Il saggio esplora il fenomeno degli spazi artistici alternativi che hanno proliferato nella città di Bologna dalla fine degli anni Settanta a oggi, un fenomeno che qui ha assunto proporzioni e caratteri talmente peculiari da consentirci di parlare di un “modello Bologna”. Alcuni caratteri fondamentali del fenomeno, inevitabilmente, sono comuni agli spazi artistici alternativi tout court: l’inclusività, l’interdisciplinarità, l’indipendenza. Quello che contraddistingue la storia degli spazi bolognesi, semmai, è che hanno elaborato modelli di professionalizzazione bottom up nei più svariati settori delle arti, dello spettacolo e della comunicazione, a volte in sinergia con le istituzioni e l’amministrazione locale, ma senza mai dipenderne. A differenza dell’evoluzione di questo fenomeno a New York o in certe città del Nord Europa, del resto, gli spazi di Bologna non hanno mai goduto di finanziamenti pubblici se non in sporadiche occasioni. Eppure, idealisti ed eroici, sono stati in grado di esistere e resistere, alcuni per pochi mesi, altri per decenni, formando generazioni di professionisti di quelle che oggi chiamiamo ICC - industrie culturali e creative.
Spampinato, F. (2024). Modello Bologna: gli spazi alternativi per l’arte come laboratori di interdisciplinarità e professionalizzazione. Milano : Mousse Publishing.
Modello Bologna: gli spazi alternativi per l’arte come laboratori di interdisciplinarità e professionalizzazione
Francesco Spampinato
2024
Abstract
Il saggio esplora il fenomeno degli spazi artistici alternativi che hanno proliferato nella città di Bologna dalla fine degli anni Settanta a oggi, un fenomeno che qui ha assunto proporzioni e caratteri talmente peculiari da consentirci di parlare di un “modello Bologna”. Alcuni caratteri fondamentali del fenomeno, inevitabilmente, sono comuni agli spazi artistici alternativi tout court: l’inclusività, l’interdisciplinarità, l’indipendenza. Quello che contraddistingue la storia degli spazi bolognesi, semmai, è che hanno elaborato modelli di professionalizzazione bottom up nei più svariati settori delle arti, dello spettacolo e della comunicazione, a volte in sinergia con le istituzioni e l’amministrazione locale, ma senza mai dipenderne. A differenza dell’evoluzione di questo fenomeno a New York o in certe città del Nord Europa, del resto, gli spazi di Bologna non hanno mai goduto di finanziamenti pubblici se non in sporadiche occasioni. Eppure, idealisti ed eroici, sono stati in grado di esistere e resistere, alcuni per pochi mesi, altri per decenni, formando generazioni di professionisti di quelle che oggi chiamiamo ICC - industrie culturali e creative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.