Non sono mai riuscito a trovare chiarezza nei testi che affrontano l’argomento depositi sedimentari. Anzi, per molti motivi, sono sempre riusciti a rendere la trattazione estremamente complessa e macchinosa, generando un’indiscutibile confusione di fondo. Tutto questo si ripercuote tanto sui docenti (specie quelli di estrazione biologica, e la colpa non ricade su di loro ma proprio sui testi che non fanno chiarezza) quanto, a maggior ragione, sui loro studenti. Il giudizio, severo ma incontrovertibile, è applicabile ad ogni tipo di testo, da quelli delle medie inferiori fino a quelli destinati agli studi universitari. Aggiungo, doverosamente, che nei testi che sto criticando (costruttivamente) i singoli oggetti di questo argomento - gli insiemi omogenei di rocce - sono sempre trattati in modo corretto e quasi sempre esauriente. Ci mancherebbe altro. Ma allora, dove sta il vero problema? Potrebbe essere sintetizzato nella mancanza di una chiave di lettura in grado di collocare i principali tipi di depositi sedimentari (rocce e sedimenti) all’interno di una griglia logica e vantaggiosa. Occorre aggiungere che nei libri di testo della scuola superiore alle rocce sedimentarie/sedimenti è anche dedicato pochissimo spazio. Difficilmente si supera il paio o la manciata di facciate. E’ un peccato perché gli studenti si coinvolgono, interessano e affascinano proponendo loro qualcosa di concreto, come possono ad esempio essere i campioni di rocce e di sedimenti. A questo punto molti insegnanti (forse tutti) obietteranno che i campioni di roccia/sedimento sono sì concreti, ma al tempo stesso tanto coinvolgenti quanto potrebbe esserlo un blocco di plastilina, e per di più grigio. E’ vero, concordo! Ma non dipende dai campioni. Piuttosto è la sottile sensazione di ‘inutilità della conoscenza’ relativa a quei campioni che allontana dall’argomento sia gli studenti sia gli insegnanti. Avrete capito che sono un fautore dell’analisi speditiva dei campioni di rocce in classe/laboratorio. Ma, da pragmatico, sono anche consapevole che con il monte ore annuo a disposizione si riesce sempre a fare e spiegare molto meno di quanto si vorrebbe o sarebbe utile e conveniente proporre. Utile e conveniente: ecco il punto. Quanto lo sarebbe l’analisi delle rocce sedimentarie/sedimenti nell’ambito della programmazione scolastica delle Scienze della Terra? Le ragioni di questa eventuale scelta sono giustificate da una serie di strategie didattiche. Eccole.
Ma è così difficile spiegare (e capire) l'argomento “depositi sedimentari”? / VENTURINI C.. - In: LE SCIENZE NATURALI NELLA SCUOLA. - ISSN 1721-9892. - STAMPA. - 41:(2010), pp. 41-51.
Ma è così difficile spiegare (e capire) l'argomento “depositi sedimentari”?
VENTURINI, CORRADO
2010
Abstract
Non sono mai riuscito a trovare chiarezza nei testi che affrontano l’argomento depositi sedimentari. Anzi, per molti motivi, sono sempre riusciti a rendere la trattazione estremamente complessa e macchinosa, generando un’indiscutibile confusione di fondo. Tutto questo si ripercuote tanto sui docenti (specie quelli di estrazione biologica, e la colpa non ricade su di loro ma proprio sui testi che non fanno chiarezza) quanto, a maggior ragione, sui loro studenti. Il giudizio, severo ma incontrovertibile, è applicabile ad ogni tipo di testo, da quelli delle medie inferiori fino a quelli destinati agli studi universitari. Aggiungo, doverosamente, che nei testi che sto criticando (costruttivamente) i singoli oggetti di questo argomento - gli insiemi omogenei di rocce - sono sempre trattati in modo corretto e quasi sempre esauriente. Ci mancherebbe altro. Ma allora, dove sta il vero problema? Potrebbe essere sintetizzato nella mancanza di una chiave di lettura in grado di collocare i principali tipi di depositi sedimentari (rocce e sedimenti) all’interno di una griglia logica e vantaggiosa. Occorre aggiungere che nei libri di testo della scuola superiore alle rocce sedimentarie/sedimenti è anche dedicato pochissimo spazio. Difficilmente si supera il paio o la manciata di facciate. E’ un peccato perché gli studenti si coinvolgono, interessano e affascinano proponendo loro qualcosa di concreto, come possono ad esempio essere i campioni di rocce e di sedimenti. A questo punto molti insegnanti (forse tutti) obietteranno che i campioni di roccia/sedimento sono sì concreti, ma al tempo stesso tanto coinvolgenti quanto potrebbe esserlo un blocco di plastilina, e per di più grigio. E’ vero, concordo! Ma non dipende dai campioni. Piuttosto è la sottile sensazione di ‘inutilità della conoscenza’ relativa a quei campioni che allontana dall’argomento sia gli studenti sia gli insegnanti. Avrete capito che sono un fautore dell’analisi speditiva dei campioni di rocce in classe/laboratorio. Ma, da pragmatico, sono anche consapevole che con il monte ore annuo a disposizione si riesce sempre a fare e spiegare molto meno di quanto si vorrebbe o sarebbe utile e conveniente proporre. Utile e conveniente: ecco il punto. Quanto lo sarebbe l’analisi delle rocce sedimentarie/sedimenti nell’ambito della programmazione scolastica delle Scienze della Terra? Le ragioni di questa eventuale scelta sono giustificate da una serie di strategie didattiche. Eccole.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.