Consacrato sin da giovanissimo sul mercato emiliano come uno dei migliori ritrattisti, Benedetto Gennari strinse solidi rapporti con l’aristocrazia ferrarese già nel 1655, quando, a soli ventidue anni, firmò il Ritratto del marchese Francesco Fiaschi esibendo indubbie capacità da narratore colto e raffinato. Sfruttando le conoscenze e i legami dello zio Guercino con la città di Ferrara, il giovane artista si assicurò diversi incarichi per i conti Ercole Pepoli – oggi noto da una lettera inedita – e il consiglio dei Savi di cui era giudice Ippolito Strozzi quando, nel 1668, gli affidarono il ben noto incarico della copia della pala con San Rocco e la Madonna della peste del Guercino per tramite di Francesco Sisti. Tra il 1657 e il 1669 sono, però, i marchesi Bentivoglio i principali mecenati di Benedetto, al quale commissionarono diversi lavori per la loro città che si intende restituire all’attenzione degli studi con l’identificazione di due nuovi e inediti pezzi bentivoleschi annotati dall’artista nella sua Nota dei quadri giovanili. Incrociando la documentazione d’archivio con i dati storiografici è possibile mettere in evidenza alcuni momenti fondamentali della carriera giovanile del nipote del Guercino e delle sue relazioni professionali con la città di Ferrara e il suo patriziato che gli permisero di accedere a cantieri e commissioni di prestigio, qualificandosi al pari di Modena e Bologna come uno dei centri artisticamente e culturalmente più attrattivi dell’Emilia che, d’altra parte, importava da Parigi le novità musicali e della moda del tempo grazie alla politica del marchese Ippolito Bentivoglio.
Stenta, P. (2024). Ferrara dopo Guercino. Novità sui dipinti di Benedetto Gennari per i Bentivoglio e l'aristocrazia cittadina. Genova : Sagep.
Ferrara dopo Guercino. Novità sui dipinti di Benedetto Gennari per i Bentivoglio e l'aristocrazia cittadina
Pasquale Stenta
2024
Abstract
Consacrato sin da giovanissimo sul mercato emiliano come uno dei migliori ritrattisti, Benedetto Gennari strinse solidi rapporti con l’aristocrazia ferrarese già nel 1655, quando, a soli ventidue anni, firmò il Ritratto del marchese Francesco Fiaschi esibendo indubbie capacità da narratore colto e raffinato. Sfruttando le conoscenze e i legami dello zio Guercino con la città di Ferrara, il giovane artista si assicurò diversi incarichi per i conti Ercole Pepoli – oggi noto da una lettera inedita – e il consiglio dei Savi di cui era giudice Ippolito Strozzi quando, nel 1668, gli affidarono il ben noto incarico della copia della pala con San Rocco e la Madonna della peste del Guercino per tramite di Francesco Sisti. Tra il 1657 e il 1669 sono, però, i marchesi Bentivoglio i principali mecenati di Benedetto, al quale commissionarono diversi lavori per la loro città che si intende restituire all’attenzione degli studi con l’identificazione di due nuovi e inediti pezzi bentivoleschi annotati dall’artista nella sua Nota dei quadri giovanili. Incrociando la documentazione d’archivio con i dati storiografici è possibile mettere in evidenza alcuni momenti fondamentali della carriera giovanile del nipote del Guercino e delle sue relazioni professionali con la città di Ferrara e il suo patriziato che gli permisero di accedere a cantieri e commissioni di prestigio, qualificandosi al pari di Modena e Bologna come uno dei centri artisticamente e culturalmente più attrattivi dell’Emilia che, d’altra parte, importava da Parigi le novità musicali e della moda del tempo grazie alla politica del marchese Ippolito Bentivoglio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


