Nonostante gli shocks del nuovo secolo, la globalizzazione commerciale è apparsa particolarmente resiliente. La situazione corrente è però in mutamento, come evidenziato dalle riduzioni degli scambi dovute ai conflitti in Ucraina (2022) e in Medio Oriente (2023). Le ricadute negative dei mutamenti climatici sulla sicurezza alimentare, e le virate protezioniste e populiste in molte liberal-democrazie industrializzate si sommano ai costi di quelle guerre, rinfocolando le tensioni geo-politiche in essere tra Cina e Stati Uniti, e condizionando i loro rapporti con i rispettivi alleati. L’effetto netto sul commercio sarebbe secondo alcuni un rallentamento della crescita e degli scambi globali (‘slowbalisation’) (Economist 2019), contraddistinto da generale inversione di tendenza rispetto alla apertura commerciale – perseguita dal secondo dopoguerra del Novecento al nuovo millennio. Secondo altri, quanto in atto costituirebbe invece un momento transitorio, una delle tante battute di arresto delle dinamiche di produzione e commercio contemporanee, destinato a ricomporsi in risposta alle esigenze di mercati ormai globali, che sarebbe impensabile ricondurre alla segmentazione caratteristica di precedenti fasi di contrazione (periodo interbellico nel secolo scorso e, in misura più contenuta, periodo 2008-2021). Questo contributo ripercorre il passaggio dalla fase della ‘globalizzazione pacificatrice’, dagli anni Novanta alla crisi del 2008, a quella della contemporanea, c.d. della ‘interdipendenza armata’ (Farrell e Newman 2019), alla luce della mutata natura dei conflitti e del loro impatto sugli scambi commerciali tra stati. Contrapponendo la chiave di lettura liberale neo-kantiana (pace triangolata) a quelle realista e neo-mercantilista (stabilità come funzione della distribuzione di potenza tra stati, subordinazione della politica economica estera alle esigenze di sicurezza, il capitolo discute le recenti evoluzioni del dibattito sulla globalizzazione commerciale, i suoi rallentamenti, e la sua frammentazione secondo direttici geopolitiche, nel contesto di ‘policrisi’ globale in essere. Il confronto tra il commercio intra-blocco e inter-blocco durante la Guerra fredda, da un lato, ed i corrispondenti flussi attuali, dall’altro, apre ad una lettura cautamente ottimista, stanti – in particolare – le aspettative di crescita degli stati emergenti di Asia e Indo-Pacifico, fondate su una rete di scambi globale. Sulla base di questa evidenza, il contributo sottolinea il ruolo cruciale che Stati Uniti e alleati transatlantici potranno giocare per garantire una globalizzazione quanto più possibile pacifica, prospera e inclusiva.
Baroncelli, E. (2024). I conflitti e il commercio nel nuovo contesto globale. Roma : Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
I conflitti e il commercio nel nuovo contesto globale
Eugenia Baroncelli
2024
Abstract
Nonostante gli shocks del nuovo secolo, la globalizzazione commerciale è apparsa particolarmente resiliente. La situazione corrente è però in mutamento, come evidenziato dalle riduzioni degli scambi dovute ai conflitti in Ucraina (2022) e in Medio Oriente (2023). Le ricadute negative dei mutamenti climatici sulla sicurezza alimentare, e le virate protezioniste e populiste in molte liberal-democrazie industrializzate si sommano ai costi di quelle guerre, rinfocolando le tensioni geo-politiche in essere tra Cina e Stati Uniti, e condizionando i loro rapporti con i rispettivi alleati. L’effetto netto sul commercio sarebbe secondo alcuni un rallentamento della crescita e degli scambi globali (‘slowbalisation’) (Economist 2019), contraddistinto da generale inversione di tendenza rispetto alla apertura commerciale – perseguita dal secondo dopoguerra del Novecento al nuovo millennio. Secondo altri, quanto in atto costituirebbe invece un momento transitorio, una delle tante battute di arresto delle dinamiche di produzione e commercio contemporanee, destinato a ricomporsi in risposta alle esigenze di mercati ormai globali, che sarebbe impensabile ricondurre alla segmentazione caratteristica di precedenti fasi di contrazione (periodo interbellico nel secolo scorso e, in misura più contenuta, periodo 2008-2021). Questo contributo ripercorre il passaggio dalla fase della ‘globalizzazione pacificatrice’, dagli anni Novanta alla crisi del 2008, a quella della contemporanea, c.d. della ‘interdipendenza armata’ (Farrell e Newman 2019), alla luce della mutata natura dei conflitti e del loro impatto sugli scambi commerciali tra stati. Contrapponendo la chiave di lettura liberale neo-kantiana (pace triangolata) a quelle realista e neo-mercantilista (stabilità come funzione della distribuzione di potenza tra stati, subordinazione della politica economica estera alle esigenze di sicurezza, il capitolo discute le recenti evoluzioni del dibattito sulla globalizzazione commerciale, i suoi rallentamenti, e la sua frammentazione secondo direttici geopolitiche, nel contesto di ‘policrisi’ globale in essere. Il confronto tra il commercio intra-blocco e inter-blocco durante la Guerra fredda, da un lato, ed i corrispondenti flussi attuali, dall’altro, apre ad una lettura cautamente ottimista, stanti – in particolare – le aspettative di crescita degli stati emergenti di Asia e Indo-Pacifico, fondate su una rete di scambi globale. Sulla base di questa evidenza, il contributo sottolinea il ruolo cruciale che Stati Uniti e alleati transatlantici potranno giocare per garantire una globalizzazione quanto più possibile pacifica, prospera e inclusiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.