Descrizione codicologica e testuale del manoscritto greco Paris, Bibliothèque nationale de France, grec 1330, che prima di entrare nella Bibliothèque du Roi esso appartenne a Jean-Baptiste Colbert. Il manufatto - documento eloquente della attività letteraria, del gusto estetico, delle oscillazioni nelle condizioni economiche e negli interessi culturali dell’impero bizantino fra VI e XIII secolo, e infine del non comune orizzonte culturale di uno dei protagonisti della politica francese ai tempi del Roi Soleil - si distingue soprattutto per essere costituito da fogli pergamenacei palinsesti su cui ancora affiorano scritture greche tutte maiuscole, e che furono riscritti intorno alla fine del secolo XIII per vergarvi una raccolta di testi giuridici e canonici. Delle almeno tre unità codicologiche antiquiores identificabili, due hanno un particolare valore testuale. L’unità antiquior A, formata da almeno ottantanove fogli scritti con rara eleganza, si presenta come prodotto di un centro scrittorio certamente non banale ed è databile fra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo; pur gravemente mutila, essa costituisce uno dei più antichi manoscritti, se non il più antico in assoluto, del corpus di testi trasmessi sotto il nome di Dionigi Areopagita. Le edizioni del Corpus Dionysiacum ignorano questo testimone, al quale spetta di diritto un posto nella constitutio textus. L'unità antiquior C, nonostante si siano potuti identificare soltanto cinque fogli, ha un'importanza eccezionale: ci restituisce, infatti, frammenti appartenenti a un codice filosofico in maiuscola biblica vergato su tre colonne e databile fra la fine del V e la prima metà del VI secolo; il testo superstite, di autore non identificabile, è un'esegesi alla logica aristotelica - probabilmente agli Analitici - corredata da magnifici schemi. Se si tiene conto del contenuto complessivo del Par. gr. 1330 e delle caratteristiche che contraddistinguono le unità antiquiores, nella fattispecie l’unità C, appare lecito non escludere a priori la possibilità che anche la scrittura superiore sia stata vergata non a Costantinopoli, ma in qualche centro monastico dell’oriente grecofono forte di una nobile tradizione culturale passata: si pensa innanzitutto al monastero di S. Caterina del Sinai o a qualche monastero della Palestina, ma anche ad Antiochia, tutte zone dove poteva esser arrivato, durante il periodo dell’impero latino a Costantinopoli e nei decenni immediatamente seguenti, l’uso di prassi grafiche originarie della capitale, e notoriamente territorio di caccia di manoscritti per Colbert, come testimonia, fra l’altro, una circolare da lui indirizzata ai consoli di Francia nel Levante il 29 novembre 1672. Il presente contributo è corredato da due figure, e da otto tavole f.t.

Il nomocanon Par. gr. 1330, «horride rescriptus» su pergamene in maiuscola contenenti un antico commentario ad Aristotele, il Corpus Dionysiacum e testi patristici / C. Faraggiana di Sarzana. - In: NEA ROMI. RIVISTA DI RICERCHE BIZANTINISTICHE. - ISSN 1970-2345. - STAMPA. - 6:(2009), pp. 191-225.

Il nomocanon Par. gr. 1330, «horride rescriptus» su pergamene in maiuscola contenenti un antico commentario ad Aristotele, il Corpus Dionysiacum e testi patristici

FARAGGIANA DI SARZANA, CHIARA FRANCESCA
2009

Abstract

Descrizione codicologica e testuale del manoscritto greco Paris, Bibliothèque nationale de France, grec 1330, che prima di entrare nella Bibliothèque du Roi esso appartenne a Jean-Baptiste Colbert. Il manufatto - documento eloquente della attività letteraria, del gusto estetico, delle oscillazioni nelle condizioni economiche e negli interessi culturali dell’impero bizantino fra VI e XIII secolo, e infine del non comune orizzonte culturale di uno dei protagonisti della politica francese ai tempi del Roi Soleil - si distingue soprattutto per essere costituito da fogli pergamenacei palinsesti su cui ancora affiorano scritture greche tutte maiuscole, e che furono riscritti intorno alla fine del secolo XIII per vergarvi una raccolta di testi giuridici e canonici. Delle almeno tre unità codicologiche antiquiores identificabili, due hanno un particolare valore testuale. L’unità antiquior A, formata da almeno ottantanove fogli scritti con rara eleganza, si presenta come prodotto di un centro scrittorio certamente non banale ed è databile fra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo; pur gravemente mutila, essa costituisce uno dei più antichi manoscritti, se non il più antico in assoluto, del corpus di testi trasmessi sotto il nome di Dionigi Areopagita. Le edizioni del Corpus Dionysiacum ignorano questo testimone, al quale spetta di diritto un posto nella constitutio textus. L'unità antiquior C, nonostante si siano potuti identificare soltanto cinque fogli, ha un'importanza eccezionale: ci restituisce, infatti, frammenti appartenenti a un codice filosofico in maiuscola biblica vergato su tre colonne e databile fra la fine del V e la prima metà del VI secolo; il testo superstite, di autore non identificabile, è un'esegesi alla logica aristotelica - probabilmente agli Analitici - corredata da magnifici schemi. Se si tiene conto del contenuto complessivo del Par. gr. 1330 e delle caratteristiche che contraddistinguono le unità antiquiores, nella fattispecie l’unità C, appare lecito non escludere a priori la possibilità che anche la scrittura superiore sia stata vergata non a Costantinopoli, ma in qualche centro monastico dell’oriente grecofono forte di una nobile tradizione culturale passata: si pensa innanzitutto al monastero di S. Caterina del Sinai o a qualche monastero della Palestina, ma anche ad Antiochia, tutte zone dove poteva esser arrivato, durante il periodo dell’impero latino a Costantinopoli e nei decenni immediatamente seguenti, l’uso di prassi grafiche originarie della capitale, e notoriamente territorio di caccia di manoscritti per Colbert, come testimonia, fra l’altro, una circolare da lui indirizzata ai consoli di Francia nel Levante il 29 novembre 1672. Il presente contributo è corredato da due figure, e da otto tavole f.t.
2009
Il nomocanon Par. gr. 1330, «horride rescriptus» su pergamene in maiuscola contenenti un antico commentario ad Aristotele, il Corpus Dionysiacum e testi patristici / C. Faraggiana di Sarzana. - In: NEA ROMI. RIVISTA DI RICERCHE BIZANTINISTICHE. - ISSN 1970-2345. - STAMPA. - 6:(2009), pp. 191-225.
C. Faraggiana di Sarzana
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