La piccola tavola con il soggetto del "Noli me tangere" presenta una singolare fusione iconografica tra l'episodio di Maria Maddalena e l'incontro con i due angeli, con una lettura innovativa dell'episodio evangelico. Sebbene la definizione di tale scelta iconografica non sia stata ampiamente studiata, è evidente l'influenza di Giotto e la comparazione con altre opere coeve, come quelle della cappella Pontano ad Assisi. La scena è ambientata in un giardino rigoglioso, rispecchiando l'associazione di Cristo con un "hortulanus" (giardiniere). Il dipinto, donato nel 1888 a Firenze dall'antiquario Louis Carrand, faceva parte di un complesso polittico portatile per la devozione personale, insieme ad altre tavole conservate al Bargello e nel Metropolitan Museum di New York. Sebbene inizialmente attribuito ad Ambrogio Lorenzetti, il dipinto è ora riconosciuto come opera di un artista legato alla cosiddetta tradizione miniaturistica fiorentina, Maestro del Codice di San Giorgio, databile alla prima metà del Trecento. L'eleganza stilistica e la raffinatezza delle figure, nonché la delicata ambientazione del giardino, pongono l'opera nel contesto cosmopolita della curia avignonese, segnando un'evoluzione nel percorso artistico dell'autore.
DEL MONACO, G. (2025). Il Noli me tangere del Maestro del Codice di San Giorgio. Milano : Moebius.
Il Noli me tangere del Maestro del Codice di San Giorgio
Gianluca del Monaco
2025
Abstract
La piccola tavola con il soggetto del "Noli me tangere" presenta una singolare fusione iconografica tra l'episodio di Maria Maddalena e l'incontro con i due angeli, con una lettura innovativa dell'episodio evangelico. Sebbene la definizione di tale scelta iconografica non sia stata ampiamente studiata, è evidente l'influenza di Giotto e la comparazione con altre opere coeve, come quelle della cappella Pontano ad Assisi. La scena è ambientata in un giardino rigoglioso, rispecchiando l'associazione di Cristo con un "hortulanus" (giardiniere). Il dipinto, donato nel 1888 a Firenze dall'antiquario Louis Carrand, faceva parte di un complesso polittico portatile per la devozione personale, insieme ad altre tavole conservate al Bargello e nel Metropolitan Museum di New York. Sebbene inizialmente attribuito ad Ambrogio Lorenzetti, il dipinto è ora riconosciuto come opera di un artista legato alla cosiddetta tradizione miniaturistica fiorentina, Maestro del Codice di San Giorgio, databile alla prima metà del Trecento. L'eleganza stilistica e la raffinatezza delle figure, nonché la delicata ambientazione del giardino, pongono l'opera nel contesto cosmopolita della curia avignonese, segnando un'evoluzione nel percorso artistico dell'autore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.