L'insegnmento della storia e dei patrimoni culturali in Italia e in Europa: gli atti del convegno che ha visto nascere il Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt), attivo alla Facoltà di Scienze della Formazione. Atteggiamenti comuni ad ogni cultura, la confezione, la conservazione e la raccolta di documenti – siano essi scritti, immagini o oggetti – rispondono alla necessità, talvolta inconscia, di consolidare attorno a testimonianze concrete il ricordo di eventi o periodi dell’esistenza di una persona, di una comunità, di un popolo. Dagli ambiti ristretti delle vicende personali a quelli vastissimi del genere umano, i tempi della memoria si dilatano in rapporto alla consistenza del gruppo che ne è il soggetto: la vita per le persone, la generazione per le famiglie, l’epoca per i popoli, la storia in senso lato per l’umanità. In passato la cultura e la ricerca storica hanno generalmente privilegiato i poli estremi di questa scala: sul piano individuale limitandosi alla celebrazione e alle biografie dei grandi personaggi, su quello generale concependo una “storia-racconto” in cui gli eventi bellici, le successioni dei sovrani, le contese tra i potenti si dispiegavano sulle teste ignare e ignorate della gente comune. L’esigenza di superare una tale ristrettezza visuale recuperando il senso della partecipazione collettiva allo svolgersi delle vicende umane è stata sentita ed espressa da lungo tempo per bocca di alcune delle più vigorose personalità della cultura storiografica e letteraria del passato. Ma fu coi grandi mutamenti sociali, politici ed economici succedutisi dal secolo scorso che la dimensione collettiva della storia venne progressivamente emergendo dal panorama storiografico attraverso la revisione dei vecchi schemi interpretativi. Questa breve premessa era necessaria per comprendere come la riscoperta della dimensione sociale della storia abbia coinciso fatalmente con la valorizzazione delle tradizioni popolari e delle vicende locali e col rifiuto sempre più netto di ogni graduatoria di valori tra le diverse culture indipendentemente dalla loro collocazione geografica o dal ruolo che occupano o occupavano nella gerarchia sociale e politica. Dato che ogni comunità riceve e produce tracce, fonti ed eredità che conserva e trasmette alle generazioni successive, occorre che questo eterogeneo e multiforme patrimonio di esperienze individuali e collettive sia reso fruibile e consultabile da parte di tutti, nobilitandolo con tutte quelle attività che tendono a riconoscerlo, a salvarlo, a tutelarlo e a valorizzarlo. Quale risultante dell’immensa gamma delle vicende naturali ed umane, tale patrimonio induce a ripristinare la pienezza della persona e a mettere in campo tutti i retaggi culturali e scientifici; perciò nella sua varietà ed interezza richiede e comporta una formazione dagli apporti molteplici, dagli orizzonti ampi e dagli sviluppi illimitati che consenta di percepire, comprendere e gestire le sue diverse componenti. L’estrema eterogeneità delle sue risorse richiede infatti la decifrazione di codici e linguaggi diversi e a volte divergenti: quelli specificamente sviluppati per gli aspetti ambientali, archeologici, archivistici, storico-artistici, musicali e scientifici Tutto ciò impone di ancorare questo, come ogni altro sviluppo, ad un retroterra consolidato di acquisizioni, elaborazioni e sperimentazioni peculiari, già condotte e in corso. È da questo radicamento sui rispettivi lasciti che deve prendere le mosse la loro convergenza nel quadro più ampio del patrimonio; ciò attraverso l’attivazione di una rete degli specialisti dei diversi ambiti e aspetti che si impegnano, oltre che nel continuo rinnovamento e adeguamento delle loro competenze e conoscenze specifiche, anche a ricercarne e ad approntarne valide forme di comunicazione e di diffusione. Si costruisce così un quadro di interscambio multidisciplinare nel quale si attua un reciproco arricchimento e aggiorn...

Patrimoni culturali tra storia e futuro.

BORGHI, BEATRICE;VENTUROLI, CINZIA
2009

Abstract

L'insegnmento della storia e dei patrimoni culturali in Italia e in Europa: gli atti del convegno che ha visto nascere il Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt), attivo alla Facoltà di Scienze della Formazione. Atteggiamenti comuni ad ogni cultura, la confezione, la conservazione e la raccolta di documenti – siano essi scritti, immagini o oggetti – rispondono alla necessità, talvolta inconscia, di consolidare attorno a testimonianze concrete il ricordo di eventi o periodi dell’esistenza di una persona, di una comunità, di un popolo. Dagli ambiti ristretti delle vicende personali a quelli vastissimi del genere umano, i tempi della memoria si dilatano in rapporto alla consistenza del gruppo che ne è il soggetto: la vita per le persone, la generazione per le famiglie, l’epoca per i popoli, la storia in senso lato per l’umanità. In passato la cultura e la ricerca storica hanno generalmente privilegiato i poli estremi di questa scala: sul piano individuale limitandosi alla celebrazione e alle biografie dei grandi personaggi, su quello generale concependo una “storia-racconto” in cui gli eventi bellici, le successioni dei sovrani, le contese tra i potenti si dispiegavano sulle teste ignare e ignorate della gente comune. L’esigenza di superare una tale ristrettezza visuale recuperando il senso della partecipazione collettiva allo svolgersi delle vicende umane è stata sentita ed espressa da lungo tempo per bocca di alcune delle più vigorose personalità della cultura storiografica e letteraria del passato. Ma fu coi grandi mutamenti sociali, politici ed economici succedutisi dal secolo scorso che la dimensione collettiva della storia venne progressivamente emergendo dal panorama storiografico attraverso la revisione dei vecchi schemi interpretativi. Questa breve premessa era necessaria per comprendere come la riscoperta della dimensione sociale della storia abbia coinciso fatalmente con la valorizzazione delle tradizioni popolari e delle vicende locali e col rifiuto sempre più netto di ogni graduatoria di valori tra le diverse culture indipendentemente dalla loro collocazione geografica o dal ruolo che occupano o occupavano nella gerarchia sociale e politica. Dato che ogni comunità riceve e produce tracce, fonti ed eredità che conserva e trasmette alle generazioni successive, occorre che questo eterogeneo e multiforme patrimonio di esperienze individuali e collettive sia reso fruibile e consultabile da parte di tutti, nobilitandolo con tutte quelle attività che tendono a riconoscerlo, a salvarlo, a tutelarlo e a valorizzarlo. Quale risultante dell’immensa gamma delle vicende naturali ed umane, tale patrimonio induce a ripristinare la pienezza della persona e a mettere in campo tutti i retaggi culturali e scientifici; perciò nella sua varietà ed interezza richiede e comporta una formazione dagli apporti molteplici, dagli orizzonti ampi e dagli sviluppi illimitati che consenta di percepire, comprendere e gestire le sue diverse componenti. L’estrema eterogeneità delle sue risorse richiede infatti la decifrazione di codici e linguaggi diversi e a volte divergenti: quelli specificamente sviluppati per gli aspetti ambientali, archeologici, archivistici, storico-artistici, musicali e scientifici Tutto ciò impone di ancorare questo, come ogni altro sviluppo, ad un retroterra consolidato di acquisizioni, elaborazioni e sperimentazioni peculiari, già condotte e in corso. È da questo radicamento sui rispettivi lasciti che deve prendere le mosse la loro convergenza nel quadro più ampio del patrimonio; ciò attraverso l’attivazione di una rete degli specialisti dei diversi ambiti e aspetti che si impegnano, oltre che nel continuo rinnovamento e adeguamento delle loro competenze e conoscenze specifiche, anche a ricercarne e ad approntarne valide forme di comunicazione e di diffusione. Si costruisce così un quadro di interscambio multidisciplinare nel quale si attua un reciproco arricchimento e aggiorn...
2009
195
9788855530231
B. Borghi; C. Venturoli
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