbane, assistendo all’incapacità politica di governare e gestire la res publica: ad essere in crisi non è solo la città fisica, ma lo stesso concetto di governance locale. Pertanto risulta evidente come anche per le discipline dell’architettura e delle scienze urbane, la volontà e l’atto di innovare, non saranno più - né torneranno ad essere – mero esercizio virtuosistico di ricerca o sperimentazione di nuovi codici formali/compositivi. Secondo tale ottica si propongono - attraverso la lettura sintetica di progetti e manifestazioni variamente collocati nell’arco degli ultimi cento anni - alcune tra le più originali idee che stanno alla base del concetto di innovazione versus tradizione intesa nei termini di continuità/discontinuità rispetto ai modi costitutivi tipici delle forme sociali. La focalizzazione di questioni sostanzialmente legate all’evoluzione storica della mentalità collettiva individua i caratteri progressivi (o regressivi) insiti e permanenti nell’idea di futuro nel progetto architettonico e urbano, evidenziando come queste spinte futuristiche di marcata carica utopica ed e& cacia comunicativa – appartenenti ad una cultura “artistica” – sottendano un approccio fortemente tecnocratico, ispirato al controllo, più che alla ricerca del benessere sociale. La “macchina” architettonica e urbana rispecchia in realtà istanze politico-economiche, ancor più che una valida risposta a problematiche di natura civile o ambientale. Gli esempi illustrati e analizzati a! rontano il binomio “innovazione- tradizione” bypassandolo, con forte soluzione di continuità. I modelli proposti si sovrappongono all’esistente senza interagire con esso: in essi è compresente un carattere “progressivo” di ricerca e di proiezione nel futuro quanto un marcatore “regressivo” che li rende inapplicabili o disponibili e preordinati ad universi ideologici di potere.
2011
Rete Universitaria Italiana di architettura [SSD ICAR 14|15|16] - "Rete Vitruvio" - 1° Congresso internazionale "Il progetto di Architettura tra didattica e Ricerca" - 1st International Congress "Architecturale Design between Teaching and Research" - Vol.2**
997
1006
A. Maahsen-Milan; M. Pellegrino
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