Scopo dell'articolo è di ricostruire le nozioni di Gramsci sulla scienza, mettendole a confronto principalmente con quelle innanzitutto di Benedetto Croce (espresse principalmente nella "Logica come scienza del concetto puro") e di Karl Marx (i "Manoscritti economico-filosofici del 1844" ma anche "Il Capitale"). L'idea che sottosta questa ricerca è che, senza l'analisi delle nozioni di Gramsci sulla scienza, non si può nemmeno ricostruire in modo convincente il suo modello di traducibilità tra diversi paradigmi filosofico-scientifici. Infatti non è un caso che, nei Quaderni del carcere gramsciani, la serie di paragrafi sulle scienze naturali si trova (nel Quaderno 11, un quaderno filosofìco "par excellence") subito prima della serie sulla traducibilità dei linguaggi filosofici e scientifici. Un risultato della ricerca è la forte analogia tra le posizioni di Gramsci e quelle del giovane Marx, forse sorprendente dal momento che i Manoscritti del 1844 furono pubblicati per la prima volta in assoluto (in tedesco) nel 1932 e il prigioniero (per via della censura carceraria) in ogni caso non aveva la possibilità di leggerli. Gramsci si trova d'accordo con il suo amico e sostenitore, il grande economista Piero Sraffa (vincitore del premio svedese che poi, pochissimo tempo dopo, si convertì nel Premio Nobel per l'economia) nel considerare Croce "un caso estremo ma tipico" della "ignoranza delle scienze naturali" (parole di Sraffa). Per Croce, la natura e le scienze naturali sono "composte di concetti empirici (che non sono vere conoscenze)" ossia "finzioni logiche sviluppate per la convenienza della pratica" (Logica, p. 213). L'approccio di Gramsci invece è tipico della scuola c.d. "realista" e rifiuta l'arbitrarietà insita nelle concezioni crociane. In questo contesto il prigioniero cita a memoria (quasi alla perfezione) la traduzione italiana di Engels "l'unità del mondo reale consiste nella materialità ... dimostrata ... da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali" (Quaderno 11 paragrafo 17 dei Quaderni del carcere), posizione fortemente in contrasto con Croce. Eventuale debolezza della nozione di Gramsci è nella divisione tra fatti e sistemi di ipotesi, dicotomia rifiutata dal principale rappresentante della scuola realista dell'epistemologia , Thomas S. Kuhn, e solo parzialmente risolta, al parere di Boothman, nei Quaderni. Sotto altri aspetti, tuttavia, Gramsci si dimostra precursore della moderna scuola realista di epistemologia e sviluppa una posizione più avanzata e approfondita di Kuhn sulla questione della traduzione tra diversi paradigmi scientifici.

“Gramsci, Croce soshite kagaku” (“Gramsci, Croce and the Science”) / D. Boothman. - In: GENDAI TO BUNKA. - ISSN 1345-1758. - STAMPA. - 118:(2008), pp. 141-158.

“Gramsci, Croce soshite kagaku” (“Gramsci, Croce and the Science”)

BOOTHMAN, DEREK
2008

Abstract

Scopo dell'articolo è di ricostruire le nozioni di Gramsci sulla scienza, mettendole a confronto principalmente con quelle innanzitutto di Benedetto Croce (espresse principalmente nella "Logica come scienza del concetto puro") e di Karl Marx (i "Manoscritti economico-filosofici del 1844" ma anche "Il Capitale"). L'idea che sottosta questa ricerca è che, senza l'analisi delle nozioni di Gramsci sulla scienza, non si può nemmeno ricostruire in modo convincente il suo modello di traducibilità tra diversi paradigmi filosofico-scientifici. Infatti non è un caso che, nei Quaderni del carcere gramsciani, la serie di paragrafi sulle scienze naturali si trova (nel Quaderno 11, un quaderno filosofìco "par excellence") subito prima della serie sulla traducibilità dei linguaggi filosofici e scientifici. Un risultato della ricerca è la forte analogia tra le posizioni di Gramsci e quelle del giovane Marx, forse sorprendente dal momento che i Manoscritti del 1844 furono pubblicati per la prima volta in assoluto (in tedesco) nel 1932 e il prigioniero (per via della censura carceraria) in ogni caso non aveva la possibilità di leggerli. Gramsci si trova d'accordo con il suo amico e sostenitore, il grande economista Piero Sraffa (vincitore del premio svedese che poi, pochissimo tempo dopo, si convertì nel Premio Nobel per l'economia) nel considerare Croce "un caso estremo ma tipico" della "ignoranza delle scienze naturali" (parole di Sraffa). Per Croce, la natura e le scienze naturali sono "composte di concetti empirici (che non sono vere conoscenze)" ossia "finzioni logiche sviluppate per la convenienza della pratica" (Logica, p. 213). L'approccio di Gramsci invece è tipico della scuola c.d. "realista" e rifiuta l'arbitrarietà insita nelle concezioni crociane. In questo contesto il prigioniero cita a memoria (quasi alla perfezione) la traduzione italiana di Engels "l'unità del mondo reale consiste nella materialità ... dimostrata ... da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali" (Quaderno 11 paragrafo 17 dei Quaderni del carcere), posizione fortemente in contrasto con Croce. Eventuale debolezza della nozione di Gramsci è nella divisione tra fatti e sistemi di ipotesi, dicotomia rifiutata dal principale rappresentante della scuola realista dell'epistemologia , Thomas S. Kuhn, e solo parzialmente risolta, al parere di Boothman, nei Quaderni. Sotto altri aspetti, tuttavia, Gramsci si dimostra precursore della moderna scuola realista di epistemologia e sviluppa una posizione più avanzata e approfondita di Kuhn sulla questione della traduzione tra diversi paradigmi scientifici.
2008
“Gramsci, Croce soshite kagaku” (“Gramsci, Croce and the Science”) / D. Boothman. - In: GENDAI TO BUNKA. - ISSN 1345-1758. - STAMPA. - 118:(2008), pp. 141-158.
D. Boothman
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