Dai Poveri di Cristo ai poveri vergognosi. Salvezza dell’anima e beneficenza a Pisa alla fine del Medioevo

Partiremo dall’analisi di documenti particolari: le esecuzioni testamentarie dei legati in denaro ai pauperibus Christi. Sempre redatte dai notai, le troviamo in due insiemi documentari diversi: i registri notarili, che contengono le esecuzioni fatte dalle persone nominate dal testatore, e i documenti della curia arcivescovile, dove un ufficiale aveva come compito di ridistribuire ai poveri il denaro dei legati ancora non eseguiti. Questi atti contengono centinaia di nomi di poveri e dimostrano che le distribuzioni potevano durare anche diversi anni: non erano, quindi, delle “tradizionali” distribuzioni di pane o di vestiti eseguite in determinati giorni. La maniera in cui si svolgevano queste esecuzioni rivela una nuova concezione della povertà, tipica della fine del Medioevo: una concezione che fa la differenza tra i poveri “buoni”, o “vergognosi”, che gli esecutori sceglievano con cura, anche su raccomandazione di altre persone, e i poveri meno inseriti nella società. Tra questi “nuovi” poveri, spicca la categoria delle puellae maritandae. Questo primo approccio ci permetterà, in un secondo momento, di concentrarci sui testatori e le testatrici che prevedevano questi legati : da quale categoria sociale provenivano le persone che inserivano nei propri testamenti tali disposizioni ? Quali sono le giustificazioni, esplicite (inserite nei testamenti) ed implicite di questa nuova “scelta” dei poveri da parte di queste persone? E’ da notare, inoltre, che se il termine di “povero vergognoso” (pauper verecundus) viene usato nelle esecuzioni, non lo è invece nei testamenti. Cosa possiamo dire, infine, dell’evoluzione del significato religioso del “povero di Cristo”, all’alba dell’Epoca moderna?