Il volume è il frutto di un’articolata ricerca che non si configura come semplice storia di una scuola quanto piuttosto come storia di un luogo, di un edificio e di una politica pubblica. Il luogo e l'edificio appartengono all'epoca aurea del municipalismo di inizi secolo con l' avvio, a Cesena, di un coraggioso programma di modernizzazione urbana e civile che portò alla costruzione di un nuovo e "moderno ospedale ". La politica pubblica è quella è quella che ha connotato la destinazione d'uso della struttura dall'originaria vocazione sanitaria a quella formativa. Il contributo partendo dalle recenti ricerche sui documenti relativi alla costruzione dell'ex Ospedale Bufalini, opera dell'ing. Emilio Speroni, nonché dalle recenti acquisizioni sulla consistenza materiale della fabbrica dovute ad una attento rilievo critico del complesso, affronta alcuni aspetti relativi l'insegnamento del "Restauro architettonico". Il progetto di restauro è da tempo riconosciuto come atto fondato sulla consapevolezza dell’unicità dell’oggetto che si ha di fronte e non certo come operazione frutto di astratte categorie operative o di approssimate abitudini esecutive. Lo scritto si sofferma pertanto sul tema dell’educazione a quello che è stato definito “il tempo dilatato dell’ascolto. Ascoltare la permanenza vuole dire imparare a concentrarsi soprattutto sui dettagli, per comprendere meglio la ricchezza e l’importanza testimoniale anche di manufatti umili e, proprio per questo, più a rischio di conservazione (“non si tratta di vedere o sentire cose diverse, si tratta di guardare ed ascoltare in modo diverso” A. Conan Doyle). Ulteriori riflessioni riguardano il termine "manutenzione" sul quale molto è stato scritto anche se, contrariamente a quanto si crede, questo termine non assume significati univoci specie nella pratica comune: J. Ruskin sottolineava la diffusa abitudine, diffusa allora come ora, di lasciare andare in rovina un monumento per poi realizzarne un lucroso ed appariscente intervento. Le note si concludono infine con alcune considerazioni su cosa vuol significare lavorare al contorno di una permanenza (e qualche volta forse “oltre il restauro) e sulla opportunità di assumere quest’ultima come punto di partenza di cui ne riconosce le incredibili potenzialità anche per il progetto del nuovo.

L'ospedale Bufalini: un monumento di cui prendersi cura

UGOLINI, ANDREA
2009

Abstract

Il volume è il frutto di un’articolata ricerca che non si configura come semplice storia di una scuola quanto piuttosto come storia di un luogo, di un edificio e di una politica pubblica. Il luogo e l'edificio appartengono all'epoca aurea del municipalismo di inizi secolo con l' avvio, a Cesena, di un coraggioso programma di modernizzazione urbana e civile che portò alla costruzione di un nuovo e "moderno ospedale ". La politica pubblica è quella è quella che ha connotato la destinazione d'uso della struttura dall'originaria vocazione sanitaria a quella formativa. Il contributo partendo dalle recenti ricerche sui documenti relativi alla costruzione dell'ex Ospedale Bufalini, opera dell'ing. Emilio Speroni, nonché dalle recenti acquisizioni sulla consistenza materiale della fabbrica dovute ad una attento rilievo critico del complesso, affronta alcuni aspetti relativi l'insegnamento del "Restauro architettonico". Il progetto di restauro è da tempo riconosciuto come atto fondato sulla consapevolezza dell’unicità dell’oggetto che si ha di fronte e non certo come operazione frutto di astratte categorie operative o di approssimate abitudini esecutive. Lo scritto si sofferma pertanto sul tema dell’educazione a quello che è stato definito “il tempo dilatato dell’ascolto. Ascoltare la permanenza vuole dire imparare a concentrarsi soprattutto sui dettagli, per comprendere meglio la ricchezza e l’importanza testimoniale anche di manufatti umili e, proprio per questo, più a rischio di conservazione (“non si tratta di vedere o sentire cose diverse, si tratta di guardare ed ascoltare in modo diverso” A. Conan Doyle). Ulteriori riflessioni riguardano il termine "manutenzione" sul quale molto è stato scritto anche se, contrariamente a quanto si crede, questo termine non assume significati univoci specie nella pratica comune: J. Ruskin sottolineava la diffusa abitudine, diffusa allora come ora, di lasciare andare in rovina un monumento per poi realizzarne un lucroso ed appariscente intervento. Le note si concludono infine con alcune considerazioni su cosa vuol significare lavorare al contorno di una permanenza (e qualche volta forse “oltre il restauro) e sulla opportunità di assumere quest’ultima come punto di partenza di cui ne riconosce le incredibili potenzialità anche per il progetto del nuovo.
2009
Il "Blaise Pascal" tra passato e futuro. Cinquant'anni di tecnologie a Cesena
195
201
A.Ugolini
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