Il contributo si sofferma sull’analisi delle modalità con cui i giovani italiani affrontano il percorso di transizione alla vita attiva in un mercato del lavoro poco accogliente nei confronti delle nuove generazioni. L’aumento considerevole dei livelli di flessibilità avvenuto negli ultimi anni ha forse reso meno impenetrabili le barriere all’entrata, ma non sembra aver modificato più di tanto la realtà. Nell’intenzione dei legislatori, l’introduzione di forme contrattuali non standard avrebbe dovuto rimuovere una serie di vincoli e rigidità che ostacolavano l’accesso al mercato del lavoro, contribuendo così ad innalzare i livelli occupazionali giovanili e ad accelerare i percorsi di transizione al lavoro, evitando lo spreco di capitale umano. Per quanto sia ancora prematuro tracciare un bilancio, l’analisi di alcuni indicatori non consiglia facili entusiasmi. Ciò che spesso si trascura, infatti, nell’analisi del rapporto tra giovani e lavoro è la dimensione della soggettività e delle aspettative, esito di processi di negoziazione che i giovani – in virtù della loro attività riflessiva – inevitabilmente compiono tra i propri desideri e le proprie aspirazioni (relative non solo all’ambito lavorativo) e ciò che loro stessi percepiscono come possibile e appropriato a partire dalla valutazione della situazione in cui si trovano e dai modelli di riferimento che hanno a disposizione.

Vivere la transizione al lavoro: orientamenti giovanili tra aspettative e realtà

DE LUIGI, NICOLA
2009

Abstract

Il contributo si sofferma sull’analisi delle modalità con cui i giovani italiani affrontano il percorso di transizione alla vita attiva in un mercato del lavoro poco accogliente nei confronti delle nuove generazioni. L’aumento considerevole dei livelli di flessibilità avvenuto negli ultimi anni ha forse reso meno impenetrabili le barriere all’entrata, ma non sembra aver modificato più di tanto la realtà. Nell’intenzione dei legislatori, l’introduzione di forme contrattuali non standard avrebbe dovuto rimuovere una serie di vincoli e rigidità che ostacolavano l’accesso al mercato del lavoro, contribuendo così ad innalzare i livelli occupazionali giovanili e ad accelerare i percorsi di transizione al lavoro, evitando lo spreco di capitale umano. Per quanto sia ancora prematuro tracciare un bilancio, l’analisi di alcuni indicatori non consiglia facili entusiasmi. Ciò che spesso si trascura, infatti, nell’analisi del rapporto tra giovani e lavoro è la dimensione della soggettività e delle aspettative, esito di processi di negoziazione che i giovani – in virtù della loro attività riflessiva – inevitabilmente compiono tra i propri desideri e le proprie aspirazioni (relative non solo all’ambito lavorativo) e ciò che loro stessi percepiscono come possibile e appropriato a partire dalla valutazione della situazione in cui si trovano e dai modelli di riferimento che hanno a disposizione.
2009
N. De Luigi
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