Parole dal Paradiso

Words in Paradise: forms and ways of Dante’s onomaturgical creativity The extraordinary expressive versatility of Dante’s multilingualism is manifested throughout the whole Comedy, even though the tones shift as we go from the “comic” of infernal songs to the “tragic” summits of Paradise. If we refer in particular to the lexicon, in the last canticle the onomaturgical activity of Dante, known as the “Father of the Italian Language”, is concretized above all in a huge introduction of first-hand Latinisms (in conjunction with the general stylistic elevation and with the themes of a philosophical and theological nature treated). And, at the same time, many voices from different registers appear for the first time, attributable to the wide range of the language’s varieties. Some words created by Dante immediately had great resonance and are rooted in his contemporany language. Others, on the other hand, remain with very little or no echo in the fourteenth century, but then resurface in subsequent historical phases, until they arrive in contemporary Italian. Through the reconstruction of the semantic evolutions and the dynamics of diffusion and transmission of these words, it is possible to measure both the effectiveness of Dante’s creativity through the centuries and the relevance of his neologisms.

La straordinaria versatilità espressiva del plurilinguismo dantesco si manifesta nell’intera Commedia, pur nella diversità dei toni che segnano il passaggio dal “comico” dei canti infernali ai vertici “tragici” del Paradiso. Se ci riferiamo in particolare al lessico, nell’ultima cantica l’attività onomaturgica di Dante (vero “padre” della lingua italiana) si concretizza soprattutto in un’ingente immissione di latinismi di prima mano (in concomitanza con il generale innalzamento stilistico e con le tematiche di natura filosofica e teologica trattate). E, nello stesso tempo, appaiono per la prima volta molte voci, di vario registro, riconducibili all’ampia gamma delle varietà della lingua. Alcune parole che Dante crea hanno immediatamente grande risonanza e si radicano nella lingua a lui contemporanea. Altre invece rimangono con scarsissima o nessuna eco nel Trecento, ma poi riaffiorano in fasi storiche successive, fino ad approdare nell’italiano contemporaneo. Attraverso la ricostruzione delle evoluzioni semantiche e delle dinamiche di diffusione e trasmissione di queste parole, si possono misurare sia l’efficacia della creatività di Dante attraverso i secoli sia l’attualità delle sue coniazioni lessicali.