È diffusa la convinzione che la Chiesa ortodossa sia afflitta da inerzia missionaria. Un’approfondita considerazione della sua storia è però sufficiente a smentire tale pregiudizio, evidentemente determinato dalla difficoltà per il mondo occidentale di percepire la complementare diversità tra l’Oriente e l’Occidente cristiani. In virtù di tale complementarità il cristianesimo ortodosso è soltanto “diversamente” missionario. La missione infatti, già nella Chiesa ortodossa del periodo “bizantino”, era strettamente connessa con i presupposti ideologico-politici dell’impero romano d’Oriente. Per questo la metodologia missionaria privilegiata a Costantinopoli comportava la diffusione della fede tramite iniziative diplomatico-religiose, che si prefiggevano la conversione del sovrano, come impulso al battesimo di tutta la “nazione”. Altra caratteristica della missione ortodossa è il ruolo primario assunto in essa dai monaci: ad un certo punto – e poi successivamente nel mondo russo – quasi tutti i missionari sono anche monaci, e quanto maggiore è l’impegno nell’ascesi tanto più copiosi risultano i frutti dell’azione missionaria. Un’ulteriore caratteristica della missione costantinopolitana, anch’essa ereditata dalla Chiesa russa, è la valorizzazione delle lingue e delle culture locali nell’azione missionaria, sino al punto che spesso i missionari – da Cirillo e Metodio per gli Slavi, e da s. Stefano di Perm’ per gli Zyrjani, fino ad esempi riscontrabili sin quasi ai nostri giorni – sono anche i creatori di un alfabeto per gli evangelizzati, che vedono così la propria cultura scritta nazionale nascere in sincronia ed in simbiosi con l’accoglienza della fede cristiana.

La missione secondo l'Ortodossia

MORINI, ENRICO
2009

Abstract

È diffusa la convinzione che la Chiesa ortodossa sia afflitta da inerzia missionaria. Un’approfondita considerazione della sua storia è però sufficiente a smentire tale pregiudizio, evidentemente determinato dalla difficoltà per il mondo occidentale di percepire la complementare diversità tra l’Oriente e l’Occidente cristiani. In virtù di tale complementarità il cristianesimo ortodosso è soltanto “diversamente” missionario. La missione infatti, già nella Chiesa ortodossa del periodo “bizantino”, era strettamente connessa con i presupposti ideologico-politici dell’impero romano d’Oriente. Per questo la metodologia missionaria privilegiata a Costantinopoli comportava la diffusione della fede tramite iniziative diplomatico-religiose, che si prefiggevano la conversione del sovrano, come impulso al battesimo di tutta la “nazione”. Altra caratteristica della missione ortodossa è il ruolo primario assunto in essa dai monaci: ad un certo punto – e poi successivamente nel mondo russo – quasi tutti i missionari sono anche monaci, e quanto maggiore è l’impegno nell’ascesi tanto più copiosi risultano i frutti dell’azione missionaria. Un’ulteriore caratteristica della missione costantinopolitana, anch’essa ereditata dalla Chiesa russa, è la valorizzazione delle lingue e delle culture locali nell’azione missionaria, sino al punto che spesso i missionari – da Cirillo e Metodio per gli Slavi, e da s. Stefano di Perm’ per gli Zyrjani, fino ad esempi riscontrabili sin quasi ai nostri giorni – sono anche i creatori di un alfabeto per gli evangelizzati, che vedono così la propria cultura scritta nazionale nascere in sincronia ed in simbiosi con l’accoglienza della fede cristiana.
2009
E. Morini
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