Ci sono suoni che, seppur presenti, dimorano inascoltati, qualificando in maniera profonda il nostro modo di percepire il mondo. A questi suoni, il cui potere d’incisione è al limite della percezione, si rivolge il libro che qui presentiamo, dedicato al teatro del suono. Con questa espressione intendiamo mettere l’accento sulle esperienze della scena contemporanea – da Romeo Castellucci a Jan Fabre, da Heiner Goebbels a Ginette Laurin e Cindy Van Acker, solo per citare alcuni nomi – che hanno sviluppato un pensiero sonoro della scena emancipato dal mero utilizzo della musica come accompagnamento della visione. In questa direzione uno degli aspetti che la scena ci consegna è un rinnovamento della pratica compositiva, al cui centro troviamo la drammaturgia del suono intesa come dispositivo latente che permette di orientare la percezione e la comprensione delle immagini visive. È qui che risiede il nucleo di senso che permette di parlare di un tragico acustico come modo attraverso il quale il suono orienta la percezione visiva dello spettatore e della spettatrice, producendo in loro quella “forte emozione” – l’espressione è di Aristotele – che li porta a percepire, nelle maglie della composizione, l’infinito scorrere delle cose che affiora nella forma finita della visione.
Pitozzi, E. (2024). Del tragico acustico: Un’indagine sul teatro del suono. Bologna : Sigaretten.
Del tragico acustico: Un’indagine sul teatro del suono
E. Pitozzi
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
Ci sono suoni che, seppur presenti, dimorano inascoltati, qualificando in maniera profonda il nostro modo di percepire il mondo. A questi suoni, il cui potere d’incisione è al limite della percezione, si rivolge il libro che qui presentiamo, dedicato al teatro del suono. Con questa espressione intendiamo mettere l’accento sulle esperienze della scena contemporanea – da Romeo Castellucci a Jan Fabre, da Heiner Goebbels a Ginette Laurin e Cindy Van Acker, solo per citare alcuni nomi – che hanno sviluppato un pensiero sonoro della scena emancipato dal mero utilizzo della musica come accompagnamento della visione. In questa direzione uno degli aspetti che la scena ci consegna è un rinnovamento della pratica compositiva, al cui centro troviamo la drammaturgia del suono intesa come dispositivo latente che permette di orientare la percezione e la comprensione delle immagini visive. È qui che risiede il nucleo di senso che permette di parlare di un tragico acustico come modo attraverso il quale il suono orienta la percezione visiva dello spettatore e della spettatrice, producendo in loro quella “forte emozione” – l’espressione è di Aristotele – che li porta a percepire, nelle maglie della composizione, l’infinito scorrere delle cose che affiora nella forma finita della visione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


